IBFAN Italia insieme ad alcune associazioni* che si occupano di promuovere le corrette pratiche alimentari per neonati e bambini, hanno scritto una lettera aperta a Massimiliano Rosolino, ex nuotatore e campione olimpico, ora testimonial della pubblicità per il latte crescita Aptamil3 (vedi sotto il video).
Nel video lo sportivo sottolinea l’utilità di dare ai bambini il latte in polvere dopo i 12 mesi. Si tratta di un messaggio che secondo le associazioni, non è sostenuto da evidenze scientifiche.
“La proposta di alimentare i bambini dopo l’anno di vita con latti di crescita va in direzione opposta a quella suggerita dall’OMS[1], dall’EFSA[2], e dall’istituto tedesco per la valutazione del rischio (Bundesinstituts für Risikobewertung)[3], che, sulla base di evidenze scientifiche solide, considerano questi prodotti inutili (oltre che costosi) per l’alimentazione dei bambini, se non addirittura negativi in quanto l’alto contenuto di zuccheri ed il conseguente sapore dolce potrebbero influenzare le preferenze del bambino per i cibi dolci e favorire sovrappeso ed obesità.”
I firmatari della lettera riportano i pareri scientifici che sottolineano l’importanza dell’allattamento al seno, considerando il latte di proseguimento un prodotto “inutile e costoso, che può condizionare negativamente l’allattamento materno, raccomandato ben oltre il primo anno di vita”. Anche secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità le donne dovrebbero allattare i propri figli al seno in maniera esclusiva per i primi sei mesi, per poi passare all’integrazione con alimenti complementari. La “convivenza” dovrebbe andare avanti almeno fino al compimento del primo anno di vita ed eventualmente oltre, secondo le esigenze manifestate dalla mamma e dal proprio figlio.
La lettera si conclude con l’invito a Massimiliano Rosolino di ritirare la sua adesione alla campagna pubblicitaria, visto soprattutto il grande ascendente che ha sull’opinione pubblica.
*IBFAN Italia, con AICPAM, CreAttivamente Ostetriche, La Leche League Italia, Il Melograno, MAMI e MIPPE
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Giornalista, redattrice de Il Fatto Alimentare, con un master in Storia e Cultura dell’Alimentazione
Ed Aptamil contiene anche olio di palma. -_-
…olio di palma, olio di semi di girasole…
http://www.aptaclub.it/it/prodotti/Latte_crescita/aptamil-3-polvere/
latte materno: grassi saturi 45%, insaturi 65%
olio di palma: grassi saturi 49%, insaturi 51%
In entrambi i casi, la maggior parte dei grassi saturi è costituita da acido palmitico.
giulianoeffe
Perché dare a un lattante un prodotto alimentare che non esisteva fino a pochi anni fa in Italia. Come si preparava il latte in polvere? Adesso si trova dappertutto, evoluzione o profitto?
Il latte in polvere per lattanti è un prodotto presente sul mercato da decenni ed è stato senz’altro oggetto di evoluzione nella sua composizione. Il suo utilizzo è facoltativo e non sono abbastanza competente per giudicare tutti i pro ed i contro. Tra i motivi per cui non si dovrebbe usare mi sembra comunque di poter dire che il suo contenuto di olio di palma non è rilevante.
Certo ma perché hanno inserito il palma? Le aziende non hanno mai risposto a questa domanda che abbiamo loro posto. Quali sono i buoni motivi?
A mio parere, lo usano perché ha una composizione in acidi grassi molto simile a quella del latte materno ovvero consente di avvicinarcisi ancora meglio miscelandolo, in questo prodotto, con olio di girasole.
Resta l’interrogativo ,ma prima cosa usavano?
Non posso saperlo, ma potrebbe essere sempre stato olio di palma, perché no? Ho ipotizzato che venga usato per la sua composizione simile al latte materno. Aggiungo che anche il fatto che sia solido a temperatura ambiente potrebbe avere la sua importanza se il prodotto reclamizzato, come penso, è in polvere. Senza trascurare la eccellente stabilità dell’olio di palma.
