L’influenza aviaria A(H5) ad alta patogenicità (HPAI) è tornata a preoccupare, e non poco. In coincidenza con i grandi flussi migratori autunnali, in Europa si sono registrati (tra l’inizio di settembre e metà novembre) oltre 1.400 casi in 26 paesi: un numero quadruplo rispetto allo stesso periodo del 2024, e il più alto dal 2016 e oggi. Viaggiando sulle ali degli uccelli selvatici in molti casi apparentemente sani, così come su quelle degli uccelli acquatici, il virus si è diffuso, dando luogo a focolai con elevata mortalità anche in uccelli come le gru per esempio in Germania, Francia e Spagna. Lo rende noto l’Agenzia per la Sicurezza Alimentare (EFSA), che sottolinea come il 99% dei casi ad alta patogenicità sia stata causata da virus A(H5N1), soprattutto di un nuovo ceppo già segnalato e in rapida espansione in direzione Est-Ovest.
Data la situazione, l’agenzia ha reso note le sue raccomandazioni per cercare di limitare l’ulteriore espansione del virus soprattutto negli allevamenti di pollame.

Le raccomandazioni di EFSA
I consigli sono rivolti alle autorità nazionali, regionali e locali, a coloro che si occupano di produzione di pollame domestico e di gestione di uccelli selvatici e ai soggetti che si occupano di mammiferi a rischio di contrarre influenza aviaria quanto segue.
- Mantenere un elevato livello di biosicurezza negli allevamenti, sia durante la produzione che durante l’abbattimento.
- Emettere ordinanze di confinamento dei volatili domestici nelle zone in cui si è confermata la presenza di HPAI negli uccelli selvatici o dove si sono verificati episodi di mortalità di massa.
- Rafforzare la sorveglianza dei volatili domestici, al fine di garantire la diagnosi precoce negli allevamenti.
- Focalizzare la sorveglianza degli uccelli selvatici su zone umide e siti di sosta migratoria all’interno e all’esterno dell’Europa.
- Includere i centri di soccorso o di riabilitazione della fauna selvatica nella sorveglianza, e garantirne un’adeguata biosicurezza.
- Evitare l’alimentazione artificiale degli uccelli selvatici – in particolare gru e cigni – durante i periodi di rischio maggiore, al fine di ridurre l’affollamento e il pericolo di contagio.
- Rimuovere tempestivamente le carcasse di uccelli selvatici per ridurre la contaminazione dell’ambiente con l’HPAI.
- Ridurre al minimo gli elementi di disturbo alle popolazioni di uccelli selvatici (come caccia, attività ricreative, droni).
L’agenzia ricorda poi che è possibile accedere al Bird Flu Radar, uno strumento che permette di monitorare in tempo reale la probabilità di introduzione del virus HPAI nelle popolazioni di uccelli selvatici in Europa nello spazio e nel tempo. Inoltre, nello scorso settembre l’EFSA e la Commissione europea hanno elaborato alcuni strumenti di comunicazione dal nome #NoBirdFlu, tra i quali poster, infografiche, adesivi, post sui social media in tutte le lingue dell’UE, resi disponibili per aiutare gli allevatori e i veterinari ad attuare misure di biosicurezza negli allevamenti avicoli.
La situazione negli USA e il pipistrello peruviano
Negli USA, dove per tutto lo scorso inverno a preoccupare è stata la diffusione dell’influenza aviaria nei bovini da latte, al momento la situazione è relativamente tranquilla, come segnala il sito dei Centers for Disease Control di Atlanta. È bene tuttavia ricordare che il sito potrebbe essere condizionato dalla nuova direzione, di stretta osservanza trumpiana, che ha già modificato le pagine dedicate alle vaccinazioni in direzione no vax, sostenendo varie tesi antiscientifiche, e potrebbe quindi non essere del tutto attendibile.
Desta invece di sicuro preoccupazione uno studio per ora pubblicato in attesa di revisione sul sito BioRXiv, perché segnala una situazione che, se non controllata e tenuta a bada, potrebbe sfuggire di mano. I ricercatori hanno scoperto che, in seguito alla massiccia epidemia che ha colpito le coste peruviane del Pacifico nel 2022, uccidendo anche moltissimi mammiferi marini, alcuni pipistrelli vampiro (Desmodus rotundus) della zona sono stati infettati con H5N1. Il fatto in realtà non stupisce, perché questi pipistrelli si nutrono proprio del sangue degli animali marini e – hanno scoperto – anche di numerose altre specie compresi uccelli, maiali, pecore, capre e bovini, ma preoccupa perché questi animali potrebbero costituire la specie-ponte della trasmissione del virus ad altre specie come quella umana, e diventare un serbatoio permanente dei virus dell’aviaria.

