Calabrese risponde a Il Fatto Alimentare e spiega perché ha cambiato idea sul palma. Ma come si fa a salvare la foresta senza cambiare olio
Calabrese risponde a Il Fatto Alimentare e spiega perché ha cambiato idea sul palma. Ma come si fa a salvare la foresta senza cambiare olio
Roberto La Pira 29 Giugno 2015Caro dr. La Pira
ho letto la sua rilettura del mio pensiero sull’olio di palma e desidero risponderle, come lei chiede perché lei rappresenta un costante pensiero dell’italico consumatore. Innanzitutto allego alla mia argomentazione un bel po’ di papers recenti (vedi sotto), ossia dei lavori scientifici che mi hanno indotto prima a riflettere e poi a rivisitare fino a rivedere alcuni convincimenti scientifici, senza lasciarsi prendere dal cuore, ma valutando asetticamente come i dati scientifici impongono.
La sua impostazione è volutamente provocatoria, la capisco, ma sarebbe molto più interessante fare dei confronti verbali tra uomini di scienza per poter superare le barriere sintetiche e ristrette dello scritto. Per questa ragione i lavori, in genere, si presentano e si dibattono. In ogni caso io le ho inviato alcune evidenze scientifiche a riguardo.
Spesso le interviste si riducono ad un concentrato di poche righe, ma pur nel piccolo spazio, come Lei certamente avrà letto, ho continuato a difendere l’olio extravergine di oliva, e non semplicemente l’olio vergine le cui proprietà organolettiche differiscono notevolmente e non sono il massimo per l’alimentazione, come parimenti non lo sono e lei lo sa bene, gli oli di semi vari o quello di cocco, dei cui aspetti nutrizionali deleteri, che io sappia lei non si è molto interessato. Per correttezza verso i consumatori andrebbero valutati tutti questi grassi di dubbia salubrità, senza accanimento ma con onestà.
La diatriba sull’olio di palma nasce da una battaglia giusta che io sostengo, di tipo ambientalista riguardante la deforestazione selvaggia, uno scempio che andrebbe fermato e regolato, come il fermo pesca. Com’è chiaro, stiamo trattando due diverse questioni di due campi differenti: un conto è l’ambiente da proteggere senza dubbio alcuno, un conto è la questione salutista da salvaguardare e studiare scientificamente. I due argomenti si intersecano ma non sono sovrapponibili. Negli articoli allegati, autorevoli colleghi hanno continuato ad approfondire gli effetti, positivi e negativi, dell’olio di palma e di altri olii che genericamente vengono definiti di origine vegetale. La sua argomentazione giornalistica tuttavia non può prescindere dall’argomentazione scientifica e in specialmodo dei progressi e delle scoperte più nuove. Le faccio un esempio: ricorda che 30 anni fa il Selenio era considerato assolutamente deleterio per la salute poi, con l’evoluzione della scienza, si è rivalutato al punto da essere considerato uno fra i minerali più antiossidanti che esistano.
Le critiche sul grasso tropicale espresse dall’Agenzia per la sicurezza alimentare francese (Anses) e dal Consiglio superiore belga per la salute belga derivano da due enti importanti che però hanno preso posizioni nel tempo, quando ero Membro dell’EFSA, le stesse sono state poi sovvertite dai risultati scientifici di fronte ai quali non hanno più replicato.
Caro Roberto, io non difendo un olio ma una verità scientifica che come sempre evolve, e sarebbe errato non prenderne atto e fermarci alle personali convinzioni di un tempo quando altri paper affermavano il contrario. Mi creda… la sua ironia è accettata, perché giornalista, ma sappia che personalmente mi sento completamente LIBERO nel mio pensiero scientifico e medico, e come riferimento ho solo la SCIENZA. Se oggi dovessimo preparare tutti gli alimenti con l’olio extravergine di oliva, non ne avremmo a sufficienza (come già succede per i piatti cucinati in casa, al di là di quelli industriali a cui lei si riferisce) per cui dobbiamo per forza trovare una soluzione pratica.
Io non ho cambiato idea, dunque, ma ho solo adeguato il mio pensiero al progresso scientifico che poi deve adattarsi al consumo di ogni giorno e di ogni famiglia. Basta solo vedere le mie battaglie contro metodi dimagranti… commerciali, che forse sarebbero stati allettanti, ma da 40 anni in questo settore io non ho ancora trovato novità scientifiche e continuo a difendere la BUONA DIETA MEDITERRANEA, sostenibile, equa e solidale.
