Gatto tigrato mangia da una ciotola; concept: pet food

Degli aspetti da considerare riguardo al tipo di cibo con cui alimentare il proprio gatto abbiamo già parlato in questo articolo pubblicato su Il Fatto Alimentare, con un focus particolare sulla scelta tra crocchette o cibo umido. In questa sede vogliamo invece approfondire nello specifico uno degli argomenti che negli ultimi anni è diventato centrale nel settore della nutrizione degli animali domestici, nonché nell’attività di ricerca e sviluppo delle aziende attive nel settore del pet food. Il modo in cui la dieta (insieme ad alcuni fattori ambientali) può influenzarne la salute a lungo termine, le capacità digestive e lo stato di benessere generale dell’animale, tenendo in considerazione anche il fattore età.

Uno studio pubblicato sul Journal of Veterinary Sciences nel novembre 2022, ha dimostrato che la dieta (al pari dell’età, dello stile e dell’ambiente di vita), ha un impatto determinante sulla composizione batterica del microbiota del gatto. La ricerca in questione è iniziata nel 2015 come un “progetto di scienza dei cittadini” sul sito americano di crowdfunding Kickstarter. Il tema è stato poi stato approfondito dal Dipartimento di evoluzione ed ecologia dell’Università della California-Davis, in collaborazione con la Bill & Melinda Gates Foundation, dando vita ad AnimalBiome, società di ricerca private e marchio di integratori per animali fondata nel 2016 e da sempre impegnata nella sensibilizzazione dei proprietari rispetto all’importanza di mantenere la flora batterica intestinale dei propri animali in uno stato di equilibrio (tanto che l’azienda è stata la prima a proporre un test domestico del microbioma intestinale per cani e gatti da eseguire comodamente a casa per valutarne lo stato di salute e nel 2023 si è impegnata a donare prodotti e risorse per un valore di oltre 100mila dollari a varie organizzazioni per il benessere degli animali).

Un gatto su un tavolo di un cat cafè
Uno studio ha dimostrato che la dieta ha un impatto determinante sulla composizione batterica del microbiota del gatto

Gli scienziati hanno raccolto oltre 1.800 campioni fecali di gatti domestici e ospitati in rifugi per animali in tutto il Nord America, individuando più di 300 diversi tipi di batteri intestinali e classificandone 30 (presenti in 161 campioni raccolti) come componenti di un ‘microbiota sano’. A partire da questo standard i ricercatori di AnimalBiome hanno rilevato come nei gatti sani (soprattutto quelli adottati in case private) la composizione della flora batterica intestinale tenda a subire variazioni naturali in base al tipo di alimentazione scelta dai proprietari. In particolare gli esemplari alimentati con diete a base di crocchette presentano meno gruppi di batteri benefici rispetto a quelli nutriti con cibo umido. E la situazione peggiora nei felini ai quali viene somministrata una dieta a base di cibo prevalentemente crudo.

Ad avvalorare questa tesi concorre un altro studio, presentato lo scorso maggio in occasione del Petfood Forum di Kansas City in Missouri e ripreso dal sito PetFoodIndustry il quale, partendo dalla constatazione di come le esigenze nutrizionali del gatto cambino con l’avanzare dell’età, sottolinea quanto gli alimenti assunti dagli animali per tutta la vita possono influenzare la loro salute in età avanzata.

Lo studio in questione ha monitorato un gruppo di gatti per 11 anni, analizzando gli effetti a lungo termine sul loro peso corporeo di diverse diete disponibili in commercio: cibo in scatola piuttosto che crocchette secche. Per la maggior parte della durata dello studio, il peso corporeo di tutti i gatti è rimasto pressoché stabile (fatte salve eventuali fluttuazioni stagionali del tutto fisiologiche), indipendentemente dal tipo di dieta seguita. Invece a partire dagli 8 anni di età, la variazione ponderale ha iniziato a divergere in maniera più significativa, facendo registrare una maggiore tendenza a perdere peso negli esemplari nutriti con cibo umido rispetto a quelli alimentati con cibo secco.

Gatto rosso mette una zampa sul sacco delle crocchette mentre una donne ne tira fuori una manciata con le mani; concept: cibo per gatti, cibo secco, pet food
Uno studio lungo 11 anni ha confrontato l’effetto di crocchette e cibo umido sulla salute dei gatti

La ragione è che nelle varie fasi della vita del gatto, si verificano importanti cambiamenti metabolici e del microbiota intestinale che hanno un impatto sulla sua capacità di assorbire i nutrienti contenuti nel cibo. In particolare, se la facoltà di digerire i carboidrati complessi è fisiologicamente limitata per tutto l’arco della vita e la tolleranza al lattosio si riduce già dalla fase immediatamente successiva allo svezzamento, è a partire dai 6 anni d’età (e ancora dagli 8 anni in poi), che nei felini si riduce la capacità di assimilare grassi, proteine e vitamine. Paradossalmente questo fenomeno peggiora proprio quando aumenta il fabbisogno energetico di cui l’animale necessita per mantenere la massa magra. Per questo capita che i gatti in età geriatrica vadano incontro a perdita di peso e sarcopenia (riduzione della massa muscolare). Eppure, secondo lo studio citato, le diete secche sarebbero in grado di produrre maggiori variazioni enteriche benefiche, tali da migliorare l’assorbimento di tutte le classi di macronutrienti e mantenere un buono stato di salute del gatto anche in età avanzata.

