Negli ultimi anni le abitudini in fatto di alimentazione sono profondamente cambiate, spostandosi sempre più verso asporto e delivery (con una forte predilezione per le opzioni salutistiche, sostenibili ed ecologiche, basate su una crescente attenzione alla qualità del prodotto, all’eticità della filiera e al rispetto per l’ambiente di processi di lavorazione, packaging e trasporti).
Contemporaneamente hanno preso piede nuove tendenze culinarie più rapide ma soddisfacenti, in cui ha un ruolo rilevante la consultazione del menu tramite QR code, la possibilità di prenotare attraverso le app e persino di ordinare in modo digitale con lo smartphone o attraverso totem presenti in loco. Non mancano esperienze all’avanguardia come quelle offerte da home restaurant, ghost kitchen e dark kitchen incentrate su un modello di ristorazione “su misura”, informale e di livello, sia per la qualità del cibo sia per le modalità di servizio, che può avvenire a casa del ristoratore o a domicilio del cliente.
In Italia, a fare da collante tra la crescente diffusione delle consegne a domicilio (con un aumento del +7,4% fra 2016 e 2019 e un incremento del +10,2% previsto fra 2021 e 2026) e la predilezione per le consumazioni in loco, è il fenomeno del casual eating (o casual dining). Si tratta di una formula che ha preso forma nel 2018, pensata per adeguarsi alle esigenze quotidiane di una clientela cittadina amante del buon cibo e alla ricerca di materie prime di qualità, ma anche di convenienza di prezzo.
Secondo lo studio di Deloitte Financial Advisory, Foodservice Market Monitor presentato a Rimini in occasione dell’ultima edizione del SIGEP (il Salone Internazionale della Gelateria, Pasticceria, Panificazione Artigianali e Caffè), sarà proprio questo format di ristorazione colloquiale e non ingessata a fare da traino al mercato del Food service nel prossimo futuro. Caratteristica principale del casual eating è l’ottimo rapporto qualità-prezzo, che lo rende accessibile a un pubblico trasversale: restando nell’ambito di un target di fascia media l’importo di spesa previsto per consumazione va dai 15 ai 30 €; mentre va dai 25 ai 50 € se si opta per il fine casual dining (o polished casual), pensato per elevare la categoria e permettere esperienze culinarie sempre più raffinate a un prezzo equo.
Ma anche il contesto in cui avviene l’esperienza gustativa ha delle peculiarità, quali l’atmosfera rilassata e accogliente del locale e la ricerca di un servizio: completo e al tavolo ma abbastanza rapido da adeguarsi anche ai tempi ridotti della pausa pranzo. La cosa è anche possibile grazie a un menu composto da pochi piatti, capace di velocizzare la scelta del cliente e di aumentare l’efficienza dell’organizzazione in cucina.
Per adattarsi a questo trend gli operatori del settore stanno rinnovando il modo di lavorare (per esempio adottando strumenti digitali in grado di velocizzare le ordinazioni o addirittura ripensando completamente la loro attività prendendo spunto dall’estero. Ecco allora che anche in Italia si moltiplicano le bakery, locali ibridi che non sono né bar, né pasticcerie, né panetterie ma offrono prodotti tipici in chiave gourmet. Ci sono poi locali che servono un cibo da strada (street food) veloce ma gustoso e raffinato, e pure le cucine con una matrice esotica come quelle specializzate in zuppe giapponesi (ramen), e le pokerie, che servono le tipiche “ciotole” (bowl) hawaiane composte da un mix di ingredienti preparati al momento in base alle preferenze del cliente.
Oltre alle proposte più originali e/o di tendenza non mancano le opzioni per chi ha necessità specifiche, declinate in chiave salutista (con sempre più offerta di piatti vegetariani e vegani), ma anche pensate per rispondere al bisogno di comfort food con proposte di qualità (come le patatine con meno grassi, gli hamburger con carne selezionata, i frullati proteici, i veri gelati artigianali, ecc).
Secondo lo studio intitolato“Quick Service Restaurants and Fast Food Market”, condotto dal Data Bridge Market Research pubblicato in febbraio questo nuovo tipo di ristorazione a livello mondiale vale oggi 302.000 miliardi di dollari e, assecondando le tendenze di consumo appena descritte, arriverà a 468.000 miliardi nel 2030.
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Il vero eco sostenitore vegano o vegetariano non fa certamente queste scelte descritte sopra…lasciamo perdere poi il cameriere con la mascherina no comment…