È ora che la Commissione europea smetta di tergiversare e adotti il Nutri-Score come etichetta nutrizionale armonizzata in tutti i Paesi dell’Unione. È questo il succo della dichiarazione ufficiale pubblicata il 15 marzo dall’Associazione europea per la salute pubblica (Eupha), organizzazione che rappresenta 39mila professionisti sanitari di 47 Paesi, che esprime crescente preoccupazione per il ritardo nell’adozione di un’etichetta a semaforo europea. Secondo quanto previsto dalla strategia Farm-to-Fork, la presentazione di un sistema di etichettatura fronte-pacco armonizzato e obbligatorio era prevista entro la fine del 2022 (ne avevamo parlato in questo articolo), ma è saltata a causa dell’opposizione delle lobby agro-alimentari e di alcuni Paesi, tra cui l’Italia.
L’Eupha aveva già espresso in passato il suo sostegno per l’adozione di un sistema di etichettatura armonizzato e obbligatorio in Europa. Questo perché più della metà degli adulti in Unione Europea è obesa o sovrappeso, con il conseguente aumento di casi di patologie croniche come tumori, malattie cardiovascolari, diabete di tipo 2 e ipertensione: si stima che in Unione Europea, le diete poco salutari causino quasi un milione di morti all’anno, oltre a ingenti costi sanitari, diretti e indiretti, per gli stati membri.
“È chiaro – scrive l’Eupha – che c’è un forte sostegno in Unione Europea a favore dell’implementazione di uno schema di etichettatura armonizzato, come dimostrano chiaramente le risposte alla consultazione. La scelta di un singolo schema deve essere guidata dalle evidenze scientifiche. Esortiamo l’UE a proseguire senza ritardi alla luce dei danni derivanti dalle diete insalubri e dei chiari benefici delle etichette nutrizionali fronte-pacco”
Secondo l’Eupha, l’adozione di un’etichetta a semaforo è vantaggiosa per consumatori e consumatrici, per le aziende produttrici, per gli stati membri e per la stessa Unione Europea. Un’etichetta efficace, infatti, può informare la popolazione sulla composizione nutrizionale del cibo che acquista e consuma, aiutando a prendere decisioni più salutari. Allo stesso tempo, l’adozione di un sistema di etichettatura armonizzato è vantaggioso per le aziende che così non dovranno districarsi tra i sette schemi nazionali attualmente in uso in 14 Paesi (senza dimenticare quelli introdotti dalle aziende stesse). Dal punto di vista degli stati membri, la presenza di un’etichetta obbligatoria contribuirà all’implementazione di politiche di salute pubblica pensate per migliora l’alimentazione della popolazione e ridurre l’incidenza dell’obesità, mentre per l’Unione Europea l’armonizzazione delle etichette avrà effetti positivi sul funzionamento del mercato interno.
Ma quale etichetta adottare? In una valutazione di impatto iniziale, la Commissione aveva preso in considerazione quattro schemi: indicatori graduati (come il Nutri-Score), loghi di approvazione (come il Keyhole nordico), etichette colorate (come le etichette a semaforo britanniche, ma anche il Nutri-Score) ed etichette numeriche (come il NutrInform e le stesse etichette a semaforo). Secondo uno studio del Centro di ricerca comune della Commissione europea del 2022 (ne abbiamo parlato in questo articolo), le evidenze scientifiche dicono che le etichette a colori, come il Nutri-Score e le etichette a semaforo britanniche attirano di più l’attenzione, sono le preferite da consumatori e consumatrici, sono associate a una migliore comprensione e incoraggiano scelte più salutari. Inoltre, etichetta più semplici, come il Nutri-Score, sono più semplici da capire, perché richiedono meno attenzione. Al contrario, etichette più complesse, come il NutrInform Battery, richiedono più tempo e impegno per essere comprese, e i loghi monocromatici, ancora una volta come il NutrInform, non migliorano la salubrità degli acquisti tanto quanto le etichette colorate.
“È chiaro, quindi, che dei quattro schemi considerati nella valutazione di impatto iniziale, il Nutri-Score è l’unico che rispetta questi criteri, essendo semplice, graduato e colorato. – Conclude l’Eupha. – Anche se nessuno schema potrà mai essere descritto come ‘perfetto’ per tutti i portatori di interesse, il suo essere stato sviluppato su basi scientifiche e la sua adozione da un crescente numero di stati membri, rende il Nutri-Score l’unica opzione valida per un’implementazione tempestiva di un’etichetta nutrizionale fronte-pacco armonizzata nell’Unione Europea.” Per queste ragioni, l’Eupha chiede alla Commissione europea di rendere il Nutri-Score obbligatorio in tutta l’UE, e di farlo in fretta.
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Giornalista professionista, redattrice de Il Fatto Alimentare. Biologa, con un master in Alimentazione e dietetica applicata. Scrive principalmente di alimentazione, etichette, sostenibilità e sicurezza alimentare. Gestisce i richiami alimentari e il ‘servizio alert’.
