Calabrese risponde a Il Fatto Alimentare e spiega perché ha cambiato idea sul palma. Ma come si fa a salvare la foresta senza cambiare olio
Calabrese risponde a Il Fatto Alimentare e spiega perché ha cambiato idea sul palma. Ma come si fa a salvare la foresta senza cambiare olio
Roberto La Pira 29 Giugno 2015Caro dr. La Pira
ho letto la sua rilettura del mio pensiero sull’olio di palma e desidero risponderle, come lei chiede perché lei rappresenta un costante pensiero dell’italico consumatore. Innanzitutto allego alla mia argomentazione un bel po’ di papers recenti (vedi sotto), ossia dei lavori scientifici che mi hanno indotto prima a riflettere e poi a rivisitare fino a rivedere alcuni convincimenti scientifici, senza lasciarsi prendere dal cuore, ma valutando asetticamente come i dati scientifici impongono.
La sua impostazione è volutamente provocatoria, la capisco, ma sarebbe molto più interessante fare dei confronti verbali tra uomini di scienza per poter superare le barriere sintetiche e ristrette dello scritto. Per questa ragione i lavori, in genere, si presentano e si dibattono. In ogni caso io le ho inviato alcune evidenze scientifiche a riguardo.
Spesso le interviste si riducono ad un concentrato di poche righe, ma pur nel piccolo spazio, come Lei certamente avrà letto, ho continuato a difendere l’olio extravergine di oliva, e non semplicemente l’olio vergine le cui proprietà organolettiche differiscono notevolmente e non sono il massimo per l’alimentazione, come parimenti non lo sono e lei lo sa bene, gli oli di semi vari o quello di cocco, dei cui aspetti nutrizionali deleteri, che io sappia lei non si è molto interessato. Per correttezza verso i consumatori andrebbero valutati tutti questi grassi di dubbia salubrità, senza accanimento ma con onestà.
La diatriba sull’olio di palma nasce da una battaglia giusta che io sostengo, di tipo ambientalista riguardante la deforestazione selvaggia, uno scempio che andrebbe fermato e regolato, come il fermo pesca. Com’è chiaro, stiamo trattando due diverse questioni di due campi differenti: un conto è l’ambiente da proteggere senza dubbio alcuno, un conto è la questione salutista da salvaguardare e studiare scientificamente. I due argomenti si intersecano ma non sono sovrapponibili. Negli articoli allegati, autorevoli colleghi hanno continuato ad approfondire gli effetti, positivi e negativi, dell’olio di palma e di altri olii che genericamente vengono definiti di origine vegetale. La sua argomentazione giornalistica tuttavia non può prescindere dall’argomentazione scientifica e in specialmodo dei progressi e delle scoperte più nuove. Le faccio un esempio: ricorda che 30 anni fa il Selenio era considerato assolutamente deleterio per la salute poi, con l’evoluzione della scienza, si è rivalutato al punto da essere considerato uno fra i minerali più antiossidanti che esistano.
Le critiche sul grasso tropicale espresse dall’Agenzia per la sicurezza alimentare francese (Anses) e dal Consiglio superiore belga per la salute belga derivano da due enti importanti che però hanno preso posizioni nel tempo, quando ero Membro dell’EFSA, le stesse sono state poi sovvertite dai risultati scientifici di fronte ai quali non hanno più replicato.
Caro Roberto, io non difendo un olio ma una verità scientifica che come sempre evolve, e sarebbe errato non prenderne atto e fermarci alle personali convinzioni di un tempo quando altri paper affermavano il contrario. Mi creda… la sua ironia è accettata, perché giornalista, ma sappia che personalmente mi sento completamente LIBERO nel mio pensiero scientifico e medico, e come riferimento ho solo la SCIENZA. Se oggi dovessimo preparare tutti gli alimenti con l’olio extravergine di oliva, non ne avremmo a sufficienza (come già succede per i piatti cucinati in casa, al di là di quelli industriali a cui lei si riferisce) per cui dobbiamo per forza trovare una soluzione pratica.
Io non ho cambiato idea, dunque, ma ho solo adeguato il mio pensiero al progresso scientifico che poi deve adattarsi al consumo di ogni giorno e di ogni famiglia. Basta solo vedere le mie battaglie contro metodi dimagranti… commerciali, che forse sarebbero stati allettanti, ma da 40 anni in questo settore io non ho ancora trovato novità scientifiche e continuo a difendere la BUONA DIETA MEDITERRANEA, sostenibile, equa e solidale.
