Primo piano della mano di una donna mentre riempie una borraccia con l'acqua del rubinetto in una calda giornata estiva. Italia, Europa, PFAS

Nel rapporto Acque senza veleni reso noto da Greenpeace il 22 gennaio (ne abbiamo parlato in questo articolo), tra 235 le città analizzate c’era anche Milano, e non in una posizione invidiabile, anzi. I prelievi fatti prima in via Padova e poi in Via delle Forze Armate avevano mostrato livelli di PFAS pari, rispettivamente, a 90,1 e a 58,6 nanogrammi per litro (ng/l), anche se un terzo prelievo, effettuato in villa Litta (zona Affori), aveva mostrato un valore nettamente più basso, pari a 17,5 ng/l. Milano era così la seconda città, dopo Arezzo, per quantità media di più PFAS (si valutano 24 molecole: la somma, da gennaio 2026, non dovrà superare i 100 ng/l). 

Milano, inoltre, risultava il comune con i livelli più alti di uno degli PFAS peggiori, lo PFOS, classificato come possibile cancerogeno dalla IARC (l’agenzia dell’OMS per la ricerca sul cancro) di Lione, con 9 ng/l. Ma qualcosa, in questi dosaggi, non torna. I valori rilevati dal gestore dell’acqua pubblica MM sono infatti piuttosto diversi, e ancora non se ne capisce il motivo.

I controlli quotidiani di MM

In generale, a Milano, MM controlla quotidianamente la qualità dell’acqua potabile attraverso alcuni laboratori accreditati. I risultati delle analisi, peraltro, sono pubblicati regolarmente sul sito di MM dedicato all’acqua, e sono quindi consultabili da tutti. Nel corso del 2024 i campioni analizzati per la presenza di PFAS sono stati 440. E nessuno di questi ha superato i limiti di legge (che entreranno in vigore nel 2026). Come ricorda a Il Fatto Alimentare il gestore, la norma da rispettare prevede un limite alle tracce di PFAS distribuite in rete di 100 ng/l per il parametro “Somma di PFAS”, e tutti i campioni della città analizzati sono stati chiaramente al di sotto di questa soglia.

Per quanto riguarda i dati ottenuti dai prelievi di Greenpeace (con la quale, sottolinea MM, c’è interlocuzione e confronto) relativi allo scorso ottobre, va sottolineato che i tecnici di MM hanno compiuto prelievi esattamente negli stessi punti. E i risultati delle analisi hanno mostrato valori inferiori, come si può evincere dalla tabella: 

PFAS Milano analisi acqua

L’ordine di grandezza è quindi compreso tra 15 e 30 ng/l, ben al di sotto dei 58 e dei 90 segnalati da Greenpeace: addirittura di due terzi, nel caso peggiore indicato dall’associazione ambientalista.

Le analisi sugli PFAS

I motivi della discrepanza non sono chiari, perché i metodi analitici sono sostanzialmente identici: si sta indagando, in uno spirito di collaborazione, per cercare di individuarli, in un’ottica di bene comune. MM ricorda però che l’acqua potabile di Milano viene controllata anche da ATS ed è quindi sottoposta a un sistema di verifiche incrociate, effettuate grazie a un totale di oltre 1.200 prelievi annui, nel pieno rispetto delle norme.

Infine, in tutte le stazioni di estrazione, potabilizzazione e distribuzione MM utilizza da tempo filtri a carboni attivi (considerati oggi idonei al trattamento per gli PFAS), per ridurre ulteriormente la concentrazione degli PFAS eventualmente presenti. Nei prossimi mesi saranno forse più chiari i motivi dei dati discordanti, via via che gli approfondimenti in corso forniranno le risposte cercate.

© Riproduzione riservata Foto: Depositphotos

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Francesco
Francesco
28 Gennaio 2025 11:09

Le discrepanze dei risultati non e’ il problema, quello vero e’ comunque la presenza di questi veleni : da dove arrivano In % , cosa si propone per arginarli ???

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