Il Senato italiano ha votato quasi all’unanimità una nota contro l’etichetta a semaforo, che impegna ad “attivarsi con tutti gli strumenti a sua disposizione nella trattativa in corso in sede Onu per contrastare l’ulteriore diffusione dell’etichettatura a semaforo sui prodotti alimentari, al fine di promuovere invece l’utilizzo di sistemi di etichettatura che diano corrette informazioni nutrizionali e indichino l’origine dei principali ingredienti utilizzati” (*). Anche alla Camera, i deputati Celeste D’Arrando, capogruppo della commissione Affari sociali, e Luciano Cillis, componente della commissione Agricoltura, entrambi del Movimento 5 Stelle, approvano l’orientamento contrario all’etichetta a semaforo per “difendere le nostre eccellenze enogastronomiche” e auspicano “una convinta e concreta azione diplomatica in ambito europeo affinché la risoluzione venga respinta o modificata”. Si tratta dell’ennesima iniziativa che colloca l’Italia fuori dagli schemi europei.
Mentre nel nostro Paese senatori e deputati cercano di contrastare il semaforo, in Europa le cose vanno diversamente. In Francia il logo a cinque colori Nutri-Score, approvato nel mese di ottobre 2017, è stato adottato subito solo per alcuni alimenti di aziende come Bonduelle, Danone, McCain, Fleury Michon e Findus. A distanza di un anno, i gruppi imprenditoriali che hanno aderito sono circa 90, tra cui cinque catene di supermercati (Auchan, Intermarché, E.Leclerc, Casino e Système U). C’è di più, il Belgio ha adottato l’etichetta a semaforo nel mese di agosto e catene come Delhaize, Colruty e Carrefour Belgio hanno già annunciato di volerla applicare subito per i prodotti a marchio. Anche la Spagna ha reso noto di voler prendere provvedimenti in tal senso. Nei Bassi Bassi una catena di supermercati ha annunciato che utilizzerà il Nutri-Score sui propri prodotti.
In Francia, il ritardo con cui sono arrivate le adesioni delle aziende si può giustificare con la necessità di esaurire gli incarti in magazzino, ma anche quella di modificare la composizione di alcuni prodotti, per migliorare il giudizio attribuito dal semaforo. Le patatine McCain, per esempio, hanno sostituito l’olio di palma con quello di girasole e adesso il profilo nutrizionale dei prodotti ha guadagnato le posizioni A e B. Diverso il caso di Bonduelle che avendo in assortimento preparati a base di legumi e verdure ha già oltre il 90% dei prodotti in categoria A o B. La catena di supermercati Intermarché ha deciso di ridurre del 30% lo zucchero nei dessert a base di latte, di diminuire il sale nelle zuppe e nei salumi e di sostituire l’olio di palma con quello di girasole. Si tratta di scelte importanti che possono solo contribuire a migliorare le caratteristiche nutrizionali dei prodotti alimentari. Tempo fa anche noi avevamo confrontato l’etichetta a semaforo dei biscotti Macine, Ritornelli e Abbracci Mulino Bianco preparati con olio di palma, con la versione senza olio tropicale, rilevando un miglioramento del profilo nutrizionale, passato da rosso a arancione. Un interrogativo irrisolto riguarda il diverso comportamento delle aziende in Franca e in Italia, Ci sono marchi come come Bonduelle e catene di supermercati come Auchan che in Francia hanno da subito sposato l’etichetta a semaforo, mentre in Italia non hanno l’intenzione di portare avanti il progetto.
Ignorare questi elementi di novità e far finta di non capire che il semaforo può solo semplificare la comprensione dell’etichetta da parte dei consumatori, denota una scarsa conoscenza della materia e una miope visione del problema. Nei prossimi mesi la Commissione Europea dovrà esprimersi non sulla legittimità dell’etichetta a semaforo, ma sull’efficacia. In un simile contesto è ridicolo pensare che i senatori italiani dicano no al semaforo per salvare il “Made in Italy” con motivazioni improbabili. Se non ci saranno novità, presto nei supermercati troveremo i prodotti di grandi aziende e di alcune catene con l’etichetta a semaforo in primo piano. Chissà cosa sceglierà il consumatore.