Con sempre immutata stima
Giorgio Calabrese
Il professore Calabrese nella lettera non spiega i suoi calcoli sulla composizione dell’olio di palma che sarebbe simile all’oliva e ancor meno e gli affiancamenti tra il grasso tropicale e l’extra vergine. A parte ciò leggendo la sua lettera mi vengono in mente considerazioni più generali sui nutrizionisti schierati a favore del palma. In genere tutti che si dichiarano d’accordo sul tema della salvaguardia delle foresta tropicale, salvo poi consigliare di consumare l’olio di palma con moderazione, facendo finta di dimenticare che si trova nel 90% dei prodotti da forno e dei dolci. Questi nutrizionisti in genere descrivono i vantaggi del grasso tropicale facendo paragoni con altri grassi vegetali come il cocco, il palmisto o gli acidi grassi trans (sicuramente peggiori) dimenticando ancora una volta che il palma si può tranquillamente sostituire con altri oli vegetali (girasole, mais, oliva…). Questi nutrizionisti dimenticano che le aziende hanno sempre considerato il palma un grasso impresentabile e per questo motivo lo hanno volutamente nascosto dalle indicazioni presenti sulle etichette. Adesso però il vento è cambiato dice Calabrese, ma le autorità sanitarie non lo hanno ancora detto. Come mai?
Roberto La Pira
AGGIORNAMENTO 4 LUGLIO 2015
Non pago dell’approssimativo intervento su Io Donna, il professor Calabrese continua la crociata a favore dell’olio di palma con un impreciso articolo su Famiglia Cristiana dove dimostra ancora una volta una scarsa conoscenza della materia (leggi l’articolo).
1. A changing view on saturated fatty acids and dairy from enemy to friend
2. A hypothesis out-of-date The dietheart idea
3. Dietary Effects on Cardiovascular Disease Risk Factors: Beyond Saturated Fatty Acids and Cholesterol
4. Association of Dietary, Circulating, and Supplement Fatty Acids With Coronary Risk
5. Dietary Intake of Saturated Fat Is Not associated with risk of coronary…
7. Palm oil and the heart: A review
Giornalista professionista, direttore de Il Fatto Alimentare. Laureato in Scienze delle preparazioni alimentari ha diretto il mensile Altroconsumo e maturato una lunga esperienza come free lance con diverse testate (Corriere della sera, la Stampa, Espresso, Panorama, Focus…). Ha collaborato con il programma Mi manda Lubrano di Rai 3 e Consumi & consumi di RaiNews 24
Mi sembra che il dottore si arrampichi sugli specchi.
Aggiungo che secondo una recente ricerca riportata nel seguente link:
http://www.focus.it/scienza/salute/salute-studio-olio-di-palma-apre-la-strada-a-diabete
i peccati dell’olio di palma non riguardano solo le arterie ma anche il pancreas.
Boh che l’ olio di palma possa essere sostituito da girasole, mais e oliva non è del tutto vero perchè le caratteristiche tecniche non coincidono. Il punto di fusione ad esempio non si può sostituire un grasso solido a temperatura ambiente con un liquido. Poi resta la questione di fondo visto che la produttività dell’ olio di palma è superiore agli altri significa dover coltivare superfici più estese per produrre la stessa quantità di olio.
E’ vero quanto dice ma gli altri oli non si coltitivano distruggendo le foreste tropicali!
Solite banalità!
1) A livello produttivo: non puoi sostituire un grasso (solido) con un olio (liquido) … per cui devi paragonare il palma ad un equivalente sostituto!. Ad oggi i veri sostituti sono solo BURRO, cocco frazionato e grassi idrogenati, burro di cacao!
2) La sostenibilità va vista in modo completo analizzando il ciclo di vita/impatto del prodotto/materia prima … così trova cos’è veramente sostenibile….
3) Una volta non si dichiaravano la natura degli oli/grassi vegetali perché non previsto per legge. … per es. a tutt’oggi non si dichiarano i coadiuvanti tecnologici ed altre componenti … altrimenti troverebbe altri fantasmi da combattere.
Brunelli
In realtà il palma si sostituisce tranquillamente con altri oli come mais, girasole … . Nel sito abbiamo un elenco di oltre cento biscotti che sono preparati senza il palma e senza cocco e senza burro.
Roberto ma dire che “si sostituisce tranquillamente” non vuol dire che si ottengono due prodotti con le medesime caratteristiche.
