Nestlé si impegna ufficialmente a compiere un passo ulteriore per quanto riguarda la pubblicità di alimenti altamente calorici e spesso poco sani rivolta a bambini e ragazzi: con la sua nuova Marketing Communication to Children Policy estende a 16 anni il limite delle sue iniziative pubblicitarie, veicolate attraverso la televisione e i media tradizionali, in rete con i social e i videogiochi, o anche indirettamente con la sponsorizzazione di eventi che coinvolgono bambini e adolescenti (nei quali, cioè, si presume che almeno il 25% del pubblico sia sotto i 16 anni). Le nuove regole entreranno in vigore il 1° luglio 2023 in tutto il mondo.
La policy precedente era invece tarata sui 13 anni, con il divieto assoluto di qualunque iniziativa per i bambini fino ai 6 anni. Nella versione attuale, tra i 6 e i 16 anni sarà possibile realizzare iniziative di marketing solo se del tutto aderenti ai Policy Nutrition Criteria di Nestlé: una deroga che, comunque, non fa intuire nulla di positivo. La decisione riguarda alcune categorie specifiche di prodotti: biscotti, caramelle, cioccolata, bevande con zuccheri aggiunti e gelati. Oltre a questo, l’azienda si impegna a non lavorare con influencer sotto i 18 anni e a non raccogliere dati relativi ai minori e alle loro preferenze.
Naturalmente controllare la rete è impossibile, così come è impossibile assicurarsi che i messaggi promozionali non arrivino agli under 16. Secondo Nestlé, tuttavia, si può comunque fare molto, collaborando con chi gestisce i social media, con chi crea e distribuisce i videogiochi e con chi organizza gli eventi, per mettere a punto sistemi di protezione e per individuare eventuali situazioni di rischio, come del resto fa da tempo, aderendo ai principi della World Federation of Advertiser (WFA).
Tutto ciò, ha sottolineato il colosso elvetico, risponde alle specifiche indicazioni dell’Oms sulla protezione dei minori dagli effetti negativi della pubblicità di cibo, e si inserisce in un insieme di iniziative rivolte, dal 2016 a oggi, a 80 milioni di bambini (come il programma Nestlé for Healthier Kids o le campagne Adopt a fruit, adopt a vegetable, #cooktogether o Healthy food for the future) con le quali si vogliono lanciare segnali di impegno. Inoltre, dal 2017 a oggi ha ridotto gli zuccheri del 5,1%, mentre nel 2021 ha venduto 124 miliardi di porzioni di alimenti fortificati (per esempio con vitamine). Si tratta di una pratica sulla quale molti nutrizionisti hanno più di un dubbio, ma che l’azienda presenta come incentrata sul benessere dei bambini. Restano poi misteriosi i tempi per l’annunciata riformulazione di numerosi prodotti.
Se la decisione di limitare la pubblicità è senz’altro positiva, l’azienda resta comunque non del tutto credibile, quando dichiara di avere come obiettivo principale la salute e l’educazione alla corretta alimentazione dei bambini, viste le sue responsabilità nella pubblicità – rivolta ai genitori – del latte artificiale e in generale dei prodotti ricchi di zucchero e di additivi per bambini anche molto piccoli. Una strategia commerciale denunciata da anni da pediatri e nutrizionisti, e talmente aggressiva da aver convinto la Who Foundation a rinunciare a qualunque sostegno proveniente da Nestlé. Fino a quando l’azienda non abbandonerà certe pratiche che persegue ormai da decenni, operazioni come questa avranno sempre il sapore amaro dell’healthwashing.
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Giornalista scientifica
ma non sarebbe più facile fare anche prodotti direttamente più sani?