Il problema è che le aziende produttrici si rifiutano di rispondere alla domanda di cosa si usava prima del palma. Anche loro non ricordano o non lo sanno?
Ha molta importanza saperlo? Mi verrebbe da pensare che siccome questo “latte” è stato inventato di recente, ha sempre contenuto olio di palma (e anche l’1 e il 2 lo conterranno sicuramente da decenni).
Che il latte di crescita sia inutile, è fuor di dubbio, ma il fatto che contenga olio di palma, come ha fatto notare giulianoeffe, è del tutto irrilevante.
Se vogliamo proprio criticare un latte artificiale per la miscela di oli che contiene, allora dobbiamo giudicarla nel suo complesso, non prendendo un elemento singolo che da solo non vuol dire NULLA.
Ma prima cosa si usava la posto del palma : Perchè nessuno lo dice . Il palma è arrivato in Europa dieci anni fa !
Posso provare a informarmi, ma presumo che la risposta sia che usavano una miscela diversa. Al momento la miscela di oli che viene utilizzata varia tantissimo da marca a marca. Che ho visto (vado a memoria) io si usano: girasole, oliva, palma, erucico, singola cellula, colza, cocco (non tutti assieme chiaramente).
Che senso ha chiedersi che si usava prima dell’olio di palma? Perché non ci chiediamo ad esempio cosa usavano prima del cocco che, a tutti gli effetti, è peggiore del palma?
Poi ci possiamo chiedere in che modo la composizione dei vari oli si è modificata nel tempo e perché, e questa è una domanda più sensata. Non credo che abbiano tolto l’olio X per sostituirlo con il palma. Avranno cambiato la miscela e nella nuova c’era in più (o in sostituzione di una o più cose) il palma.
Anche se a livello di curiosità ci può stare, chiedersi “cosa si usava prima dell’olio di palma?” è una domanda pur sempre senza senso perché anche se ti dicessero che si usava l’olio X non ne sai più di prima perché bisogna paragonare le miscele di oli nel COMPLESSO. OK, si usava l’olio X, ma la miscela che si usa oggi è migliore o peggiore? Questo è il dato importante.
Purtroppo però nessuno potrà rispondere, perché come sia fatta effettivamente la miscela non te lo vengono mica a dire 😀
Quindi, il dato sull’olio di palma è solo ed esclusivamente un curiosità che però non migliora minimamente la nostra comprensione della situazione.
La questione è molto semplice. Perchè mantenere il segreto su un prodotto per infanti? Perchè introdurre il palma come ingrediente nel latte in polvere a pochi mesi di vita? Il primo approccio con questo grasso per i bambini aviene con biscotti e merendine più avanti. L’ISS sconsiglia di consumare prodotti con il palma per bambini di età 3-10 anni come abbiamo detto. Qual è il buon motivo per usarlo quando se ne può fare a meno usando oli migliori? Non si tratta di curiosità ma di qualità
Dimenticavo… chi lo sa, forse usavano i grassi idrogenati, come per i dolci…
Ma i grassi idrogenati non esistevano prima !
sarei dell’opinione che un bambino non nasce da un frutto della palma, ma da una mamma. non capisco, se ad una mamma non difetta, per quale motivo dovrebbe essere alimentato con latte in polvere, se poi ci sono delle differenze in micronutrienti, basilari per un sano sviluppo, che gli artificiali non possono contenere?
L’uso comune dell’olio di palma è iniziato in Italia più di 25 anni fa, soprattutto in sostituzione dei grassi idrogenati (che esistevano, eccome).
Verametne Nutella lo usava 50 anni fa, comunque l’uso massiccio si è registrato in modo crescente negli ultimi 10 anni, ma adesso ci sono le alterantive per molti prodotti basta volerlo
Roberto,
ho dato un’occhiata veloce al documento dell’ISS al quale credo tu faccia riferimento, ovvero questo:
http://www.salute.gov.it/imgs/C_17_pubblicazioni_2481_allegato.pdf
Ma dove lo dice che l’ISS sconsigli l’assunzione di olio di palma da parte dei bambini da 3 a 10 anni? Io non l’ho trovato scritto da nessuna parte.