L’industria certo che deve aprirsi agli oli ed adeguare le formulazioni affinché esprimano caratteristiche di plasticità che vadano incontro alle esigenze dei consumatori: es. il biscotto non deve spappolarsi solo a guardarlo (e ciò accade con i biscotti 100% olio di girasole e mais); spesso il buon compromesso lo si raggiunge con miscele di girasole/palma o burro/mais o altri.
Resta il fatto che i grassi solidi sono indispensabili nell’industria delle paste sfogliate e gelatiera, dove il “si sostituisce tranquillamente” non è tecnologicamente, di certo, un’alternativa.
Mi scusi, dottor Brunelli, si possono anche modificare alcune ricette diminuendo la quantità di grassi..Visto che l’olio di palma raffinato che usano le industrie è insapore, forse si potrebbero usare minori quantità di un altro grasso e ottenere lo stesso prodotti gradevoli…
Buongiorno,
sino ad ora non esistono, almeno io non ne ho trovati, approfonditi e comprovati studi scientifici sulle reali conseguenze, benefiche o malefiche, che il consumo di olio di palma alle dosi attuali arreca all’organismo umano.
A fronte di tutto ciò, mi domando e vi chiedo: perché sino a quando si è potuto non menzionarlo chiaramente lo si è definito olio vegetale mentre ora che si è costretti a dichiararlo si cerca di difenderlo a spada tratta? Perché non lo si enfatizzava anche prima del 14 12 2014?
Spero di ricevere un cortese riscontro da parte degli addetti ai lavori.
saluti
Non si menzionava perchè non si pensava fosse presente nel 90% dei prodotti da forno !
Bungiorno,
forse una sostituzione parziale sarebbe più plausibile. Anche se continuate tutti fingere che il palma non è sostituibile con gli oli indicati :
– OLIO EXTRAVERGINE: non è possibile utilizzarlo in forma SOLIDA e, soprattuto, se sottoposto ad un processo termico (220° la cottura dei biscotti) si degrada, perde le sue caratteristiche migliori (polifenoli) e sviluppa PEROSSIDI (dannosissimi per la salute);
– OLIO DI COCCO: non è possibile utilizzarlo in forma SOLIDA, è poiché più ricco di grassi saturi (il palma dovrebbe essere bandito proprio per i saturi) sarebbe da scartare a priori;
– OLIO DI GIRASOLE : non è possibile utilizzarlo in forma SOLIDA e, come per l’extravergine, perde tutte le sue proprietà migliori dopo processo termico.
1a soluzione ? OLIO DI MAIS. Si, produciamo OLIO DI MAIS OGM in ogni angolo del mondo !!!
2a soluzione ? Torniamo al BURRO che fa più male del PALMA perché di origine animale !!
3a soluzione ? Torniamo a produrre i biscotti “in casa” con olio extravergine d’oliva e consumiamoli in massimo un giorno, diversamente puzzerebbero di rancido…….
Saluti
– OLIO DI MAIS : se ne produce molto poco rispetto al potenziale fabbisogno. Facciamo prdourre
Riformulo la domanda:
prima tutte le aziende riportavano in etichetta OLIO VEGETALE, con il reg 1169 sono stati obbligati a riportarlo.
Da quando riportano olio di palma si propinano gli aspetti positivi del palma tra cui: inodore, ottimo sostituto del burro, resistente all’ossidazione, più facile da stoccare, punto di fumo tra i più alti, piantagioni che a parità di estensione hanno produttività maggiori ed altri che mi sfuggono.
Stando così le cose, perchè le aziende non lo riportavano in chiaro tra gli ingredienti anche prima del 14 12 2014? A me sembra che ora facciano di tutto per lodarlo, prima facessero di tutto per nasconderlo. Come mai questo drastico cambiamento? Perchè non lo riportavano in chiaro tra gli ingredienti anche prima visto che sembra sia il non plus ultra?
Non si menzionava perché nella nostra cultura e nella ns storia pasticcera non è mai stato presente l’olio vegetale e tanto meno quello di palma, noi conoscevamo ed apprezzavamo il BURRO.
I grassi idrogenati e (poi sostituiti fortunatamente con) il palma entrano come sostituti del burro essenzialmente per l’aspetto economico e della lavorabilità (neutri e resistenti alla rancidità) … è commercialmente poco utile la loro l’enfatizzazione, proprio per la nostra sensibilità e storia pasticcera.
… i confronti vanno fatti alla pari…
Mi porti la lista dei prodotti sfogliati (veri, che per la produzione necessitano di grasso) che hanno realmente sostituito il palma … e poi analizzeremo e discuteremo su quali sono i sostituti!
