Il consumo di insetti sta iniziando a diffondersi, in Europa come in Nord America. Ma la penetrazione dei prodotti che li contengono nei mercati occidentali procede con grande lentezza. Come mai? E che cosa si può fare per accelerare? Ovviamente, non c’è una sola risposta a queste domande. Tuttavia, negli ultimi anni numerosi studi hanno cercato di capire cosa trattiene i consumatori occidentali, molto spesso desiderosi di ridurre l’impatto ambientale di ciò che mangiano, dall’includere anche gli insetti nella loro dieta. Ora una metanalisi pubblicata su Appetite dai ricercatori dell’Università di Kassel, in Germania, su 45 ricerche pubblicate di recente inizia a fornire risposte e a individuare linee generali che sarebbe opportuno seguire.
Innanzitutto, cercare di convincere i consumatori a mangiare insetti in modo troppo aggressivo è tutt’altro che una buona idea. Piuttosto, sembra che sia meglio far aumentare la familiarità in modo soft, proponendo i prodotti senza insistere più di tanto sulle virtù ambientali. Poiché i freni principali sono il disgusto (gli insetti, nell’immaginario degli occidentali, rappresentano malattie e cibo avariato) e la neofobia, cioè la ritrosia, soprattutto dei meno giovani, a introdurre alimenti del tutto nuovi nella dieta, secondo alcuni studi la strategia migliore sarebbe non dichiarare la presenza negli ingredienti. A parte il fatto che questo è impossibile in Europa, dal punto di vista legislativo, questo stratagemma sarebbe anche controproducente, perché i consumatori, una volta scoperto l’inganno, diventerebbero ancora più diffidenti e la loro opinione diventerebbe ancora più negativa e ricca di pregiudizi, considerando anche che esiste una diffusa convinzione che non esistano obblighi di etichettatura per gli alimenti contenenti insetti
Ben venga quindi l’obbligo a inserire in etichetta la presenza di insetti, per favorire la normalizzazione di questi ingredienti. A una condizione, però: le informazioni devono essere trasmesse con intelligenza. Così, per esempio, è più efficace inserire il nome scientifico dell’insetto, piuttosto che quello comune, ed è più utile mettere, se lo si desidera, un logo stilizzato e generico, piuttosto che un disegno dettagliato. Quanto al tipo di insetto, gli europei preferiscono i grilli e in generale gli insetti adulti alle larve, perché, da secoli in Europa, queste ultime rappresentano il segnale che un alimento è andato a male.
Conta naturalmente anche il prezzo, sul quale è necessario un equilibrio. Visti gli aumenti del costo del cibo negli ultimi mesi, indubbiamente vendere i prodotti a prezzi bassi potrebbe aiutare a migliorare la diffusione. Tuttavia, non bisogna esagerare, perché si rischia di ottenere il risultato opposto, trasmettendo il messaggio che si tratta di cibo di scarsa qualità. Meglio quindi tenere prezzi medio-alti, che indirettamente danno l’idea che si tratti di alimenti qualitativamente validi, come effettivamente sono.
C’è poi il gusto, sul quale gli autori forniscono un consiglio generale ai produttori: lo strumento più efficace è la riconoscibilità (oltre che, ovviamente, la gradevolezza). Pertanto, sarebbe molto utile che i prodotti con insetti fossero croccanti, quando è possibile. Ciò li aiuterebbe a conquistarsi una propria nicchia e a differenziarsi dai principali competitori: i sostituti vegetali della carne, tipicamente morbidi. Un altro stratagemma che potrebbe favorire la prima accettazione è associare gli insetti alle cucine etniche, ormai diffuse ovunque. Anche se su tempi medi e lunghi l’obiettivo è normalizzare la presenza di insetti nelle diete occidentali, per iniziare a familiarizzarsi con questi ingredienti assaggiare pietanze che li contengono nell’ambito di tradizioni culinarie diverse dalle proprie sarebbe di aiuto, visto anche l’enorme successo che queste hanno un po’ ovunque. Inoltre, è sempre necessario tenere presente uno degli aspetti noti da più tempo: i consumatori occidentali non amano gli insetti interi e preferiscono sempre alimenti realizzati con farine.
