Per un manciata di voti (120 contro 117) l’Assemblea Nazionale francese ha respinto l’emendamento che avrebbe reso obbligatorio il sistema di etichettatura a semaforo Nutri-Score sui prodotti alimentari. Dietro questa “sconfitta per la Sanità Pubblica” – come l’hanno definita gli scienziati promotori – si cela la vittoria strategica delle lobby agroalimentari internazionali, le stesse che da anni combattono il sistema a semaforo per paura di veder penalizzati i loro prodotti di punta.
Il comunicato stampa diffuso dall’Équipe de Recherche en Épidémiologie Nutritionnelle (EREN), gli accademici ideatori del sistema, non lascia spazio a interpretazioni: la bocciatura del 2 dicembre è una “vittoria delle lobby” che hanno prevalso sull’evidenza scientifica e sul desiderio della stragrande maggioranza dei cittadini (il 94% dei francesi è favorevole all’obbligo).

L’ombra italiana e il ruolo di Ferrero
Tra i grandi gruppi che si sono distinti per la ferma opposizione al Nutri-Score, il comunicato cita esplicitamente Ferrero (insieme a Lactalis, Coca-Cola, Mars e Unilever). L’azienda italiana, produttrice di snack e dolci ad alto contenuto di zuccheri e grassi – prodotti che, con il sistema Nutri-Score, inevitabilmente riceverebbero una valutazione D o E – è stata a lungo il simbolo della resistenza contro il semaforo sia in Francia sia a livello europeo.
Questa battaglia è spesso stata condotta in stretta sintonia con l’Italia, che ha proposto e difeso a livello UE sistemi alternativi incomprensibili e fallimentari come il Nutrinform Battery che pur essendo ufficiale non viene utilizzato da nessuno. La pressione congiunta di queste grandi aziende e del fronte politico italiano si è rivelata decisiva nel mantenere il Nutri-Score come una scelta volontaria.

Ignorati oltre 2.700 esperti
Il rifiuto della misura è avvenuto ignorando un enorme consenso scientifico e civile. Gli scienziati ricordano che oltre 150 studi in Europa attestano l’efficacia del Nutri-Score nel guidare i consumatori verso scelte alimentari più sane e nell’incentivare le aziende a riformulare i prodotti. L’appello per rendere la misura obbligatoria è stato sostenuto da oltre 2.700 scienziati e professionisti della salute, supportati da 57 società scientifiche e numerose associazioni di consumatori e pazienti. L’obbligatorietà avrebbe rappresentato un passo cruciale per la Sanità Pubblica, specialmente in un contesto dove sovrappeso e obesità colpiscono un adulto su due in Francia.
Nutri-Score scelto da 1.500 marchi
In Francia l’etichetta a semaforo è adottata volontariamente da circa 1.500 marchi compresi diversi italiani (il 60% del mercato). La situazione è peggiorata a marzo 2025, quando l’aggiornamento scientifico del Nutri-Score ha reso le regole più severe per zuccheri e sale: gruppi come Danone e Bjorg, che avevano aderito, hanno subito ritirato il semaforo dai loro prodotti, dimostrando che l’impegno volontario svanisce non appena il sistema diventa scomodo.
Il governo e l’Associazione Nazionale delle Industrie Alimentari (ANIA) hanno giustificato il rifiuto con il pretesto di una presunta incompatibilità con le norme europee sulla libera circolazione delle merci – un argomento che gli esperti definiscono “non ricevibile” e già smentito da precedenti legislativi francesi.
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Giornalista professionista, direttore de Il Fatto Alimentare. Laureato in Scienze delle preparazioni alimentari ha diretto il mensile Altroconsumo e maturato una lunga esperienza come free lance con diverse testate (Corriere della sera, la Stampa, Espresso, Panorama, Focus…). Ha collaborato con il programma Mi manda Lubrano di Rai 3 e Consumi & consumi di RaiNews 24



…fatevene una ragione. Le lobby comandano..E a guardare certe trasmissioni TV ci sono anche atteggiamenti critici delle autorità pubbliche. Il made in Italy è grande anche per questo.