“… ritengo che il boicottaggio dell’olio di palma è eccessivo sul piano nutrizionale ed illogico sul piano storico, visto che anche noi Italiani, nonostante la tanto strombazzata “civiltà dell’olivo”, abbiamo usato per molti secoli, dalle origini fino al 1960, come principali grassi di cottura soprattutto lardo e strutto”.
Brunelli
Buongiorno,
“è commercialmente poco utile la loro l’enfatizzazione” credo sia un eufemismo di: “è meglio non dichiararlo altrimenti i consumatori che leggono l’etichetta storcerebbero il naso o addirittura non lo comprerebbero”.
Credo sarebbe stato molto più trasparente la politica del dichiararlo anche prima del reg 1169. Il comportamento attuale invece mi sembra mirato a voler rinnegare l’atteggiamento elusivo del passato.
Il palma costa meno degli altri oli e del burro: non mi sembra che le aziende abbiano abbassato i prezzi dei prodotti da quando stanno usando il palma.
Credo che ci sia un’alternativa al palma e credo che la tecnologia alimentare la troverà. Spero che sia in meglio, ovviamente, anche se l’avidità dell’uomo mi lascia perplesso.
L’Italia dal punto di vista dei lipidi si divideva in due: il nord usava il burro, il centro-sud usava l’olio perchè questi erano i lipidi che il territorio, l’agricoltura, l’allevamento locale proponevano per tradizione. Da quando è molto più facile reperire l’olio anche al nord, e visto le diverse caratteristiche chimiche e salutistiche, si stanno cambiando le abitudini consolidate negli anni passati, ovvero il nord dell’Italia consuma più olio.
Saluti
conivido una riflessione sulla questione ambientale
….se è vero che …
per quanto riguarda il nostro Paese, solo il 20% dell’olio di palma che viene importato è destinato all’industria alimentare; il resto va ad altri settori industriali e alla produzione di energia, cosmetici, farmaci, prodotti per la casa, ecc. ….
Non comprendo per quale motivo ci si limiti a proporre il divieto di uso dell’olio di palma negli alimenti.
Perché il nostro sito si occupa di food e non di petrolio
… se lei afferma che ” In realtà il palma si sostituisce tranquillamente con altri oli”
mi fa pensare che forse ha poco le “mani in pasta”.
… SI FIDI di chi le ha tutto il giorno e cerca reali soluzioni per la propria industria, per se e per la propria comunità!
… mi porti un elenco dei prodotti sfogliati che hanno sostituito il palma e poi insieme analizzeremo i sostituti
il miglior compromesso oggi per le paste sfogliate lo si ha con miscele di palma/burro/ girasole o altri.
brunelli
Ha detto ben egli sfogliati , ma per tutti gli altri prodotti ?
… se lei afferma che ” In realtà il palma si sostituisce tranquillamente con altri oli”
mi fa pensare che forse ha poco le “mani in pasta”.
… SI FIDI di chi le ha tutto il giorno e cerca reali soluzioni per la propria industria, per se e per la propria comunità!
… mi porti un elenco dei prodotti sfogliati che hanno sostituito il palma e poi insieme analizzeremo i sostituti
il miglior compromesso oggi per le paste sfogliate lo si ha con miscele di palma/burro/ girasole o altri.
Non si menzionava perchè non si pensava fosse presente nel 90% dei prodotti da forno??? non si pensava?? ma scusi ma sta scherzando? Ma le etichette che esistono a fare? olio vegetale significava anche olio di palma. Non ci vuole una laurea per capire questo. Basta leggere!!
Olio vegetale vuol dire: olio di mais, di arachide, di girasole, di soia, di colza, di cocco, di palma, di palmisto ….
