Revocato il richiamo del caprino fresco Ciresa per sostanze inibenti: prodotto scaduto. E. coli nel muscolo spezzino: ma il ministero pubblica l’avviso 11 giorni dopo (Aggiornamento)
Revocato il richiamo del caprino fresco Ciresa per sostanze inibenti: prodotto scaduto. E. coli nel muscolo spezzino: ma il ministero pubblica l’avviso 11 giorni dopo (Aggiornamento)
Giulia Crepaldi 18 Novembre 2019Aggiornamento del 22 gennaio 2021: il ministero della Salute ha revocato il richiamo del formaggio caprino fresco Ciresa per la scadenza del prodotto
Carrefour ha diffuso il richiamo di un lotto di formaggio caprino fresco a marchio Ciresa, per la possibile presenza, comunicata dal fornitore, di sostanze inibenti (*) nel latte di capra usato per la produzione del lotto in questione. Il prodotto interessato è venduto in vaschette da 2×7 e 6×2 caprini da 70 grammi l’uno, con il numero di lotto 9485 e le date di scadenza dallo 02/12/2019 al 13/12/2019.
Il caprino richiamato è stato prodotto da Ciresa Srl, nello stabilimento di via Vittorio Emanuele 62, a Introbio, in provincia di Lecco (marchio di identificazione: CE IT 03 165).
Questo provvedimento potrebbe essere collegato ad altri richiami di formaggi di capra pubblicati nei giorni scorsi, sempre per la presenza di sostanze inibenti nel latte di produzione. In quel caso, però, le analisi sul prodotto finito richieste dall’azienda ed effettuate dall’Istituto zooprofilattico sperimentale della Lombardia e dell’Emilia Romagna non hanno rilevato la presenza di sostanze inibenti (per approfondire la vicenda ancora lontana dalla conculsione clicca qui).
Per precauzione, si raccomanda comunque di non consumare il caprino fresco con il numero di lotto segnalato e restituirli al punto vendita d’acquisto. Per ulteriori informazioni è possibile contattare l’azienda al numero 0341 980540.
Nei giorni scorsi, invece, il ministero della Salute aveva pubblicato il richiamo di un lotto di muscolo spezzino (mitili), prodotto selezionato della Cooperativa Mitilicoltori Spezzini per la presenza di Escherichia coli oltre i limiti di legge. Tuttavia, l’avviso datato 04/11/2019 è stato pubblicato sul portale dedicato agli avvisi di sicurezza alimentare solo il 15/11/2019, ben 11 giorni dopo. Si tratta di un ritardo inaccettabile nella comunicazione da parte del ministero della salute considerando che siamo di fronte a un prodotto da consumare entro 24/48 ore dall’acquisto.
Il prodotto era stato distribuito in confezioni singole da 1,5 kg e anche in unità da 10 kg, con il numero di lotto 04/11/2019 FL. I mitili richiamati sono stati prodotti dalla Società Cooperativa Mitilicoltori Associati nello stabilimento di via S. Teresa 21, a Lerici, in provincia di La Spezia (marchio di identificazione: IT 11 CSM CE).
Si raccomanda ai consumatori ancora in possesso del prodotto segnalato, magari congelato, di non consumarlo e restituirlo al punto vendita dove è stato acquistato.
(*): Secondo la definizione dell’Istituto zooprofilattico sperimentale della Lombardia e Emilia-Romagna, le sostanze inibenti sono un “Parametro sanitario per eccellenza e direttamente collegato alla salute pubblica, rispetto agli altri parametri normativi, costituisce da sempre il sistema di controllo di screening della presenza di residui di farmaci ad azione antibatterica nel latte (antibiotici e sulfamidici); rilevante anche per le interferenze che può determinare in fase di caseificazione sulla vitalità dei microrganismi componenti la flora lattica filocasearia.”
Dal 1° gennaio 2019, Il Fatto Alimentare ha segnalato 144 richiami, per un totale di 203 prodotti, e 7 revoche. Per vedere tutte le notifiche clicca qui.
Per capire come funziona il servizio di allerta alimentare e come viene effettuato il ritiro dei prodotti dai punti vendita leggi il libro “Scaffali in allerta” edito da Il Fatto Alimentare. È l’unico testo pubblicato in Italia che rivela i segreti e le criticità di un sistema che ogni anno riguarda almeno 1.000 prodotti alimentari. Nel 10-20% dei casi si tratta di prodotti che possono nuocere alla salute dei consumatori, e per questo scatta l’allerta. Il libro di 169 pagine racconta 15 casi di richiami che hanno fatto scalpore. I lettori interessati a ricevere l’ebook, possono fare una donazione libera e ricevere in omaggio il libro in formato pdf “Scaffali in allerta”, scrivendo in redazione all’indirizzo ilfattoalimentare@ilfattoalimentare.it
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Giornalista professionista, redattrice de Il Fatto Alimentare. Biologa, con un master in Alimentazione e dietetica applicata. Scrive principalmente di alimentazione, etichette, sostenibilità e sicurezza alimentare. Gestisce i richiami alimentari e il ‘servizio alert’.