Infine, poiché il mercato è ancora in fase embrionale, aiuterebbe molto creare spazi e occasioni per far conoscere ai consumatori questi prodotti, per esempio con assaggi, eventi, promozioni, pubblicità, spazio nei ristoranti e nei supermercati, coinvolgendo anche i social media, i cuochi più conosciuti e i loro programmi televisivi, organizzando serate con primi assaggi in diretta.
La metanalisi ha poi verificato anche la diffusione geografica dell’entomofagia, scoprendo che gli europei sono molto più avanti dei nordamericani. La Germania, in particolare, era pronta a produrre e a vendere diversi tipi di alimenti, ma la pandemia prima e l’aumento dei prezzi poi hanno rallentato la corsa; attualmente, sono Belgio e Paesi Bassi gli stati più avanti, anche dal punto di vista normativo.
A conclusioni simili era giunta anche una metanalisi precedente, pubblicata su Foods all’inizio del 2023 e condotta dai ricercatori dell’Università di Torino su 98 studi (alcuni dei quali, probabilmente, sono gli stessi della nuova analisi) pubblicati in gran parte negli ultimi quattro anni. In quel caso si poneva anche l’accento sull’importanza di far conoscere il grande valore nutrizionale degli insetti, che hanno il triplo di proteine della carne di manzo a parità di peso, più di quello ambientale che, pur essendo rilevante, non è sufficiente a modificare le abitudini, almeno per ora. I benefici nutrizionali risultano poi ancora più efficaci se sono messi in evidenza da autorità pubbliche e da esponenti della comunità scientifica, anche se c’è fiducia nei produttori.
C’è quindi molto da fare, per migliorare la situazione, ma non sembrano esserci opposizioni insormontabili da parte del pubblico occidentale: ciò che chiede sono informazioni corrette, prodotti gustosi a prezzi accessibili e occasioni per provarli.
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Giornalista scientifica
Che studi ci sono su eventuali malattie trasmissibili dagli insetti utilizzati come alimenti o come ingredienti alimentari ?
Non cercherò mai nessuna
“disgustosa occasione” per assaggiare grilli e insetti vari ,e trovo alquanto pretestuosa l ‘idea di voler promuovere (tramite strategie di marketing soft ) un potenziale avvicinamento del consumatore a tali disgustose pietanze…..Nessuna tecnica di marketing riuscirà mai ad avvicinarmi ad alcun assaggio volontario di grilli o insetti ,ve lo posso mettere x iscritto già da adesso e aggiungo che mi irrita il modo in cui si tenta di “circuire l ignaro consumatore…ne va della sua salute !!!!
Mi trovi in completo accordo con quello che scrivi. Il solo pensiero di mangiare un cibo che tra gli ingredienti ha gli insetti, mi fa venire il voltastomaco.
Sarà che sono vecchio e conservatore, ma non mi convincerete mai a mangiare insetti, mentre mi ero già convinto da solo molto tempo fa a mangiare meno carne, molta di meno, e a privilegiare gli alimenti di origine vegetale.
Invece, ammetto che vedo con interesse l’uso degli insetti nei mangimi per animali, anche perché molti animali mangiano naturalmente insetti
Una sola, unica domanda, preliminare a tutta la questione illustrata nell’articolo: ma perché mai dovremmo essere “convinti” a mangiare insetti?
Esiste una ragione plausibile?
per lo stesso motivo per il quale dovremo essere convinti a guidare inutili auto elettriche da 50k euro, 2 tonnellate di peso e 400 cavalli.
Se i giovani mangiano quintali di sushi invece che le migliaia di piatti della tradizione italiana, il marketing riuscirà anche a far apprezzare gli insetti.
Basterà che inizi qualche influencer famoso pagato profumatamente e inizierà pure questo carrozzone.
Un bell’angolino colorato nel supermercato fra il senza glutine e il salutistico magari…
Sto invecchiando
Vi leggo sempre molto volentieri, con grande attenzione e anche fiducia, ma non capisco francamente il senso di quest’articolo che, a mio avviso, non rientra assolutamente in quella che dichiarate essere la vostra missione o il vostro obiettivo.
Dare suggerimenti su come “sdoganare” gli insetti a tavola e prendere posizioni favorevoli sul loro utilizzo, per me è non è corretto da parte di chi si propone di tutelare le persone e favorire un’alimentazione sana… a parte il disgusto, ormai è noto che gli insetti contengono sostanze nocive per l’uomo…
Gradirei un chiarimento.
