Richiamati i formaggi Fior di Capra Fiorone e caprino spalmabile Arrigoni per ‘sostanze inibenti’. Negative le analisi del produttore
Richiamati i formaggi Fior di Capra Fiorone e caprino spalmabile Arrigoni per ‘sostanze inibenti’. Negative le analisi del produttore
Giulia Crepaldi 15 Novembre 2019Coop ha diffuso il richiamo precauzionale di un lotto di formaggi Fior di capra Fiorone Arrigoni, mentre metro ha diffuso l’avviso di richiamo di un lotto di caprino fresco spalmabile sempre a marchio Arrigoni, per la possibile presenza di ‘sostanze inibenti’ (*). I prodotti interessati hanno le seguenti caratteristiche:
- Fiordicapra Fiorone in confezione da 2×75 grammi, con il numero di lotto 2210 e la data di scadenza 11/12/2019
- Caprino fresco spalmabile in vaso da 1.000 grammi, con il numero di lotto 2210 e la data di scadenza 04/12/2019.
Entrambi i formaggi richiamati sono stati prodotti per Arrigoni Battista Spa dal Caseificio Cattaneo Srl, nello stabilimento di via Marco Biagi 18, a Lomagna, in provincia di Lecco (marchio di identificazione IT 03 1881 CE).
Nei giorni scorsi era stato richiamato anche lo stesso lotto di formaggini freschi Cuor di Capra a marchio Caseificio Cattaneo. È da sottolineare, però, che i risultati delle analisi effettuate sul prodotto finito richieste dal produttore all’Istituto zooprofilattico sperimentale della Lombardia e dell’Emilia Romagna non hanno rilevato la presenza di sostanze inibenti (per ulteriori informazioni sulla vicenda clicca qui).
In attesa di sviluppi (ed eventuali revoche), Arrigoni consiglia di non consumare i formaggi segnalati e restituirli al punto vendita d’acquisto. Per ulteriori informazioni, è possibile contattare l’azienda ai numeri 0363 383937 e 347 3537496 e agli indirizzi e-mail ornella.togni@arrigoniformaggi.it e marco.arrigoni@arrigoniformaggi.it.
(*): Secondo la definizione dell’Istituto zooprofilattico sperimentale della Lombardia e Emilia-Romagna, le sostanze inibenti sono un “Parametro sanitario per eccellenza e direttamente collegato alla salute pubblica, rispetto agli altri parametri normativi, costituisce da sempre il sistema di controllo di screening della presenza di residui di farmaci ad azione antibatterica nel latte (antibiotici e sulfamidici); rilevante anche per le interferenze che può determinare in fase di caseificazione sulla vitalità dei microrganismi componenti la flora lattica filocasearia.”
Dal 1° gennaio 2019, Il Fatto Alimentare ha segnalato 142 richiami, per un totale di 201 prodotti, e 7 revoche. Per vedere tutte le notifiche clicca qui.
Per capire come funziona il servizio di allerta alimentare e come viene effettuato il ritiro dei prodotti dai punti vendita leggi il libro “Scaffali in allerta” edito da Il Fatto Alimentare. È l’unico testo pubblicato in Italia che rivela i segreti e le criticità di un sistema che ogni anno riguarda almeno 1.000 prodotti alimentari. Nel 10-20% dei casi si tratta di prodotti che possono nuocere alla salute dei consumatori, e per questo scatta l’allerta. Il libro di 169 pagine racconta 15 casi di richiami che hanno fatto scalpore. I lettori interessati a ricevere l’ebook, possono fare una donazione libera e ricevere in omaggio il libro in formato pdf “Scaffali in allerta”, scrivendo in redazione all’indirizzo ilfattoalimentare@ilfattoalimentare.it
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Giornalista professionista, redattrice de Il Fatto Alimentare. Biologa, con un master in Alimentazione e dietetica applicata. Scrive principalmente di alimentazione, etichette, sostenibilità e sicurezza alimentare. Gestisce i richiami alimentari e il ‘servizio alert’.