Dall’influenza aviaria al covid
I pipistrelli sono animali particolari perché, grazie al loro sistema immunitario attivo 24 ore su 24, ospitano moltissimi patogeni (tra i quali i coronavirus) senza risentirne. La prima descrizione della presenza di virus dell’aviaria è stata fatta qualche anno fa su esemplari catturati a Dacca, in Bangladesh, nelle cosiddette volpi volanti indiane, una specie che si nutre di frutta e nettare. In quel caso sono stati i corvi a trasmettere l’infezione condividendo gli stessi alberi da frutta. Quell’episodio ha spinto alcuni esperti dell’Università di Glasgow, in Scozia, ad andare in Perù otto mesi dopo l’acme della crisi del 2023.
In un primo momento i ricercatori non avevano trovato prove della presenza di H5N1 nei pipistrelli (in base ai tamponi rettali e faringei). Analizzando il sangue, però, è emerso che l’8% dei pipistrelli aveva anticorpi specifici. Per ora non sembra che ci siano stati passaggi ad altre specie, né che i pipistrelli siano particolarmente sensibili ai virus dell’aviaria, ma è evidente che c’è la necessità di uno stretto monitoraggio. In Bangladesh nel 2025 si sono registrati quattro i casi accertati di trasmissione dell’aviaria agli esseri umani, quasi certamente per contatto con il pollame. In Perù e Cile per il momento nessuno.
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Giornalista scientifica



Buongiorno.
Apprendo da questo articolo che i pipistrelli sono animali particolari in quanto hanno un sistema immunitario “attivo 24 ore su 24”, il quale li difende da molti patogeni.
Potete cortesemente essere più precisi e spiegarmi che cosa intendete per sistema immunitario “attivo 24 ore su 24”?
Perché anche noi esseri umani, credo, abbiamo il sistema immunitario sempre attivo: i nostri globuli bianchi non vanno a dormire, per quanto ne so, non staccano dopo 8 ore di lavoro, non fanno sciopero e, fortunatamente, non sono iscritti all CGIL di Maurizio Landini.
Grazie.
I pipistrelli hanno un numero particolarmente alto di geni legati alla risposta immunitaria – alcuni specifici delle singole specie, altri diffusi in tutto l’ordine, inoltre riescono a tollerare e sopravvivere a virus che causano patologie anche letali nell’uomo. Recenti studi hanno anche scoperto la presenza di grandi vescicole piene di virus nelle cellule staminali di pipistrello che rappresentano le principali famiglie virali, compresi i coronavirus, senza compromettere la capacità delle cellule di proliferare e crescere.
https://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S0092867423000417
Grazie.
Questa precisazione é molto interessante e mi ha fatto scoprire una particolarità dei pipistrelli che non conoscevo.
Speriamo che non si proceda mai nell’uccisione di queste specie, già minacciate dall’espansione umana, al fine di contenere la diffusione di questi virus.
L’unica “colpa” dei pipistrelli é quella di avere sviluppato, nel corso della loro evoluzione, dei meccanismi formidabili per proteggersi da certe malattie.
Cordiali saluti.