Gentilissima, gli insetti sono un argomento di attualità e negli ultimi anni, proprio in vista dell’autorizzazione al commercio in Europa, si sono moltiplicati gli studi che hanno approfondito e indagato sulla loro sicurezza e su altri aspetti nutrizionali. La redazione de Il Fatto Alimentare cerca di aiutare a promuovere una dieta sana e varia, pubblicando spesso interventi di preparati e aggiornati nutrizionisti. per questo abbiamo sempre ribadito l’importanza di consumare proteine di origine vegetale e di limitare il consumo di carne.
Se i consumatori italiani o europei non vorranno consumare insetti, nessuno li obbligherà. E se non c’è domanda anche l’offerta sparirà.
Alcuni personaggi pubblici stanno facendo passare l’idea che nei comuni alimenti che mangiamo ogni giorno verrà inserita la farina di insetti, ma non è così, visti anche i costi molto più alti di questi nuovi prodotti.
Nei nostri articoli ospitiamo i commenti dei nostri lettori che sono per la maggior parte contrari al consumo di insetti. Non ci possiamo però inventare studi scientifici inesistenti. Abbiamo sempre riportato le criticità che questi novel food possono portare, come ad esempio l’aspetto allergenico. Qui può trovare un altro approfondimento. https://ilfattoalimentare.it/mangiare-insetti-tra-scetticismo-e-polemiche.html
Siccome l’ ironico commento precedente sul “comportamento da bravo cittadino ecosostenibile” non è piaciuto, è la volta di un approccio giuridico- pratico: 1) cominciare a incoraggiare il consumo di cibi con un elevato tenore proteico ( siamo già a metà dell’opera, pare) 2) emanare normative che autorizzino, nell’ ingredientistica e nell’etichettatura, la menzione generica “proteine di origine animale”. E il gioco è fatto. Sempre che economicamente ne valga la pena….
Gli scaffali pullulano di cibi ad alto tenore proteico e la dieta degli occidentali è già troppo ricca di proteine. Di tutto abbiamo bisogno, tranne che di una nuova fonte proteica.
La prima cosa da fare è assegnare la gestione della comunicazione sugli insetti commestibili ***AI PUBBLICITARI*** e non agli scienziati, perché il consumatore medio DIFFIDA dagli scienziati, non capisce o ignora le spiegazioni scientifiche, e invece CREDE nella pubblicità e negli influencer.
E comunque bisogna smettere di usare il termine FARINA per la POLVERE di insetti!
Per il consumatore medio, e per il politico ancora più medio, “con la farina ci si fa il pane”, con tutta la pletora di stupidaggini che sentiamo ormai da mesi sul “buon pane italiano da preservare”, sulle “farine di grani antichi”, sulla battaglia del grano (no? ci arriveremo, tranquilli…) e via di seguito, che dimostra che non sanno di cosa si stia parlando.
Sono insetti polverizzati? E ALLORA CHIAMATELE ***POLVERI***, forza, ce la potete fare, così neppure a un cercopiteco strabico verrà in mente che ci si possa fare il pane!
E presentatele come INTEGRATORI PROTEICI, ***INTEGRATORI*** nell’immaginario del consumatore medio è una parola magica che equivale a “panacea miracolosa”, se li strapperanno di mano pur di consumarli.
E perchè convincere i consumatori a consumarli ?
Sono veramente meglio?
Secondo me non ci sono abbastanza dati per stabilire aualunque cosa nel lungo periodo.
Peraltro gli insetti possono contenere sostanze tossiche o antinutrizionali tanto è che la farina du grillo è ammessa solo sgrassata, con cosa non si sa.
Qui può trovare un altro approfondimento, si parla anche delle criticità. https://ilfattoalimentare.it/mangiare-insetti-tra-scetticismo-e-polemiche.html
E ridaje. Dobbiamo proprio mangiare insetti. Qualcuno ci deve convincere a mangiare insetti, per fortuna in maniera “soft”, bontà loro, non sia mai che chi non mostra di aver mangiato insetti almeno una volta al giorno venga escluso dalla vita sociale e lavorativa.
