Qualche mese fa in Italia era in corso una battaglia mediatica contro il Nutri-Score: politici di ogni schieramento, ministri e associazioni di categoria paventavano il rischio dell’etichetta imposta dall’Europa per danneggiare il made in Italy. Poi siamo stati travolti dalla pandemia che ha assorbito la nostra attenzione. Ma da qualche giorno la campagna contro il Nutri-Score è ricominciata a suon di tweet e comunicati stampa. Primo tra tutti, Luigi Scordamaglia di Filiera Italia che parla di “minaccia di imposizione” dell’etichetta francese e di “un sistema di etichettatura che abbiamo già denunciato come scorretto nei confronti dei consumatori e a favore solo di poche multinazionali”.
La strategia Farm to Fork
Non è un caso. In questi giorni la Commissione europea ha pubblicato la tanto attesa strategia Farm to Fork e un rapporto del Joint Research Centre sulle etichette a semaforo. La strategia Farm to Fork, che in italiano tradurremmo con “dal campo alla tavola” è il piano europeo per un sistema alimentare più equo, salutare e verde. Tra i tanti obiettivi dell’ambizioso programma c’è anche l’intenzione di proporre (entro la fine del 2022) un’etichetta nutrizionale fronte-pacco armonizzata e obbligatoria in tutta Europa. Niente di definitivo, dunque. Nel documento, poi, non si fa alcun cenno al Nutri-Score, ma se si va a leggere il rapporto del Joint Research Centre (Jrc) sulle etichette a semaforo, le probabilità dell’etichetta francese di diventare il sistema in uso in tutta Europa appaiono piuttosto buone.
Lo studio sulle etichette a semaforo
Nel documento, che fornirà la base scientifica per un futuro rapporto della Commissione europea sulle etichette a semaforo, è stata analizzata la letteratura ad oggi disponibile sull’argomento, prendendo in considerazione sei sistemi sviluppati da enti pubblici europei, tra cui i più noti sono il Nutri-Score e le etichette a semaforo britanniche. Poi ci sono l’etichetta a batteria italiana, che però non è ancora entrata in uso, e svariati loghi sviluppati da privati, come l’etichetta delle assunzioni di riferimento (Reference Intake), su cui si basa proprio la batteria.
Sfortunatamente per l’Italia e per i sostenitori della batteria, le conclusioni del Jrc sono tutt’altro che favorevoli al sistema nostrano. Secondo il rapporto i consumatori, in generale, tendono a preferire le etichette di tipo interpretativo (o valutativo) con codice colore: stiamo parlando di sistemi che danno un’interpretazione dei dati nutrizionali (e non si limitano meramente a riportarli), e lo fanno utilizzando una scala di colori. I loghi di questo genere sono le etichette a semaforo britanniche e il Nutri-Score. La batteria invece è esattamente il contrario: ripete semplicemente i numeri della tabella nutrizionale ed è monocromatica.
Quali sono le etichette migliori?
Ma al di là delle preferenze personali, le etichette che vengono comprese meglio dai consumatori sono quelle semplici e colorate, le più efficaci soprattutto nelle fasce di popolazione a più basso livello di scolarizzazione (o di origine straniera). Gruppi che spesso non hanno gli strumenti per capire a fondo le informazioni contenute nella tabella nutrizionale, e quindi nemmeno le etichette più complesse. Studi comparativi indicano che, in quanto a comprensibilità, i sistemi migliori sono il classico semaforo britannico e, tra i più recenti, il Nutri-Score, che si è dimostrato efficace in un ampio range di consumatori.
Diversi studi hanno evidenziato che le etichette a semaforo possono aiutare a migliorare le scelte alimentari della popolazione, soprattutto se unite a campagne di educazione alimentare, ed esperimenti condotti in situazioni reali (al supermercato) lo hanno confermato. Tuttavia non ci sono ancora evidenze che le etichette a semaforo migliorino la dieta delle persone. L’assenza di prove, spiega il rapporto, molto probabilmente è dovuta all’estrema difficoltà di condurre degli studi che dimostrino il nesso causale tra l’implementazione di un’etichetta e il cambiamento delle abitudini alimentari dei consumatori.
Nutri-Score promosso
Le conclusioni del rapporto, poi, sembrano supportare anche l’introduzione di un’etichetta unificata e obbligatoria. La presenza di più etichette sul mercato, infatti, può confondere i consumatori, mentre la natura volontaria dei loghi fronte-pacco, sancita dal Regolamento 1169/2011, può risultare penalizzante per i prodotti e i marchi che scelgono di non usarli. L’assenza di un’etichetta, infatti, può indurre inconsciamente il consumatore a percepirli come “peggiori” rispetto ad alimenti analoghi, ma senza alcun logo.
Meglio un’etichetta obbligatoria e uguale per tutti, quindi, e che questa etichetta sia semplice, colorata e interpreti i dati della tabella nutrizionale. Proprio come il Nutri-Score.
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Giornalista professionista, redattrice de Il Fatto Alimentare. Biologa, con un master in Alimentazione e dietetica applicata. Scrive principalmente di alimentazione, etichette, sostenibilità e sicurezza alimentare. Gestisce i richiami alimentari e il ‘servizio alert’.
Vi pongo un quesito, chissà se potete rispondermi.
Avrei interesse di sapere in che colore del nutriscore cade la insalata russa industriale.
