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Anche se sono meno evidenti rispetto ad altre monocolture e meno percepite come dannose per l’ambiente, le coltivazioni estensive di noccioli stanno conquistando porzioni sempre più grandi del suolo italiano: In alcuni casi rimpiazzano le colture preesistenti (a volte da secoli), diffondendo dosi massicce di fertilizzanti, erbicidi e insetticidi nelle acque e nei terreni, e riducendo la biodiversità. Se in Nord America monocoltura significa mais, soia e colza e in Indonesia palma da olio, in Italia vuol dire noccioleti, complice anche la continua richiesta di nocciole italiane da parte di Ferrero e di altri produttori di dolci. Ma ora, dopo anni di denunce da parte di organizzazioni come ISDE Italia (Associazione medici per l’ambiente), per le aziende che comprano terreni da destinare alla riconversione, la situazione potrebbe farsi più complicata  almeno nel Lazio. L’associazione ambientalista ClientEarth, insieme a Lipu-Birdlife Italia, ha infatti intentato causa alla Regione, alle autorità di bacino delle acque e ai comuni di Caprarola e Ronciglione per aver violato le leggi europee sulle aree protette, riferendosi alla zona del lago di Vico.

Tutta l’area, nella quale insistono oltre 21mila ettari coltivati a noccioli, per buona parte fornitori di Ferrero è, o per meglio dire dovrebbe, essere tutelata, perché rientra nell’elenco dei siti EU Natura 2000. Ciononostante, in conseguenza di 50 anni di coltivazioni intensive (ottenute con un uso massiccio di fertilizzanti e diserbanti), le sue acque presentano concentrazioni allarmanti di fitofarmaci e di sostanze chimiche di vario tipo che, oltretutto, finiscono direttamente nelle acque potabili creando problemi. Inoltre, questo tipo di coltivazioni, altamente meccanizzate, come ricordava anche un articolo di The Ecologist del 2020, genera pochissimi posti di lavoro e benefici per le comunità locali. Una situazione analoga si registra nelle zone limitrofe come quelle del lago di Bolsena che, a sua volta, deve fare i conti con la crescita spropositata – favorita dai fertilizzanti – di un cianobatterio, Planktothrix rubescens. Il batterio genera tossine chiamate microcistine, definite cancerogene dallo Iarc, forse all’origine dell’incidenza insolitamente alta di tumori tra gli abitanti della zona, segnalata già nel 2017. In  questi anni Ferrero è andata avanti con il suo progetto “Nocciola Italia” finalizzato a sostituire entro il 2026 l’importazione di nocciole dalla Turchia con l’aumento progressivo di noccioleti italiani, diffusi su migliaia di ettari. La stessa cosa viene fatta da altre aziende che cercano di utilizzare nei loro prodotti dolciari solo materia prima italiana. Da un punto di vista commerciale, questa scelta ha dei risvolti positivi sul consumatore, anche se per alcuni prodotti come le nocciole le persone dovrebbero tenere presente gli aspetti negativi di tipo ambientale. Delle potenziali conseguenze di questo progetto ne abbiamo parlato in questo articolo.

nocciole
Le monocolture di nocciole nella zona del Lago di Vico sono in crescita, spinte dal progetto “Nocciola Italia” di Ferrero e di altri produttori

C’è poi il secondo effetto negativo delle monocolture da nocciolo, meno evidente, ma non meno grave. Si tratta della biodiversità, sempre più compromessa in un’area un tempo talmente bella e ricca di specie da meritarsi, appunto, la tutela europea. Chiarissimo, quindi, lo scopo della causa, come affermato dai rappresentanti delle due associazioni tra cui Lara Fornabaio di ClientEarth: “Se vogliamo avere la possibilità di coltivare anche in futuro, è indispensabile che le amministrazioni pubbliche intervengano ora, per impedire che il territorio e la sua biodiversità si degradino irreversibilmente. In caso contrario, l’agricoltura intensiva distruggerà la capacità della natura di provvedere alle comunità negli anni a venire. Già oggi sta privando i residenti di acqua potabile sicura”. 

Anche se si tratta di una sfida tra soggetti non certo uguali, la causa ha qualche possibilità di successo, soprattutto perché, per ora, non è stata trovata una fonte di acqua potabile alternativa per la zona di Vico, e questo è un argomento di fronte al quale la giurisprudenza dovrebbe essere abbastanza chiara, anche alla luce dell’anomala incidenza di tumori. Il Fatto Alimentare continuerà a seguire la vicenda, e a informare i lettori.