Un altro aspetto da considerare è il ruolo dell’alimentazione rispetto ad alcune patologie specifiche, acutizzate dall’età. Prime fra tutte quelle infiammatorie, determinate dal fenomeno chiamato inflammaging, che un’alimentazione povera di zuccheri e ricca di antiossidanti può contribuire a tenere sotto controllo. Perfino alcune patologie cardiache possono essere prevenute con una corretta alimentazione, e in particolare con una dieta che apporti adeguati livelli di taurina, una sostanza che dalla fine degli anni Ottanta è riconosciuta come un nutriente chiave nella riduzione dell’incidenza di cardiomiopatia dilatativa e insufficienza cardiaca nel gatto, e pertanto viene regolarmente aggiunta dai produttori di pet food negli alimenti destinati agli animali da compagnia (anche una recente review della Food and drug administration negli USA ha evidenziato una possibile correlazione tra assunzione alimenti con bassi livelli di biodisponibilità di taurina e sviluppo della cardiomiopatia dilatativa in cani ma anche nei gatti). 

Diverso è il caso del diabete mellito, una patologia endocrina abbastanza comune nel gatto, causata da un’intolleranza al glucosio dovuta a insulino-resistenza, ma la cui insorgenza non sembra collegata a un’alimentazione ad alto contenuto di carboidrati, presenti in quantità significative nella maggior parte degli alimenti commerciali, molto maggiori di quanto previsto dalla dieta naturale dei felini. È il caso, in particolare, delle crocchette, per le quali la presenza di una componente amidacea costituisce un imprescindibile requisito tecnologico di produzione. Pertanto, sebbene i gatti diabetici possano sicuramente trarre beneficio da una dieta a basso contenuto di questa classe di nutrienti, nessuno degli studi effettuati ha dimostrato che essa possa avere un effetto preventivo sulla malattia (a differenza del mantenimento di un peso adeguato dell’animale e della conduzione di uno stile di vita attivo).

Gatto a pelo lungo mangia crocchette da una ciotola a forma di gatto, accanto a un'altra ciotola piena di cibo umido; concept: pet food
Per prevenire il diabete mellito nei gatti sono importanti il mantenimento di un peso adeguato e uno stile di vita attivo, più del tipo di cibo

Anche l’obesità non è una malattia di cui, in assenza di predisposizioni genetiche, i gatti tendono ad ammalarsi ‘naturalmente’, soprattutto perché, se abituati fin da piccoli ad avere a disposizione la giusta quantità di cibo, sono capaci di autoregolarsi con la sua assunzione nell’arco della giornata. In più i pet food disponibili in commercio sono formulati in modo da risultare completi e bilanciati dal punto di vista energetico e nutrizionale, e questo mette al riparo gli animali domestici alimentati con questi prodotti dal rischio di eccedere con grassi e calorie. Anche la sterilizzazione (comunemente considerata uno dei fattori predisponesti all’obesità, soprattutto negli esemplari con età superiore agli 8 anni), se ben gestita, non è di per sé sufficiente a determinare l’insorgenza della malattia. Piuttosto questa dipende da una sovralimentazione da parte del proprietario dell’animale che, di fronte al gatto sterilizzato (soprattutto se maschio) sembra essere colpito da una sorta di ‘sindrome compensativa’, in base alla quale tenta di ‘risarcire’ l’amico a quattro zampe con un eccesso di cibo (spesso home made). Un atteggiamento tanto più deleterio se si considera che oggi i gatti domestici sono inevitabilmente costretti a uno stile di vita meno attivo rispetto al passato.

In conclusione, la ricerca futura mirata alla formulazione di pet food per gatti sempre più sani e funzionali dovrà considerare non solo aspetti come la qualità e l’origine degli ingredienti, l’equilibrio tra i principi nutritivi e l’adeguatezza delle tecniche di preparazione a mantenerlo inalterato, ma anche le caratteristiche fisiologiche dei felini domestici, nonché la loro variazione nel corso di una vita divenuta sempre più lunga e sedentaria. Infatti, poiché proprio come è accaduto per gli esseri umani, anche per i pets l’aspettativa di vita è molto aumentata (in virtù di una maggiore disponibilità di cure e di uno stile di vita meno pericoloso), questi ultimi, come i loro padroni, vanno incontro a un invecchiamento che pone nuovi problemi di salute e nuove necessità nutrizionali, di cui i produttori di pet food devono tenere conto.

Nota: il microbiota instestinale è l’insieme dei microrganismi che popolano l’intestino di un essere umano o un animale, il microbioma invece è l’insieme dei genomi di tutti i microrganismi di uno specifico ambiente (come l’intestino).

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alessandra
alessandra
21 Settembre 2023 09:42

molto molto interessante come tutti i vostri articoli. Sempre grazie per il lavoro speciale che fate