Certo che la montagna di studi scientifici che c’è alla base del Nutri-Score per aver partorito il topolino di un semaforo colorato Si-Ni-No, senza alcuna spiegazione ne indicazione d’uso, mi sembra proprio uno sforzo sprecato, che non insegnerà nulla ai ragazzi, figuriamoci agli obesi golosi, oppure ai diabetici, se non un invito indiretto a visionare la Tabella Nutrizionale per avere qualche lume.
Le ricerche scientifiche dicono il contrario
Per l’efficacia del semaforo servono risultati statistici concreti sul campo, non pareri o semplici test a campione.
In questo articolo si spiegano bene alcuni vantaggi dell’etichetta nutri score: https://ilfattoalimentare.it/nutri-score-que-choisir-francia-favorisce-prodotti-tradizionali.html
Personalmente sono convinto che nessun sistema che fornisca sinteticamente informazioni nutrizionali ai consumatori sia perfetto, nemmeno il Nutriscore (non parliamo, poi, del patetico NutrInform Battery): proprio la sintesi è il suo pregio, ma anche il suo limite, non potendo tenere nel giusto conto tutti i fattori (per esempio, i processi e gli additivi).
Anche se, d’altra parte, per strada evitiamo di sbatterci addosso l’un l’altro proprio grazie ai semafori (o almeno “anche” grazie ai semafori), sarebbe di gran lunga preferibile una seria educazione alimentare (insieme a una seria educazione civica, ma questo è un altro discorso) fin dalle elementari.
Oltre che servire a tutelare la salute pubblica, rafforzare la cultura alimentare in un Paese che fa del suo agro-alimentare un assett importante sarebbe un lungimirante investimento per il futuro.
Ma credo anche non ci siano nè santi nè madonne: o si avvia effettivamente una grande iniziativa (non spot, ma continuativa e soprattutto rigorosa) di educazione alimentare (che non potrà essere “l’importante è mangiare un po’ di tutto”, come piacerebbe al Ministero dell’agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste e al mondo agroindustriale, se lo scopo è tutelare la salute pubblica e non quello di salvaguardare il conto economico delle imprese) o ci si tiene il Nutriscore.
E’ condivisibile quanto indica l’EUPHA nel documento: “Anche se nessuno schema potrà mai essere descritto come “perfetto” per tutte le parti interessate, la sua base di dati sviluppata e la sua adozione da parte di un numero crescente di Stati membri, lo rende l’unica opzione praticabile per un’implementazione tempestiva di un’etichetta nutrizionale sul fronte-pacco armonizzato nell’Unione Europea”.
La mia impressione è che chi sostiene “Il Nutriscore è riduttivo, al suo posto facciamo piuttosto informazione alimentare nelle scuole” conta proprio sulla convinzione che nelle scuole l’educazione alimentare non entrerà mai, oppure che, nella migliore delle ipotesi, con la ventata di federalismo che vorrebbe anche l’istruzione di competenza regionale, ci sarebbero venti innocui programmi locali, ciascuno teso a promuovere le rispettive “eccellenze del territorio” più che a tutelare la salute dei cittadini.
O qualcuno immagina le amministrazioni regionali veneta impegnata nel ridurre il consumo di Prosecco DOC, emiliana a raccomandare di ridurre le porzioni di mortadella, piemontese a consigliare di moderare la frequenza d’uso della fassona (o delle creme spalmabili a base di grasso di palma e zucchero)?
Nella sostanza della premessa concordo pienamente con lei e lo segnalo da molto tempo al FattoAlimentare, sulle alternative proponibili penso ci siano soluzioni più efficaci ed educative del NutriScore, sia con le buone, ma anche con le cattive, ad es:
– colorare la tabella nutrizionale più informativa con i colori di richiamo previsti dal samaforo;
– procedere decisi con le tx aggiunte agli alimenti dannosi con troppo zucchero, sale, grassi saturi, conservanti, coloranti ed aromi sintetici, come si è fatto con la sugar-tax ed il tabacco che ha prodotto risultati evidenti dove ben applicata;
– informazione e formazione scolastica ben organizzata e mirata a tutti i livelli d’istruzione, con un nutrizionista-insegnante che faccia educazione alimentare, come una materia primaria.
In questo articolo si spiegano bene alcuni vantaggi dell’etichetta nutri score: https://ilfattoalimentare.it/nutri-score-que-choisir-francia-favorisce-prodotti-tradizionali.html
Non vedo l’ora che diventi obbligatorio questo benedetto Nutriscore (anche se io continuerò a guardare il “patetico” NutrInform Battery, per me con informazioni molto più chiare), così finalmente vedremo sul campo e nella pratica questi favolosi benefici.
Prima di rendere obbligatori semafori, educhiamo al codice della strada o alimentare inteso come educazione alimentare.
Altrimenti mi sembra sia un modo per decidere al posto nostro e non farti usare il cervello. Questo poi porterà a pilotare il mercato alimentare in quale direzione. Non mi fido.
In questo articolo si spiegano bene alcuni vantaggi dell’etichetta nutri score: https://ilfattoalimentare.it/nutri-score-que-choisir-francia-favorisce-prodotti-tradizionali.html