I numeri del caporalato in Italia continuano a essere spaventosi. Come riporta Ansa, un’operazione straordinaria di 690 Carabinieri per la Tutela del Lavoro e di 550 ispettori dell’Ispettorato Nazionale del Lavoro nel settore agricolo in tutto il Paese ha, infatti, rilevato che due aziende agricole su tre tra quelle controllate sono irregolari, così come un lavoratore su tre.
In particolare, le forze dell’ordine e gli ispettori hanno controllato 310 aziende agricole, trovandone 206 irregolari (66,5%). L’operazione ha individuato anche 616 lavoratori irregolari su 2.051 (30%), di cui 216 completamente in nero (10,5%). Di queste oltre 2 mila lavoratori 786 (38,3%) erano cittadini extracomunitari, dei quali 308 (39,2%) impiegati irregolarmente, con 96 persone completamente in nero e 22 senza permesso di soggiorno.
I Carabinieri e l’Ispettorato hanno sospeso 128 attività imprenditoriali (41,3%), per un importo pari a 250.800 euro, di cui 60 per lavoro nero e 51 per gravi violazioni della sicurezza, e hanno elevato ammende e sanzioni per un importo di oltre 1 milione e 680 mila euro. Sono state segnalate all’Autorità Giudiziaria 171 persone, tra cui 157 responsabili aziendali per la violazione della normativa in materia di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro, oltre ad aver impartito 382 prescrizioni e adottato due provvedimenti di sequestro.
In particolare, le forze dell’ordine hanno deferito per il reato di caporalato 10 persone tra le province di Latina, L’Aquila, Torino, Cuneo, Rieti e Caltanissetta. In provincia di Latina hanno sequestrato due roulotte e un locale usati come dormitorio, all’interno di una serra. L’ispezione di quest’ultima attività ha mostrato anche gravi carenze igienico-sanitarie negli ambienti di lavoro, con muffa e incrostazioni alle pareti, e assenza di finestre per l’adeguata illuminazione e ventilazione.
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per cercare di circoscrivere e ridurre il fenomeno, occorre un’azione organica, strutturata dello Stato, con le sue istituzioni. ma senza la volontà dei governi, senza i necessari investimenti, le operazioni di controllo saranno e resteranno solo occasionali e prive di soluzioni efficaci.
Sono assolutamente d’accordo! È una realtà tristissima che conosco da più di 35 anni attraverso la testimonianza di ragazzi extracomunitari, oggi cinquantenni, che in Calabria hanno sofferto situazioni di lavoro spaventose! Sono riusciti a riscattarsi ma è insopportabile tanta disumana indifferenza da parte dei nostri Governi che ha fatto sì che ,oltre a negare loro una vita dignitosa, ha prodotto in moltissimi italiani una avversione profonda nei loro confronti ……
Purtroppo il problema non circoscritto alla Calabria ma si verifica il tutto il sud e anche nel centro e nord Italia, ovunque ci siano coltivazioni, dall’astigiano al bresciano e via per tutto il territorio, leggere che hanno deferito per il reato di caporalato 10 persone in 6 province, fa capire la pochezza dei controlli fatti, così non se ne esce di sicuro, manca la volontà di risolvere questi atti di schiavitù.
il personale per i controlli è sufficente manca la volonta’ di eseguire i controlli sia a grandi che a piccoli non è necessario tante volte andare sul posto basta calcolare superfici lavorate e personale occupato,è difficile credere che si lavorano 10 ettari a pomodori o altra verdura con un solo dipendente.
Intanto togliamo tutti i benefici agli imprenditori agricoli che sfruttano situazioni di bisogno altrui , intendo Pac, Psr , indennità varie e facciamo in modo che chi denuncia orari e stipendi oltre i mimimi di legge abbia un vantaggio e non sia in mezzo ad una strada. Il valore dei titoli Pac che e’ parte del valore stesso dei terreni dell azienda irregolare potrebbe essere sequestrato a titolo di risarcimento per gli sfruttati e tolto definitivamente e non solo per l’ anno in corso agli imprenditori agricoli irregolari.
Siamo alle solite. Ci giriamo intorno.