Signor Brunelli, è vero quello che lei dice sul fatto che gli oli insaturi non possono sostituire quelli saturi in preparazioni come la sfoglia e la frolla. Ma l’ industria usa l’ olio di palma anche nelle altre preparazioni dove invece è chiaramente sostituibile, dalle paste lievitate alle pizze alle foccacce ai crackers ai fritti. In Spagna ho notato che per tutti questi usano l’ olio di girasole della varietà selezionata alto oleico, più resistente alla cottura di quello comune. Perché in Italia è così raro? E poi per le sfoglie la tradizione richiede il burro: a che serve mischiarlo con l’ insipido olio di palma frazionato? Le migliori marche di pandoro per il sapore usano il burro di latte più il burro di cacao ( quest’ ultimo ha più saturi, ma sono sopratutto stearico, che viene convertito in oleico dal nostro organismo: è stato certificato scentificamente che è salutare per il cuore, al contrario del palmitico). E la tradizione italiana usava anche lo strutto per la sua abbondanza, vista la prolificità dei maiali, che ha più salutare acido oleico dell’ olio di palma e meno palmitico. Oltretutto proprio la neutralità di sapore tanto vantata dall’ industria conferisce ai prodotti con olio di palma una ingannevole sensazione di leggerezza che non danno pari quantità di burro o strutto, spingendo a consumarne di più. Vogliamo forse dire che la panna e la panna vegetale ( di palma) siano la stessa cosa? Per non parlare dei gelati sgrassati e reingrassati con oli di cocco, palmisti e palma. Non mi vorrà dire che un tipico gelato industriale è più buono o più sano di uno artigianale o un Haagen Sazs?
“Olio di palma” mi proietta al volo al famoso tema tanto discusso delle creme alla nocciola.
Vorrei solo dire, perciò, che eliminandolo o sostituendolo parzialmente non si può ovviamente ottenere lo stesso identico prodotto (mi sembra un concetto immediato e semplicissimo), ma si può ottenere un prodotto altrettanto “buono” o addirittura migliore dal punto di vista sensoriale.
Si può fare su tutti i prodotti che utilizzano olio di palma? Sì, no, forse.
Sostituirlo costa di più al produttore? Sì, direi molto probabilmente di sì. Allora qui si alza già un muro, per alcuni. Le creme alla nocciola prive di olio di palma costano di più, come tutti sappiamo, di quella famosissima che lo contiene.
Il problema dei costi non riguarda tanto la sostituzione del palma con altri oli ma la presenza di una percentuale di nocciole decisamente superiore
Concordo, è verissimo. Il 40% di nocciole comporta ovviamente un costo superiore alla loro presenza del 12%.
Sono comunque convinto che l’olio di palma in sè sia competitivo. Forse tra pochi anni le cose cambieranno.
Cambiando discorso, allego questo articolo per mostrare la possibilità di cambiamento a chi dice che non si può: http://www.ilfattoalimentare.it/carrefour-abbandona-palma-biscotti.html
grazie sig. roberto per la esaudiente argomentazione come risposta al dott.calabrese ,che come abbonato a f.c. incredulo hò letto ,ed è stato anche troppo diplomatico,mi propongo di leggere più attentamente le etichette . PS e possibile invitare chi scrive a citarsi con nome e cognome . grazie nuovamente
Sign Caliendo
Concordo con gran parte delle sue riflessioni.
Concordo anche sul fatto che in alcune preparazioni l’olio di palma è sostituibile, … tutte le R&D ci stanno da mesi lavorando e su alcuni prodotti (biscotti, paste lievitate focacce ecc.) alcune industrie hanno già deciso di sostituirlo con l’olio di girasole … migliore per l’aspetto nutrizionale, ma con alcuni limiti tecnologici che il consumatore dovrà “digerire” dura meno, irrancidisce prima, problemi reologici, costa di più ecc.. ).
Confermo che per le sfoglie la tradizione richiede il burro, l’industria mette il palma (pressochè equivalente x l’aspetto nutrizionale) per una questione di prezzo … visto che l’attuale mercato è attento essenzialmente al prezzo, … alla faccia delle nostre riflessioni filosofiche.
… Le migliori marche di pandoro usano il burro di latte xkè è previsto per legge (L 22/07/2005).
Non conosco (ma vorrei leggerle) gli studi sull’ac stearico …e gli effetti (positivi) per il cuore, …
.. non ho detto che il gelato industriale è più buono o più sano di uno artigianale … (dovrebbe assaggiare quello che faccio a casa) …
… qualche volta purtroppo si, non so se ha occasione di visitare qualche retro bottega
Mi sembra che la discussione piano piano sia scivolata sulla convenienza e sulla bonta dei prodotti contenenti olio di palma.
Quando è nata la nutella l’olio di palma era uno sconosciuto e la nutella era buona. Ora sarà ancora buona al gusto certamente ma contiene l’olio di palma. Quindi la casa produttrice lo utilizza esclusivamente ai fini dell’efficienza produttiva.
