Veterinario visita maiali in un allevamento suinicolo; concept: peste suina africana

Il 29 agosto 2024 il Commissario Straordinario alla Peste Suina Africana Giovanni Filippini ha emanato l’Ordinanza n.3/2024, sulle misure da adottare negli allevamenti situati in Piemonte, Lombardia ed Emilia-Romagna per arginare l’epidemia che dal gennaio 2022 si è diffusa a macchia d’olio in otto regioni. Si tratta delle prime misure ‘intelligenti’ che però arrivano con 30 mesi di ritardo, quando ormai la situazione è chiaramente fuori controllo.

I numeri sono da brivido: rinvenute oltre 2.400 carcasse di cinghiali morti a causa del virus, 26 allevamenti di suini contagiati negli ultimi mesi (45 in totale), 60 mila maiali abbattuti. I due commissari straordinari nominati dal Governo prima di Filippini si sono distinti per l’adozione di provvedimenti del tutto inefficaci che hanno contribuito ad ampliare a dismisura l’area di interesse. Basta dire che la strategia di questi due anni ha avuto come capisaldi due fattori del tutto secondari, come l’abbattimento dei cinghiali da parte dei cacciatori e il supporto dell’esercito. Il risultato è sin troppo evidente: un’epidemia inarrestabile che se tutto va bene sarà risolta nell’arco di qualche anno.

I provvedimenti del nuovo Commissario alla peste suina

Il provvedimento di Filippini segna una svolta. Già operativo e in vigore sino al 30 settembre, inasprisce il divieto di movimentazione degli animali negli allevamenti situati nella zona rossa, che ormai occupa un vasto territorio. Il perimetro spazia da Novi Ligure a La Spezia, poi sale fino a Parma, Cremona, Milano, Busto Arsizio per spostarsi a Vercelli, Alessandria e Alba (vedi cartina). In quest’area i maiali possono essere spostati solo per andare al macello, e comunque anche questa operazione deve essere fatta dopo accurati controlli.

Per quanto riguarda gli automezzi, si possono usare solo quelli destinati a trasportare mangimi, carcasse e liquami, e comunque bisogna procedere alle disinfezione regolare di tutti i mezzi. L’ordinanza dispone il divieto di ingresso negli allevamenti di qualsiasi persona, compresi i veterinari liberi professionisti, i tecnici di filiera, i mangimisti e di tutte le persone che non si occupano della gestione degli animali. Il divieto è esteso anche a cani e altri animali da compagnia o da reddito. Negli allevamenti è inoltre vietata qualsiasi manutenzione o lavoro non strettamente connesso ad interventi a garanzia del benessere animale.

Peste suina bollettino epidemiologico nazionale 03.09.2024 - Istituto Zooprofilattico Sperimentale Abruzzo e Molise
I triangoli rossi indicano i ritrovamenti di cinghiali positivi alla peste suina; i cerchi blu sono gli allevamenti colpiti. Le aree di restrizione si dividono in livello I (azzurro), livello II (rosa) e livello III (rosso)

C’è di più: gli operatori che lavorano negli allevamenti devono indossare tute e calzari monouso e garantire di non aver visitato altre strutture nelle 48 ore precedenti e di non essere stati in boschi o luoghi in cui sia stata segnalata la presenza di cinghiali. Nella zona rossa sono vietate mostre, mercati, fiere, esposizioni e ogni altra manifestazione o aggregazione di carattere agricolo/zootecnico che coinvolga il settore suinicolo.

I compiti dei servizi veterinari

L’ordinanza prevede che “i servizi veterinari debbano verificare le effettive condizioni di biosicurezza (barriere di isolamento intorno agli allevamenti per evitare contatto con fauna selvatica, adozione di camere separate di accesso per area sporca e area pulita e disinfezione degli automezzi). Nel caso di carenze strutturali non sanabili entro 15 giorni il veterinario dispone l’avvio degli animali al macello o l’abbattimento.

L’ultima nota è la più critica perché quando negli allevamenti delle zone ‘rosse’ si individua un qualsiasi contatto diretto o indiretto con un focolaio il servizio veterinario può disporre l’abbattimento preventivo degli animali.

Veterinario suino che controlla un grosso maiale in un porcile. Ispezione di un problema di tubercolosi. allevamento farmaci veterinari antibiotici suini
I servizi veterinari devono verificare il rispetto delle misure di biosicurezza negli allevamenti suini

L’emergenza peste suina ignorata troppo a lungo

Si tratta di provvedimenti necessari ma tardivi. Basta ricordare i due focolai riscontrati in Lombardia a Pavia e a Vernate per capire quanto sia poco diffusa la cultura delle prevenzione e della biosicurezza in molte aziende agricole. A Pavia, un anno fa, un allevatore ha mandato gli animali al macello pur sapendo che erano malati di peste suina. Poche settimane fa a Vernate un allevatore ha seppellito 20 maiali morti colpiti dal virus nel retro dell’azienda, causando poi il contagio di altri otto allevamenti.