L’unico grande motivo alla base dello sfruttamento della manodopera, è il voler/dover risparmiare sui costi di raccolta che superano spesso il 50% dei costi dei prodotti ortofrutticoli. E fra il voler e il dover il grande bivio. Chi lo fa per massimizzare gli utili, per speculazione, e chi lo fa invece per sussistenza, vessato da un sistema di valore dei prodotti agricoli umiliante, che non permette alle aziende di proseguire oltre al breve periodo. Testimonianza di ciò la grande “cascola” di aziende agricole medio piccole che oltre ad un certo punto, non possono più andare.
La soluzione: il mix giusto fra controlli a tappeto, e giusta valorizzazione dei prodotti. Prima il secondo e poi il primo, potendo scegliere.
Penso che oltre ad una legislazione adeguata, a controlli adeguati e pene certe, bisognerà incentivare gli imprenditori agricoli con una garanzia del prezzo minimo di vendita dei prodotti. Non è una giustificazione ma sicuramente una concausa del problema. Questo riguarda tutte le regioni italiane…tutte nessuna esclusa.
il prezzo attualmente lo fa il cliente cosa assurda ,è come se vai in un negozio e decidi tu il prezzo .purtroppo coldiretti e gli altri si occupano di tutto da quanti vanno in vacanza e altro ma non di questo problema
A proposito di caporalato. La ministra del lavoro Calderone vuole “aiutare” le vittime ma se questo è auspicabile da un governo che fa leggi a ogni piè sospinto a partire dai rave, ci si aspetterebbe anche che provveda a legiferare in materia di delinquenza del lavoro.
Se ci sono vittime ci sono colpevoli anzi c’è una filiera di colpevoli: la manodopera costituita dai “caporali”, i datori di lavoro che criminalmente approfittano della possibilità del lavoro in nero guardando dall’altra parte, i governanti che addirittura, in modo complice vogliono nascondere l’evidenza avvisando anticipatamente di dieci giorni una ispezione che peraltro sarebbe costituita da sanzioni sopportabili.
Un governo serio farebbe subito una legge che in presenza anche di un solo lavoratore non in regola, preveda la confisca delle aziende colpevoli e vedi che il lavoro nero sparirebbe con tutti i “caporali”. Questo sarebbe vero aiuto! Vero che la verdura costerebbe di più ma io mi vergogno di pagare poco chi lavora per il mio cibo e non mi va di sfruttare chicchessia solo per il costo (e vale anche per l’abbigliamento e altro)
Ma prima dovrebbero sparire anche i complici.
è veramente una vergogna come poter intervenire anche quando acquistiamo frutta e verdura?
Oltre ad un maggiore impegno nel reprimere situazioni di illegalitá, le istituzioni potrebbero “prevenire” il caporalato alla radice rendendo piú “appetibile” anche agli italiani “pigri” il lavoro agricolo favorendo contratti di lavoro migliori di quelli attuali. Mi rendo conto che non è facile conciliare i diritti dei lavoratori con le esigenze di flessibilitá del settore agricolo ma credo che, volendo, si puó provare a fare qualcosa..
Si sa da parecchi anni che molte aziende agricole si reggono sul caporalato. Per sconfiggerlo non basta qualche indagine ogni tanto, ma investimenti seri e continuativi per rendere frequenti i controlli e una precisa volontà politica. Non credo che siamo a questo punto, per ora.
Ogni volta che ne parlo,mi rendo conto di quanto alla gente freghi zero delle condizioni disumane in cui versano le persone che ci fanno mangiare.
E’ terribile
Buon giorno. Caporalato: ne sento parlare da quando è arrivata la tv in casa mia, e ho 66 anni.
Certo, le bacchette magiche non ci sono ma… Per esempio non si potrebbero, stando comodamente seduti in ufficio, incrociare i dati di un’ azienda agricola con gli ettari coltivati, per esempio a meloni, le ore pagate in busta paga e confrontarle con quelle effettivamente necessarie per la racolta e lavorazioni successive?
Si possono aggiungere fatture di vendita, acquisto di concimi, consumo di gasolio e molto altro sicuramente già in rete.
Credo che, non il capello, ma i casi più gravi e grandi (da quelli bisognerebbe cominciare) salterebbero fuori.
O è utopico e non fattibile un approccio che parta daidei dati a disposizione invece che da, magari, controlli casuali?