In passato, nemmeno in tempi di guerre o carestie ci si sognava di mangiare insetti, eppure la fame è brutta! Stiamo parlando di diffondere questo tipo di alimentazione in Nord America e in Europa, Paesi dove il grosso problema semmai è l’obesità. Ridurre i consumi, consumare proteine vegetali (le coltivazioni di legumi arricchiscono i terreni, oltre a offrirci cibo salutare e collaudato da migliaia di anni). Ma no, più parcheggi, meno colture e grandi capannoni per allevamento di insetti.
E sorridiamo, sicuramente ci stanno convincendo.
Gentilissima, gli insetti sono un argomento di attualità e negli ultimi anni, proprio in vista dell’autorizzazione al commercio in Europa, si sono moltiplicati gli studi che hanno approfondito e indagato sulla loro sicurezza e su altri aspetti nutrizionali. La redazione de Il Fatto Alimentare cerca di aiutare a promuovere una dieta sana e varia, pubblicando spesso interventi di preparati e aggiornati nutrizionisti. per questo abbiamo sempre ribadito l’importanza di consumare proteine di origine vegetale e di limitare il consumo di carne.
Se i consumatori italiani o europei non vorranno consumare insetti, nessuno li obbligherà. E se non c’è domanda anche l’offerta sparirà.
Alcuni personaggi pubblici stanno facendo passare l’idea che nei comuni alimenti che mangiamo ogni giorno verrà inserita la farina di insetti, ma non è così, visti anche i costi molto più alti di questi nuovi prodotti.
Nei nostri articoli ospitiamo i commenti dei nostri lettori che sono per la maggior parte contrari al consumo di insetti. Non ci possiamo però inventare studi scientifici inesistenti. Abbiamo sempre riportato le criticità che questi novel food possono portare, come ad esempio l’aspetto allergenico. Qui può trovare un altro approfondimento. https://ilfattoalimentare.it/mangiare-insetti-tra-scetticismo-e-polemiche.html
Perché dovremmo mangiare grilli.? Cui prodest? Costano anche molto e contengono sostanza non adatte a noi. Da un punto di vista ecologico, se facessimo allevamenti di grillo omega di carne, distruggeremmo il pianeta egualmente. Inoltre gli insetti contengono molti parassiti
Nessuno “deve” mangiare insetti. In vista dell’autorizzazione al commercio in Europa, si sono moltiplicati gli studi che hanno approfondito e indagato sulla loro sicurezza e su altri aspetti nutrizionali.
Se i consumatori italiani o europei non vorranno consumare insetti, nessuno li obbligherà. E se non c’è domanda anche l’offerta sparirà.
Alcuni personaggi pubblici stanno facendo passare l’idea che nei comuni alimenti che mangiamo ogni giorno verrà inserita la farina di insetti, ma non è così, visti anche i costi molto più alti di questi nuovi prodotti.
Abbiamo riportato le criticità che questi novel food possono portare, come ad esempio l’aspetto allergenico. Qui può trovare un altro approfondimento. https://ilfattoalimentare.it/mangiare-insetti-tra-scetticismo-e-polemiche.html
Ma quanti capricci! Perchè non proviamo a fare i bambini grandi? Se c’è bisogno di imparare a mangiare insetti, perchè non è possibile produrre in altro modo proteine per tutti in modo sostenibile, ci adatteremo a mangiare insetti. Punto.
Sono vegetariana convinta da anni, per motivi di sostenibilità, salute e etica, e se effettivamente la filiera degli insetti come cibo si dimostrerà ben sostenibile dal punto di vista ambientale (ricordo di avere letto che lo sia) li mangerò. Mi repelle lidea di mangiare grilli interi, per il momento, ma come ingrediente polverizzato non c’è problema.
Tutto i discorso sulla salubrità degli insetti mi pare assolutamente pretestuosa: l’epidemia di SARS CoV2 (ce la ricordiamo ancora?), la peste suina, l’aviaria ecc ci dovrebbero avere insegnato che gli allevamenti intensivi non sono sani per niente (intendo per noi umani, oltre che per le bestie), e la letteratura scientifica è piena di evidenze che il consumo di carne è assolutamete dannoso per la salute umana. Ma tant’è. In ogni caso esistono organismi preposti alla verifica della adeguatezza e sicurezza di un alimento nuovo al consumo umano, che viene commercializzato solo dopo atenta analisi e autorizzazione.
Bello interessante fatto bene