Nestle S.A. NestléCon una decisione attesa, e che secondo alcuni doveva essere presa mesi fa, la WHO Foundation (fondazione affiliata ma indipendente dall’OMS) ha deciso di non accettare più denaro dalla Nestlé, azienda che continua a promuovere, spesso in modo aggressivo anche nei paesi più vulnerabili, il consumo di latte artificiale, cioè a boicottare di fatto tutte le iniziative che la stessa OMS prende da anni per “proteggere, promuovere e sostenere l’allattamento al seno”.
La presa di posizione, annunciata sulle pagine del British Medical Journal, è arrivata dopo che nel 2021 l’azienda aveva effettuato una maxi donazione di 2,2 milioni di dollari, teoricamente destinata al Covid-19 Solidarity Response Fund, un fondo istituito dalla stessa Fondazione per venire incontro alle esigenze dei paesi più poveri nel contrasto alla pandemia. Ma il contributo, poi indirizzato alla campagna vaccinale Go Give One, parte del programma Covax, varato per portare vaccini anti Covid nei paesi più poveri, aveva destato moltissime proteste in seno alla stessa Fondazione.

Dal 2017, infatti, l’OMS ha varato e ovviamente aderito all’International Code of Marketing of Breastmilk Substitutes, un codice etico secondo il quale non si devono accettare denaro o qualunque altra forma di retribuzione (per esempio, sponsorizzazione di congressi, viaggi, borse di studio e quant’altro) da aziende che promuovono il latte artificiale. Poiché è noto, e non da oggi, che il colosso elvetico ha proprio nel latte sostitutivo di quello materno e nei prodotti per la prima infanzia una tra le principali fonti di reddito e una tipologia di prodotti, nel suo caso, identitari, secondo diversi commentatori i funzionari della Fondazione non avrebbero mai dovuto accettare quel contributo, neppure in un momento così drammatico, nel quale la stessa OMS sollecitava proprio le grandi multinazionali a donare in misura sostanziale per fronteggiare la pandemia. Per questo, oltre a non ammettere più donazioni da Nestlé, dovrebbe restituire anche quei 2,2 milioni di dollari.

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In completa violazione della legge, Nestlé ha condotto studi clinici su 75 bambini prematuri in cinque ospedali sui sostituti del latte materno

La Fondazione, nata proprio per raccogliere fondi senza tutti i vincoli burocratici e le limitazioni dell’OMS, si è difesa sottolineando la finalità di quel denaro, ma anche secondo un altro organismo dell’OMS, l’Unicef, non ci sarebbero scuse. Le aziende come Nestlé sono talmente efficaci nella penetrazione commerciale che come spiega in un video il senior advisor Graine Maloney, pediatra ed esperto di conflitti di interesse, il 50% delle associazioni professionali dei pediatri riceve finanziamenti per lo più indiretti da esse, con evidenti rischi e distorsioni. Il grande beneficio che ne traggono le aziende è legato, innanzitutto, al ritorno di immagine: sponsorizzare la distribuzione di vaccini ha palesi ricadute in termini di reputazione, e avallare tutto questo non è ammissibile da parte di un’agenzia che cerca di contrastare le attività commerciali delle stesse.

Lo stesso British Medical Journal entra poi direttamente nel dibattito, citando l’impegno assunto nel 2019 di non accettare più pubblicità (o, anche in questo caso, qualunque altra forma di sponsorizzazione) da quelle stesse aziende: un impegno rispettato e assunto anche da altre importanti riviste medico-scientifiche.
Al contrario, è di pochissimi giorni fa la notizia che in India la Nestlé, in completa violazione delle leggi nazionali (e in modo particolare dell’Infant Milk Substitutes Act) , ha sperimentato alcuni suoi prodotti su 75 bambini prematuri, di 28-34 settimane, in cinque ospedali, nell’ambito di uno studio chiamato “Multicentric Observational Study to Observe Growth in Preterm hospitalised infants”. Teoricamente il latte artificiale non avrebbe dovuto essere somministrato prima del terzo giorno di vita, ma la conclusione, frutto di una condotta espressamente vietata, è stata che esso avrebbe potuto sostituire del tutto il latte materno. Oltre a violare il protocollo, ci sarebbero stati finanziamenti ai centri di neonatologia (tutti privati), altra pratica esplicitamente vietata in ogni sua forma. Inoltre, mancherebbero anche diverse autorizzazioni governative: un comportamento che, secondo il Network, si è già visto più volte, da parte sempre di Nestlé. Ciò che ha spinto il Breastfeeding Promotion Network of India a denunciare tutto è però soprattutto il fatto che i bambini prematuri sono fragili, e sperimentare su di essi prodotti di questo tipo comporta rischi non indifferenti per la loro salute.

Anche alla luce di questo che è solo l’ultimo di una serie molto lunga di episodi al limite dell’illegalità, ben si capisce perché ci sia stata una levata di scudi contro la maxi donazione, mentre è meno chiaro perché sia stata accettata.

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Massimo
17 Novembre 2022 11:38

Secondo la mia modesta opinione noi consumatori abbiamo un’arma importante contro queste grandi multinazionali, avere un elenco di aziende del loro pacchetto ed per tutto ciò che è possibile acquistare altri prodotti da aziende non proprietà di nestlé, non è semplice ma si può fare. Bisogna sempre cercare di leggere le etichette di quello che mettiamo nel nostro carrello della spesa, grazie anche al fatto alimentare si riesce ad essere abbastanza aggiornati su ciò che questi cercano di propinarci senza alcun riguardo per la nostra salute. Buona giornata a tutti