L’altro elemento da evidenziare è l’intervento del Consorzio de prosciutto di Parma che in 30 mesi si è distinto per la scarsa sensibilità verso il problema, come se la peste suina fosse un’entità separata dal prosciutto. Il Consorzio ha avuto la beneaugurata idea di scrivere un comunicato pochi mesi fa, in cui si mostrava preoccupato per l’espansione dell’epidemia sul territorio, dopo che Il Fatto Alimentare ha segnalato l’arrivo della peste a Langhirano, dove ha sede il consorzio e dove vengono stagionate migliaia di cosce di suino. In questi giorni il Consorzio ha espresso preoccupazione per la probabile riduzione delle cosce di suino che potranno essere stagionate.

Anche Coldiretti in 30 mesi ha dimostrato scarsa sensibilità verso l’epidemia, come se la questione riguardasse il settore metalmeccanico e non quello agroalimentare. Di fronte a posizioni così imbarazzanti da parte di due enti che in genere sono molto ascoltati dai Ministeri e all’operato di commissari straordinari incapaci non c’è da stupirsi se adesso è scattata un’allerta grave nella zona rossa e che il futuro si prospetti molto complicato.

© Riproduzione riservata Foto: Depositphotos, Istituto Zooprofilattico Sperimentale dell’Abruzzo e del Molise

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Sandro
Sandro
7 Settembre 2024 08:37

Da tempo la vostra attenzione è rivolta a questo gravissimo problema, pertanto un plauso va senza indugio solo a voi, non sicuramente alle persone preposte a risolvere tempestivamente la questione.
Sono costernato per il fatto che siamo un paese tra i più importanti al mondo ed arriviamo perennemente in ritardo a risolvere le problematiche, anche se conosciute in tempo.
Questo accade sempre nei cambiamenti climatici, nei dissesto idrogeologico ed in tutte le questioni che riguardano il regolare svolgimento della vita delle persone.

Patrizia
Patrizia
7 Settembre 2024 11:08

E ringraziando sempre i nostri governanti, noi consumatori pagheremo il prosciutto 100€/kg!!!!

Mauro
Mauro
7 Settembre 2024 11:42

Sottoscrivo tutto! Per tutto questo tempo nessuno ha fatto nulla, in primis le autorità.
Il Consorzio ha fatto disastri con la DOP, lo scandalo dei prosciuttopoli (per usare le parole del Fatto Alimentare), lo scioglimento (di fatto) di IPQ, il ritardo nel chiedere la modifica del Disciplinare e ora l’inerzia di fronte alla peste suina. E siamo il paese che vive di filiere agroalimentari!

Federico
Federico
Reply to  Mauro
9 Settembre 2024 07:26

Se è per questo i Disciplinari recentemente approvati hanno una serie di prescrizioni che non vengono seguite perchè è impossibile farlo..(alla faccia dei rigidissimi Disciplinari).E come dice Mauro siamo il paese che vive di filiere agroalimentari…Inutile nascondersi dietro un dito. Ci sono dei Consorzi che non sono assolutamente all’altezza ma nel vissuto vengono descitti come dei fenomeni dell’eccellenza. E adeguatamente e continuamente foraggiati con soldi pubblici.

Anna
Anna
7 Settembre 2024 12:08

Ai cinghiali va sparata la siringa anticoncezionale. Ucciderli rompe il branco, che si disperde aggravando la situazione. Mi viene sempre il dubbio su tutti quei turisti, che continuavano a portarsi salsicce sarde, nonostante li avvisassimo

Rossella
Rossella
Reply to  Anna
9 Settembre 2024 10:30

In Sardegna, è conclamato, c’è un tipo di PSA diversa, quella sul continente è la stessa che imperversa in Europa, non ha nulla a che fare con quella sarda.

Mirabile
Mirabile
7 Settembre 2024 18:09

Si ” spinge ” per la carne coltivata ( più sicura per le popolazioni diranno ) che solo poche multinazionali potranno produrre, così come accadde a suo tempo per gli OLI, l’Italia con le sue eccellenze da fastidio

GB
GB
10 Settembre 2024 16:34

Bravo, un resoconto sintetico e preciso, conclusioni assolutamente condivisibili.

Marco
Marco
6 Ottobre 2024 12:39

Saranno sicuramente misure “intelligenti”, ma una volta svuotate le percilaie, dato che sono state abbattute le scrofe, i caseifici che consegnano il siero dove lo smaltiranno…il sig.Filippi ci ha pensato o dirà che questo non lo riguarda, mi sembra un pentola senza coperchio. Grazie