(*) Nota: L’iniziativa del Senato è arrivata dopo che sette Paesi (Francia, Brasile, Norvegia, Indonesia, Sudafrica, Thailandia e Senegal) hanno presentato alla seconda commissione dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite, nell’ambito dell’iniziativa Global Health and Foreign Policy, una risoluzione per riproporre la forte raccomandazione a introdurre etichette a semaforo, tasse e limiti alla pubblicità per prodotti malsani, esclusa dal compromesso raggiunto in sede Onu lo scorso 27 settembre.
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Giornalista professionista, direttore de Il Fatto Alimentare. Laureato in Scienze delle preparazioni alimentari ha diretto il mensile Altroconsumo e maturato una lunga esperienza come free lance con diverse testate (Corriere della sera, la Stampa, Espresso, Panorama, Focus…). Ha collaborato con il programma Mi manda Lubrano di Rai 3 e Consumi & consumi di RaiNews 24
Faccio una semplice e scontata previsione sulle scelte dei produttori che hanno aderito al Nutri Score semaforico univoco francese ed altri che seguiranno.
Se si farà un’indagine statistica degli aderenti, vedremo che sono tutti quelli che possono esporre un bel semaforo verde A o B, mentre tutti gli altri staranno a guardare inficiando il sistema che dovrebbe mettere a confronto i buoni con i “cattivi alimenti”.
L’autolesionismo non è una prerogativa dei responsabili del market aziendale.
Finirà con un prevedibile e più condiviso uniformarsi alla scelta per il sistema inglese, evidenziando a colori la tabella nutrizionale.
Se una catena di supermercati decide di mettere il semaforo sui prodotti a proprio marchio , non credo che i risultasti saranno solo A o B
Dite quel che volete ma un semaforo verde (tacche A e B) per un prodotto raffinato cotto e infarcito di AROMI NATURALI o conservanti io non lo concepisco (prima foto in alto dei cibi pronti che avete inserito).
La frutta secca senza sale in bustina che non ha subito processi di trasformazione per esempio cosa dovrebbe avere? semi di avena/farro/segale integrale tostato senza sale? tutti i legumi secchi? tutti i legumi e verdure surgelate senza sale?
Dovrebbero avere una tacca verde come i prodotti pronti trasformati industriali che avete messo in foto? No, non lo concepisco.
Alla fine la gente tenderà ad acquistare di pancia quindi guarda il bollino verde o quello che più si avvicina e lo prende senza farsi troppi problemi e PERDE quella poca speranza di voltare la confezione e leggere con più attenzione l’etichetta o la lista ingrediente perchè il colore verde è più semplice e rassicurante.
Gentile Mattia,
il Nutri-Score e gli sistemi di etichettatura nutrizionale semplificata approvati in Europa e nel mondo sono pensati in particolar modo per l’uso proprio sui prodotti trasformati e ultratrasformati, che in questo modo possono essere confrontati tra loro, e non per i prodotti monoingrediente e i prodotti grezzi. Si tratta poi di forme di etichettatura del tutto facoltative e volontarie.
In ogni caso, se si calcolasse il Nutri-Score di una busta di cereali integrali, per esempio, si otterrebbe una lettera A, grazie al contenuto di fibre. Lo stesso vale per i legumi secchi (fibre e proteine) e la verdura surgelata (fibre) che ottengono anch’essi una lettera A. Per la frutta secca il punteggio potrebbe essere più basso (anche C) a causa dell’elevato apporto di calorie e grassi saturi, ma comunque in linea con le indicazioni nutrizionali, che raccomandano un consumo quotidiano di frutta secca ma limitato a una porzione di 30 g, proprio per l’elevato contenuto di grassi saturi e calorie.