Alla fine il colosso chimico-farmaceutico Bayer, che nel 2018 aveva rilevato la Monsanto, ha ceduto: in risposta alle oltre 125 mila cause che gli sono state intentate per ottenere risarcimenti su tumori causati dal glifosato, pagherà in totale più di 10 miliardi di dollari grazie ad accordi extragiudiziali raggiunti con 25 studi legali mettendo fine a 95 mila cause. Le persone che hanno fatto ricorso alla giustizia otterranno tra i 5.000 e i 250.000 dollari ciascuno a seconda dei casi, per un totale di 9,6 miliardi di dollari per i danni già dimostrati. Altri 1,25 miliardi sono già stanziati per quelli che dovessero verificarsi in futuro. I risarcimenti saranno erogati tra la seconda metà di quest’anno e il 2021.
Si avvia così a conclusione una vicenda che ha avuto inizio alcuni anni fa, con le prime cause e con la guerra di pareri che ha visto di volta in volta schierarsi su fronti opposti diversi governi e relative agenzie. La statunitense EPA (Environmental Protection Agency), come ricorda il New York Times, per esempio, ha sempre continuato a negare l’esistenza di un nesso tra la sostanza e il cancro (in particolare il linfoma non Hodgkin), prolungando sempre i permessi di impiego. Lo Iarc, l’Agenzia per la ricerca sul cancro dell’Oms, nel 2015 aveva invece classificato il glifosato “probabile cancerogeno”.
La prima vittoria è stata quella del custode di una scuola, Dewayne Johnson, malato di linfoma, che nel 2018 aveva ottenuto 289 milioni di dollari da una corte californiana per non aver ricevuto informazioni sufficienti sui rischi del glifosato. Poi, nel 2019, un’altra corte californiana l’aveva data vinta a Edwin Hardeman, un agricoltore che aveva usato il glifosato nella sua proprietà e che si era ammalato: a lui erano stati versati 80 milioni di dollari. Due mesi dopo era stata la volta di un risarcimento record, due miliardi di dollari, riconosciuti ai signori Alva e Alberta Pilliod, che si erano ammalati di linfoma dopo aver usato per anni l’erbicida.
E probabilmente quella vicenda ha segnato un punto di non ritorno, dopo il quale la Bayer ha ritenuto non fosse più il caso di rischiare, nonostante la letteratura scientifica disponibile non sia ancora omogenea e uno studio dei National Institutes of Health sui lavoratori agricoli abbia affermato che le prove sul legame con i tumori non sono ancora conclusive. Ma al di là di ciò che affermano le voci ufficiali, l’opinione pubblica è ormai contraria alla sostanza in molti paesi, che non a caso hanno adottato norme restrittive e divieti.
Il glifosato è stato introdotto nel 1974, ma solo dal 1996 è diventato la star indiscussa degli erbicidi. A partire da quell’anno, infatti, sono state sviluppate la soia e altre colture geneticamente modificate per resistergli, e il suo uso massiccio è diventato ubiquitario, al punto che negli Stati Uniti oggi il 94% della soia e oltre il 90% del cotone e del mais sono di questo tipo.
Gli accordi della Bayer per chiudere dispute legali hanno riguardato anche ad altre due sostanze: l’azienda ha accantonato 820 milioni di dollari per le cause contro l’inquinamento delle acque da PCB, i composti ormai vietati da decenni ma presenti in vecchi prodotti e ancora oggi oggetto di molte cause. Altri 400 milioni serviranno per i risarcimenti dei danni causati alle colture dal dicamba, un altro prodotto più che discusso: essendo estremamente volatile, una volta spruzzato sulle colture Ogm sviluppate per resistergli è in grado di diffondersi e danneggiare le piante nei campi confinanti.
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Giornalista scientifica
Ma le formulazioni chimiche contro cui si sono scatenate le cause ora risarcite verranno fermate sul mercato o basterà un piccolo cambiamento in etichetta per continuare ad essere vendute?
Forse bisognerà aspettare le future sentenze dei processi per le migliaia di cause di coloro che non hanno accettato la transazione……ecco lo stato ambiguo della scienza , i produttori non possono più cancellare o silenziare le prove contrarie e scelgono il male minore mentre gli apparati giudiziari non si azzardano a dichiarare colpevoli queste grosse aziende per motivi che sono lasciati alla nostra immaginazione.
Questo è un accordo pericoloso, perchè non c’è nessuna evidenza che il glifosate provochi il cancro. Nessuna. In pratica una ditta cede a richieste estorsive non basate su evidenze scientifiche certe ma solo su campagne di stampa. Nessuno potrà salvarsi, un esempio banale viene dal caffè, che può contenere acrilamide. Chi ci dice che domani non salti fuori uno studio legale che intenti una causa alle ditte produttrici ?
Intanto rinunciamo a un erbicida che consentendo la pratica della non-lavorazione del terreno, riduceva la quantità di CO2 emessa dall’agricoltura. E vai con il riscaldamento globale !