Con sempre immutata stima
Giorgio Calabrese
Il professore Calabrese nella lettera non spiega i suoi calcoli sulla composizione dell’olio di palma che sarebbe simile all’oliva e ancor meno e gli affiancamenti tra il grasso tropicale e l’extra vergine. A parte ciò leggendo la sua lettera mi vengono in mente considerazioni più generali sui nutrizionisti schierati a favore del palma. In genere tutti che si dichiarano d’accordo sul tema della salvaguardia delle foresta tropicale, salvo poi consigliare di consumare l’olio di palma con moderazione, facendo finta di dimenticare che si trova nel 90% dei prodotti da forno e dei dolci. Questi nutrizionisti in genere descrivono i vantaggi del grasso tropicale facendo paragoni con altri grassi vegetali come il cocco, il palmisto o gli acidi grassi trans (sicuramente peggiori) dimenticando ancora una volta che il palma si può tranquillamente sostituire con altri oli vegetali (girasole, mais, oliva…). Questi nutrizionisti dimenticano che le aziende hanno sempre considerato il palma un grasso impresentabile e per questo motivo lo hanno volutamente nascosto dalle indicazioni presenti sulle etichette. Adesso però il vento è cambiato dice Calabrese, ma le autorità sanitarie non lo hanno ancora detto. Come mai?
Roberto La Pira
AGGIORNAMENTO 4 LUGLIO 2015
Non pago dell’approssimativo intervento su Io Donna, il professor Calabrese continua la crociata a favore dell’olio di palma con un impreciso articolo su Famiglia Cristiana dove dimostra ancora una volta una scarsa conoscenza della materia (leggi l’articolo).
1. A changing view on saturated fatty acids and dairy from enemy to friend
2. A hypothesis out-of-date The dietheart idea
3. Dietary Effects on Cardiovascular Disease Risk Factors: Beyond Saturated Fatty Acids and Cholesterol
4. Association of Dietary, Circulating, and Supplement Fatty Acids With Coronary Risk
5. Dietary Intake of Saturated Fat Is Not associated with risk of coronary…
7. Palm oil and the heart: A review
Giornalista professionista, direttore de Il Fatto Alimentare. Laureato in Scienze delle preparazioni alimentari ha diretto il mensile Altroconsumo e maturato una lunga esperienza come free lance con diverse testate (Corriere della sera, la Stampa, Espresso, Panorama, Focus…). Ha collaborato con il programma Mi manda Lubrano di Rai 3 e Consumi & consumi di RaiNews 24
Leggendo le diverse proposte alternative al grasso di palma, dei tecnologi più o meno addetti ai lavori, nessuno ha proposto di sostituirlo con l’ottimo, neutro, alto resistente termico e poco costoso OLIO DI RISO.
L’economicità deriva dalla materia prima da cui è ricavato, la PULA DI RISO, che è uno scarto della pulitura del risone e l’aspetto ecologico ambientale è completamente soddisfatto, perché non richiede ulteriori coltivazioni invasive.
E’ molto diffuso in quanto il riso è il cereale più diffuso e coltivato al mondo e l’estrazione è la stessa dei migliori oli vegetali salutari in commercio come il girasole, che al contrario del riso richiede coltivazioni estensive dedicate.
Naturalmente concordo che un olio non potrà mai sostituire tutti grassi utilizzati negli alimenti, ma se ci limitassimo ad utilizzare i grassi solidi animali e vegetali pieni di saturi, solo dove è strettamente indispensabile, tutti i problemi di accumulo e quelli ecologici ambientali, sarebbero facilmente risolti.
Qualche mese fa mi è capitato di vedere una puntata del famoso show americano Doctor Oz, personaggio che dispensa illuminati consigli preziosi per la salute, e uno degli argomenti della puntata riguardava l’olio di palma rossa, presentato come un alimento a dir poco miracoloso per la salute! Diceva che fa bene al cuore e non so a quante altre cose ancora, e addirittura consigliava di comprarlo (si trova in grossi vasetti di vetro, con una consistenza spalmabile) e consumarlo quotidianamente, spalmandolo sul pane tipo burro!!! Oggi, dopo aver letto questo articolo, ho fatto una ricerca in rete e vedo che sul sito del doctor oz ci sono molti articoli che inneggiano all’olio di palma… mi chiedo, come è possibile che un alimento così controverso possa essere addirittura venir presentato come toccasana e consigliato per un uso quotidiano?
Il prof. Calabrese qui non presenta alcuna argomentazione se non pochi accenni di giustificazione ed espedienti chiaramente di retorica, inclusi un tentativo di mozione degli affetti, uno di benaltrismo e uno di discussione ex authoritate (“la scienza”, ecc.) condendo il tutto con paragoni anch’essi pilotati per finire con una sorta d’atto di rassegnazione alla maggiore praticità e al meno peggio. Professore, lei sarà l’uomo di scienza ma qui ha usato molto cattivo umanesimo e poca buona tecnica.
Unico argomento solido, il rischio concreto di un pregiudizio nel trattare la salubrità dovuto alla conoscenza degli evidenti effetti ambientali/sociopolitici della coltivazione dell’olio di palma.
Ah, e poi, in pieno stile catedratico, ci sono i corposi allegati, di cui, scortesemente, non si fa cenno nella lettera. Dobbiamo sfangarceli tutti da soli, come tipico da corso universitario tenuto male?
È evidente che le multinazionali stanno cercando di difendersi utilizzando delle figure che possano far abbassare la guardia è l’attenzione