Hotspot di microplastiche nelle profondità del Mar Tirreno. Fino a 2 milioni di frammenti per metro quadro: un record nelle profondità
Hotspot di microplastiche nelle profondità del Mar Tirreno. Fino a 2 milioni di frammenti per metro quadro: un record nelle profondità
Giulia Crepaldi 12 Maggio 2020Prima che la pandemia di coronavirus sconvolgesse le nostre vite, a dominare la discussione pubblica – tra una sterile polemica politica e l’altra – erano i temi ambientali, come l’inquinamento da microplastiche dei nostri mari. Il problema rimane anche se la nostra attenzione è rivolta altrove. Per esempio, mentre noi affrontiamo l’emergenza Covid-19, nei fondali del Mar Tirreno sono stati trovati fino a 2 milioni di frammenti di plastica per metro quadro. La concentrazione più alta mai misurata in profondità.
A scoprirlo sono stati i ricercatori delle Università di Manchester, Durham e Brema, insieme al National Oceanography Centre (Noc) e all’Istituto francese di ricerca per lo sfruttamento del mare (Ifremer), che hanno pubblicato i risultati sulla rivista Science. L’obiettivo degli scienziati era capire dove, esattamente, va a finire tutta la plastica che non resta in superficie. Si stima che solo l’1% rimanga a galla, formando talvolta le ormai famigerate “isole di plastica”. Il restante 99% affonda. Una percentuale pari a circa il 13,5%, è costituita da frammenti di dimensioni inferiori a 1 mm, cioè microplastiche.
Come riporta Galileo, i ricercatori hanno utilizzato campionamenti di sedimenti, modelli delle correnti marine e le mappature dei fondali scoprendo che nelle profondità del Mar Tirreno si trovano alcune zone dove le microplastiche si accumulano raggiungendo concentrazioni mai registrate prima, fino a 1,9 milioni al metro quadro. Secondo gli scienziati, la formazione di questi hotspot è dovuta alle correnti profonde, che trasportano le microplastiche verso i canyon sottomarini, concentrando i frammenti insieme ai sedimenti.
Secondo i ricercatori la maggior parte delle microplastiche presenti nei campioni non si è originata dalla frammentazione di rifiuti plastici di dimensioni maggiori. Si tratta di microfibre tessili, che non vengono filtrate dagli impianti di depurazione e quindi arrivano indisturbate ai fondali marini direttamente dalle nostre lavatrici.
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Giornalista professionista, redattrice de Il Fatto Alimentare. Biologa, con un master in Alimentazione e dietetica applicata. Scrive principalmente di alimentazione, etichette, sostenibilità e sicurezza alimentare. Gestisce i richiami alimentari e il ‘servizio alert’.
Ma non si potrebbero dotare le lavatrici di filtri efficaci per trattenere le microfibre dei tessuti sintetici?
ottima idea, manca la legge
Non è che forse si intendeva non un “metro quadro” ma bensì un “metro cubo”?
Lo studio fa riferimento ai metri quadri dei fondali. “nei fondali del Mar Tirreno sono stati trovati fino a 2 milioni di frammenti di plastica per metro quadro.”
La ringrazio
Al metro quadro o a metro cubo, dipende dal metodo di analisi e di studio adottato. L’importante, come al solito, è conoscere) ‘unità di misura scelta.
….. sapessi quanta plastica mi ritrovo tra i piedi, io che cammino e non in riva al mare. ai margini delle strade, nei fossi, nei campi, negli orti (degli altri) ed altro….. e la pulizia? e dov’é? qui la più in voga è quella fatta con i tagliaerbe automatici ed i “diffusori” automatici che sparpagliano il tagliato in faccia alla gente e nelle case…..