© Riproduzione riservata Foto: AdobeStock, Depositphotos

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sara
sara
19 Gennaio 2023 15:26

ottimo articolo. Purtroppo è difficile trovare giornali che trattano questi argomenti. complimenti

Mattia
Mattia
20 Gennaio 2023 10:45

Se pesiamo che tutte queste nocciole vanno a finire in prodotti del tutto secondari che fanno cariare i denti per eccesso di zucchero e antinutrizionali capiamo come il problema è ben più grave. Interi noccioleti sprecati per cibo iperprocessato che qualsiasi genitore degno considererebbe non adatta.

Invece di finire in tavola come frutta secca finisce (poca) nelle merendine

Antonio Vitolo
Antonio Vitolo
Reply to  Mattia
9 Febbraio 2023 19:47

Lei ha ragione.Sottoscrivo tutto.Per non parlare poi delle PREGIATE nocciole “IMMANGIABILI” con
abbondante aggiunta di dannosissimo Olio di Palma.

Giovanni
Giovanni
20 Gennaio 2023 11:26

Il problema sono gli scarichi non depurati, le coltivazioni non c’entrano nulla.

michele piacentini
michele piacentini
Reply to  Giovanni
22 Gennaio 2023 11:39

Mi spieghi come fai a depurare l’acqua data (assieme ai fertilizzanti) ai noccioli e che poi viene assorbita dal terreno finendo nelle falde?

Alberto
Alberto
Reply to  Giovanni
23 Gennaio 2023 14:30

Centrano anche le coltivazioni estensive di noccioli – come l’articolo spiega chiaramente – in quanto tolgono sempre più spazio alle colture preesistenti e stravolgono l’habitat originario, tipico del lago di Vico, costituito da specie animali e vegetali che rischiano di essere cancellate.

luigiR
luigiR
24 Gennaio 2023 14:49

è evidente che le multinazionali possono tutto, come, per esempio, mettere le fette di prosciutto sugli occhi di autorità e consumatori…

MARIO APICELLA
MARIO APICELLA
9 Febbraio 2023 10:04
giova
giova
9 Febbraio 2023 11:57

Dall’articolo: “Anche se si tratta di una sfida tra soggetti non certo uguali, la causa ha qualche possibilità di successo”.
Lo spero proprio, anche se stupisce come un sito protetto possa presentare delle criticità ambientali così marcate! Ne deduco che per anni chi doveva segnalare e provvedere all’applicazione di leggi e regolamenti per rendere effettiva la tutela non l’ha fatto.
Se questa è l’autonomia differenziata che alcuni propugnano, io non la condivido.

Marinella
Marinella
9 Febbraio 2023 13:21

L’uomo sta distruggendo il mondo per nutrirsi…ci dovrebbe essere maggiore consapevolezza…in questo i media dovrebbero informare di più , invece quasi nessuno ne parla a parte voi e pochi altri…soprattutto le televisioni che non vogliono perdere i loro introiti pubblicitari.

Filippo Rossi
Filippo Rossi
9 Febbraio 2023 22:41

Perchè coltivare nocciole dovrebbe essere più pericoloso del coltivare grano? Se il Lago di Vico ha già un alto livello d inquinamento, pperchè gli ambientalisti non si sono svegliati prima ? Forse perchè a loro più che dell’ambiente interessa colpire Ferrero? La tossina batterica è cancerogena? A che livello: 1A, 2B, 3A ? E’ importante esaperlo. Anche la caffeina è cancerogena ma non costituisce un problema per l’umanità. Tutta l’agricoltura è fortemente meccanizzata (grazie a Dio e all’ingengo umano la fatica degli agricoltori è diminuita) e assorbe sempre meno persone, perchè questo dovrebbe essere un problema ? Quanti posti di lavoro creano le Associazioni ambientalist del No a tutto?

Rino
Rino
10 Febbraio 2023 17:56

ho smesso di mangiale prodotti delle multinazionali. Senza i nostri acquisti sarebbero falliti e le monocolture di nocciole o di palma da olio o da ogni prodotto non sostenibile non distruggerebbero l’ambiente.Solo con il nostro potere d’acquisto possiamo uscire dalla situazione in cui stiamo affogando. NON ESSERE COMPLICE, sembra difficile ma non lo è basta un po’ di Attenzione