Vi spiego un attimo il senso. Ci sono periodi dell’anno in cui non è praticamente disponibile verdura, a parte i cavoli che non mi piacciono. In quel periodo diciamo che la verdura che consumo è appunto l’insalata russa. Ovvio, non ad ogni pasto (uso anche i surgelati in quei periodi), ma abbastanza di frequente. Anche perché è rapida, già pronta.
Per questo avrei piacere di saperne la categoria nutriscore. Avessi parenti in Francia… Grazie
Diffido di associazioni straniere di cui non sappiamo come si finanzino. Noi finanziamo le nostre istituzioni pubbliche e credo sia compito del nostro Ministero e dei governatori delle singole Regioni occuparsi della nostra Salute.
Da OpenFoodFacts la valutazione della insalata russa della marca Roscio é C (giallo) e un punteggio NOVA =4.
Secondo me sarebbe utile per tutti trovare in sistema di integrare in un unico indicatore entrambe le valutazioni.
Grazie. Tutto sommato non male, non è che la mangio di continuo (e non salo nemmeno niente, manco l’acqua della pasta…).
Riguardo l’integrazione delle etichette la vedo dura. Magari metterle entrambe… Il Nutriscore lo vedo un pò troppo semplicistico: è vero che è più facile per chi non ha troppe conoscenze alimentari, però questo è anche il suo limite, se non sai come funziona ti dà indicazioni fuorvianti. Tuttavia una parte del problema a mio parere è nel suo schema grafico e di colori “a semaforo”: facciamolo quadrato e senza colori, solo le lettere.
Io comunque sono per uno schema a piramide alimentare: si evidenzia in quale parte ricade il prodotto, il messaggio è non che non devi mangiarlo, ma quanto. Poi ovviamente sotto anche l’indicazione “a batteria” sui vari contenuti utile per chi vuole saperne di più
Mmmmh, la classificazione NOVA non la conoscevo, 4 è la peggio
https://it.openfoodfacts.org/nova
“le etichette che vengono comprese meglio dai consumatori sono quelle semplici e colorate, le più efficaci soprattutto nelle fasce di popolazione a più basso livello di scolarizzazione”
In soldoni, se il consumatore vede “SEMAFORO VERDE” e non va certo a leggere con fatica il lunghissimo elenco degli ingredienti (dozzine, in alcune preparazioni)… e poi se hanno avuto il verde allora certamente sono genuini sani buoni e fanno bene.
Per questo le grandi industrie sponsorizzano entusiasticamente l’etichetta semaforo, il “VERDE” possono ottenerlo facilmente e a basso costo grazie ai coloranti, gelificanti, conservanti, emulsionanti, antiossidanti eccetera (tutti leciti, per carità!) che abitualmente utilizzano per i loro prodotti.
Ingannare il consumatore impreparato convincendolo che se c’è il “VERDE” deve scegliere i loro elaboratissimi prodotti, che però molti studi hanno già dimostrato non essere giovevoli per la salute, è una mossa che va contrastata ad ogni costo.
Per questo è importante che il nostro Governo non si arrenda alle multinazionali ma trovi il modo, pur tra pandemia e crisi economica, di adottare e sponsorizzare l’ottima etichetta italiana a batteria, enormemente più completa e meno ingannevole, perché non piazza in bella vista un generico “semaforo verde” ma analizza tutti i componenti e li valuta singolarmente.
Ha solo bisogno di una grafica più accattivante (a colori, invece dell’azzurro uniforme) e di un riferimento fisso (es. 100 grammi reali di prodotto e non una “porzione” di fantasia).
Ritorno a commentare il Nutri-Score.
L’olio di oliva è etichettato arancione (D) (appena più su del rosso (E) per prosciutto crudo e cioccolato fondente) e viene automaticamente collegato ad un prodotto poco salutare. Peccato che nella Piramide Alimentare della dieta mediterranea sia consigliato l’uso giornaliero dell’olio di oliva.
L’errore fondamentale del Nutri-Score è calcolare tutto su 100 grammi. Chi utilizza per uso personale 100 grammi al giorno di olio?
Il calcolo dovrebbe essere fatto sulla quantità giornaliera suggerita dalla Piramide Alimentare per essere più aderente alle caratteristiche nutrizionali di ogni singolo prodotto.
Non sono un nutrizionista, ma in famiglia guardiamo costantemente alla qualità, non alla quantità.
L’olio extravergine di oliva, con il Nutri-Score, ottiene una C gialla (e non una D arancione), il miglior punteggio possibile nella categoria degli oli e grassi alimentari.
Il Nutri-Score, inoltre, viene calcolato sulla base di 100 g (o 100 ml) perché è un valore standard e uniforme (quello usato per la dichiarazione nutrizionale), che non può essere manipolato dalle aziende per migliorare artificialmente il giudizio, come può accadere invece con un calcolo basato sulle porzioni (che vengono stabilite dal produttore). Inoltre, non è detto che i consumatori rispettino davvero le porzioni segnalate in etichetta. L’esempio classico è quello dei cereali da colazione: quanti consumatori mangiano davvero i 30 g indicati in etichetta?
Sono d’accordo con Mario, il Nutri-Score ha troppi limiti che possono disorientare. Secondo me l’olio extravergien di oliva dovrebbe avere una A verde…
Come dice giustamente lei: “Il Nutri-Score, inoltre, viene calcolato sulla base di 100 g (o 100 ml) perché è un valore standard e uniforme (quello usato per la dichiarazione nutrizionale)” è un grosso limite perchè nessuno mangia 100 g di EVO o di zucchero.
A proposito, la “CocaCola Zero” ha ancora la A verde, dato che non contiene saccarosio?