Dicono solo che i bambini (FORSE) tendono ad assumere una quantità maggiore di grassi saturi rispetto al loro fabbisogno. Cito: “il consumo complessivo di grassi saturi nei bambini tra i 3 e i 10 anni risulta superiore, se riferito all’obiettivo fisso del 10%. Occorre tuttavia considerare che i dati di assunzione nelle fasce di età tra i 3 e 10 anni unificano età in cui i consumi si differenziano in maniera significativa e vanno pertanto
interpretati con cautela.”
Le assunzioni che hanno fatto sono moooolto caute e, se vogliamo, esagerate, ma anche assumendo che siano realistiche, quello che dicono NON è di consumare meno olio di palma (che ripetono più volte non è fonte di rischio), ma meno grassi saturi. In altre parole, mangiamo una merendina di meno o mettiamo meno parmigiano nella pasta o consumiamo un po’ meno olio di oliva e siamo a posto.
Ma poi, tutto ciò che c’entra con la formulazione del latte di crescita???
Forse lei non ha letto l’intervista che Marco Silano ha rilasciato a Il Fatto Alimentare e nemmeno l’articolo scritto sulla newsletter dell’Istituto Superiore di Sanità. La sua interpretazione mi sembra in contrasto con quanto detto e scritto. Ecco il link: http://www.ilfattoalimentare.it/olio-di-palma-grassi-saturi-istituto-superiore-sanita.html
Scusate ma nella pubblicità è evidenziato benissimo sia la necessità di consultare un pediatra sia il fatto che il latte materno sia la migliore fonte di nutrimento per il bambino….mi sembrano polemiche futili e inutili. Chi come nel mio caso non ha la possibilità di allattare cosa deve fare?
A riprova che la pubblicità è andata in porto…
L’allattamento non c’entra nulla e neanche il pediatra. Uno può usare tranquillamente il latte vaccino.
Invece tu confondi il latte 3 con il latte 1 per neonati (che è sicuramente lo scopo della pubblicità).
Non confondo nulla, il latte 1 e il latte 3 sono ben conscio di cosa siano e di come vanno usati.
Mi meraviglio che parli di latte vaccino a un anno e quindi capisco che il discorso sia da rivedere.
Il latte vaccino non andrebbe utilizzato perché carente di ferro e troppo proteico e in più è scientificamente provato che fa crescere solo i vitelli, e andrebbe limitato al minimo da qualunque dieta sia di bambini che adulti.
L’unico latte di crescita che contiene “zuccheri” (nei messaggi sopra) è il latte crescita Granarlo, che guarda caso contiene latte vaccino.
Comunque capisco che il tema sia delicato e che ognuno le etichette le legge un po’ come vuole.
E’ un po’ come l’olio di palma che tutti ne parlano e pochi sanno cosa sia effettivamente..magari potresti chiederti, come ho fatto io, cos’è la morteriella alpina (latte 1 e 2) e allora ti si aprirebbe un mondo niuovo…..
Ma scusa, con che cosa pensi che facciano il latte X (con X da 1 a 3), con del latte che viene dallo spazio?
Che il latte di crescita sia inutile e che vada benissimo il vaccino non lo dico io, ma lo dicono tutti quelli che contano (e che non sono i produttori).
Poi se preferisci l’approccio dogmatico del “il latte vaccino serve solo ai vitelli”, contento te…
Non conoscevo la “mortariella alpina”, ma non capisco la rilevanza del commento (o cosa c’entri l’olio di palma…). Comunque leggo che l’EFSA la considera sicura per l’utilizzo nel latte formulato.
Dai 12 mesi certo che un bimbo può prendere il latte vaccino. senza esagerare. Anche lo yogurt.
Capisco la necessità del latte in polvere se non si ha la possibilità di allattare, ma dopo l’anno può essere limitato/eliminato e il bimbo può mangiarsi a colazione un po’ di yogurt coi biscotti (entrambe cose che , volendo, si possono scegliere bio, senza olio di palma ecc ecc..)
Per cui anche io penso che il latte in polvere 3 non abbia proprio senso di esistere..