Il Ministero della Salute ha segnalato i richiami di due nuovi prodotti. Si tratta di una caciotta stagionata di bufala per rischio microbiologico, e di un cartone per pizza per una presunta non conformità segnalata dalle autorità francesi.
Il richiamo della caciotta di bufala
Il Ministero ha diffuso il richiamo da parte del produttore di un lotto di caciotta stagionata di bufala a marchio Fattorie Garofalo. Il motivo indicato nell’avviso di richiamo è la presenza di Escherichia coli produttore di tossina Shiga (STEC). Il prodotto interessato è venduto in confezioni sottovuoto da circa 400-500 grammi con il numero di lotto 100 e la data di scadenza 30/11/2025. Pur essendo datato 24/07/2025, il Ministero della Salute ha pubblicato l’avviso soltanto nella serata di ieri, 29/07/2025: un ritardo inaccettabile, in presenza di una contaminazione microbica seria, come quella da E. coli STEC.
Il Caseificio La Vecchia Masseria di Diana Luigi ha prodotto la caciotta stagionata di bufala richiamata per Fattorie Garofalo. Lo stabilimento di produzione si trova in strada provinciale Trentola-Ischitella snc, a Villa Literno, in provincia di Caserta (marchio di identificazione IT 15/299 CE).
A scopo precauzionale, si raccomanda di non consumare la caciotta stagionata con la data di scadenza e il numero di lotto sopra indicati. Le consumatrici e i consumatori eventualmente in possesso del prodotto richiamato possono restituirlo al punto vendita d’acquisto.
Il richiamo dei cartoni per pizza
Il Ministero della Salute, inoltre, ha segnalato il richiamo precauzionale da parte del produttore di un lotto di scatole porta pizza prodotte da Liner Italia. La ragione indicata è la presenza di una presunta non conformità rilevata dalla Direzione generale francese per la concorrenza, il consumo e la repressione frodi (DGCCRF), ancora da confermare. Il prodotto in questione (pezzi da 77 grammi) è destinato al mercato estero, e fa parte del lotto numero 49036315 (stringato n.363).
L’azienda Liner Italia International Spa ha prodotto i cartoni per pizza richiamati. Lo stabilimento di produzione si trova in via Otto Marzo 193, a Limbiate, in provincia di Monza e Brianza.
Dal primo gennaio 2025 Il Fatto Alimentare ha segnalato 140 richiami, per un totale di 363 prodotti di aziende e marchi differenti. Clicca qui per vedere tutti gli avvisi di richiamo, i ritiri e le revoche.
© Riproduzione riservata Foto: Depositphotos (copertina), Ministero della Salute
Giornalista professionista, redattrice de Il Fatto Alimentare. Biologa, con un master in Alimentazione e dietetica applicata. Scrive principalmente di alimentazione, etichette, sostenibilità e sicurezza alimentare. Gestisce i richiami alimentari e il ‘servizio alert’.


A proposito dei cartoni per la pizza. Per la plastica se ne scrive spesso, e credo che molti ormai si siano fatti un’idea di questo materiale. Che, a fronte di eccezionali doti di praticità ed economicità presenta altrettante eccezionali criticità; sia per la salubrità del contenuto, sia per i problemi rilevantissimi che si creano per l’inserimento nella filiera ecosistemica. Ognuno poi fa le sue scelte: chi non ne vuole sentire parlare per alimenti caldi a contatto, chi non compra alimenti pronti all’uso perché ne teme il confezionamento a caldo, chi non la gradisce a contatti con l’acqua o con i grassi, chi non sopporta l’idea di inquinare e non ne fa uso. Insomma, il nostro rapporto con la plastica
si sta – per fortuna – modificando.
Non è così per il cartone, spesso immaginifica mente considerato naturale, “si fa con gli alberi”, “si è sempre usato”, “ma cosa vuoi, per 10 minuti di contatto”, “ma è zucchero” ecc.ecc. .
Beh, le ricerche e i test parlano chiaro: vi sono problemi di contaminazione, sia per gli olii minerali che per inchiostri da stampa. Mi aspetto che se ne scriva un po’ di più.
Ha ragione ci eravamo interessati di questo problema tempo fa. Ci sono però diverse tipologie di cartone per pizza e questo va detto
C’è una ripresa dell’uso, ad es.: pizza, riso, pasta, zucchero, legumi, cous cous, spezie, biscotti, liquirizie, caramelle.
Non è solo la eventuale contaminazione da inchiostri o stampe varie riportate sui cartoni, il problema è anche da eventuale contaminazione da PFAS.
Non ci facciamo mancare niente, purtroppo.
Chi non ha la fortuna di leggere questi richiami e consuma questi alimenti……
Chi è responsabile?
I supermercati che vendono questi prodotti
(E tramite le tessere fedeltà , che hanno tutti i nostri dati) Potrebbero avvisare i consumatori
Infatti! Tempo fa è capitato a me di leggere proprio qui e sul sito del Ministero della Salute, del richiamo di un prodotto surgelato Eurospin che io avevo in casa che poteva contenere parti di una pianta potenzialmente tossica, e pur cercando informazioni sul sito non sono riuscita a trovare nulla. Ho portato comunque il prodotto nel negozio dove l’avevo acquistato e neanche loro ne sapevano niente. Dopo un po’ di minuti e svariate domande su dove avessi preso l’informazione, hanno deciso di ritirare il prodotto e rimborsarmelo. M effettivamente per chi non è informato il rischio potrebbe essere alto, quando poi come dice giustamente lei, con tutte le tessere fedeltà e app per gli acquisti sarebbe molto semplice informare i clienti, riducendo al minimo le eventuali conseguenze.