Mi pare anche di scorgere nelle discussioni un certo “adeguamento ai tempi”. Se la mettiamo su questo piano non hanno senso le battaglie a favore di chi è senza lavoro; di chi lotta per il diritto alla salute; per il diritto alla scuola; ecc. ecc. La disoccupazione ha una sua ragione economica, il prezzo del carburante, dei farmaci e non fa eccezione l’olio di palma…e lasciatevelo dire da chi fa l’economista come professione. Se la mettiamo in questi termini hanno ragione i sostenitori dell’olio di palma come il dott. Calabresi. A proposito avete letto come conclude il suo articolo? Riporto di seguito. “Se oggi dovessimo preparare tutti gli alimenti con l’olio extravergine di oliva, non ne avremmo a sufficienza (come già succede per i piatti cucinati in casa, al di là di quelli industriali a cui lei si riferisce) per cui dobbiamo per forza trovare una soluzione pratica”.
Temo che se dovesse aumentare il consumo di pane non basterebbero gli attuali campi di grano e dovremmo ricorrere alla polvere di marmo per ottenere un buon pane fragrante. Quando accadrà ci sarà certamente un altro dott. Calabresi in tv a propinarci le qualità nutrizionaliil di questo pane davanti ad un pezzo di marmo bianco di Carrara……..e anche in questo caso i poveri non avranno i denti perchè altrimenti avrebbero potuto mangiarsi le lapidi nei cimiteri.
Un caro saluto a tutti.
Leggendo gli articoli a favore dell’olio di palma riportati da Calabrese emerge che:
– molti studi evidenziano che il rischio cardiovascolare non dipende solo da un eccessivo consumo di grassi saturi ma anche da un eccessivo consumo di grassi insaturi (quindi far “navigare” i cibi nell’olio di oliva extravergine è dannoso quanto consumare troppo olio di palma). E se questa è una novità ne sarei stupita perchè per i più attenti e preparati è qualcosa che si sa da molto tempo.
– molti studi evidenziano che non è solo necessario ridurre il consumo di grassi saturi ma più importante è selezionare gli alimenti più che i nutrienti. Gli studi parlano del consumo di latticini che non sembrerebbe, in dosi opportune, aumentare il rischio di malattie cardiovascolari e diabete. Non parlano di consumo di olio di palma. Ricordo che il latte contiene grassi saturi ma non contiene grassi trans derivati dalla raffinazione.
– gli studi sugli effetti benefici dell’olio di palma riportati da Calabrese sono stat fatti su popolazioni africane che consumano olio di palma integrale (non raffinato come quello che è commercializzato e usato nelle industrie). Tale alimento aiuta tali popolazioni nella lotta contro la fame: ovviamente per loro l’olio di palma è fondamentale non solo per non incorrere in malattie cardiovascolari ma … per sopravvivere!
E’ normale che la scienza vada avanti ma è sempre comunque importante diffonderla nella sua globalità e con molta attenzione a certi particolari che ne fanno comprendere la portata. Certi cambiamenti di rotta “ad orologeria” creano qualche perplessità.
Il problema maggiore dell’olio di palma sta nella distruzione deel’a,biente per creare le coltivazioni di palme. Quindi non ci sono scuse.
Vorrei invece porre l’attenzione sul modo di parlare: perchè usare la parolaccia “paper” anzichè la bellissima parola italiana “documento”?
Perchè continuiamo a maltrattare e accantonare la lingua di Dante?
Buongiorno, da consumatore a questo punto mi sento disorientata, e non essendo un tecnico non sono in grado di valutare l’attrendibilità di ciascuna delle posizioni espresse. Per istinto, però, diffido dell’olio di palma e a malincuore dubito del parere del prof. Calabrese, che ho sempre seguito (anche professionalmente) e ammirato. Spero che il dr. La Pira possa fornirci prove certe sulla nocività (o meno) del palma e sulla sua possibile sostituzione. Ma perché il burro dovrebbe sapere di rancido in pochi giorni? E i famosi biscotti inglesi da sempre al burro? Grazie, Carla Zanardi
Si capisce che ci troviamo di fronte a un luminare della scienza che, non potendo fare a meno di utilizzare, sbagliando, la parola paper con la s del plurale, graziosamente ce ne dà il significato in italiano. Il dottor Calabrese parla ancora della BUONA DIETA MEDITERRANEA inventata dal dottor Kies sulla base delle abitudini alimentari di Cipro e sconfessata da migliaia di studi scientifici (vedi il libro Good Calories, Bad Calories, tra gli altri). Se la saccenza e l’autocompiacimento fossero pari alla conoscenza, non staremmo qui a commentare certi interventi ridicoli.