Per gli italiani il caffè è un rito e quando si ordina al bar non è mai un “semplice” caffè ma può essere corto, lungo, macchiato, caldo o freddo. Da diversi anni si è diffuso l’orzo e da un po’ di tempo anche il “ginseng”. Questo termine indica una pianta (Panax ginseng) di origine asiatica, dalle cui radici si ricava una droga utilizzata da sempre nella medicina tradizionale cinese come tonico ed energizzante. L’estratto secco delle radici contiene numerose sostanze attive, utili per contrastare stress e affaticamento, per questo è utilizzato anche in Occidente in alcuni integratori alimentari.
La proposta di ginseng nei bar e nei distributori automatici può essere percepita come un’alternativa più salutare del caffè, una sorta di “tisana a effetto tonico” adatta per chi non vuole o non può assumere caffeina. In realtà le cose non stanno proprio così.
Gli ingredienti del caffè al ginseng
Innanzitutto si tratta di miscele di caffè e ginseng, quindi non è un “sostituto” del caffè, ma piuttosto un “aroma” aggiunto. La maggior parte delle miscele inoltre – quelle utilizzate nei bar, quelle dei distributori automatici e anche i prodotti per prepararlo a casa – contiene una quantità veramente irrisoria di ginseng e un buon numero di ingredienti insospettabili, come latte, zucchero, grassi, aromi e stabilizzanti.
Al supermercato troviamo macinati per moka con caffè e ginseng, capsule per le macchine per espresso, e prodotti solubili, spesso in bustine predosate, da sciogliere in acqua calda.
Lavazza, Crastan, Nescafè e Gold Choice
Le capsule “Lavazza a modo mio” (per le macchine per espresso della stessa marca) hanno come primo ingrediente lo zucchero e in seconda posizione troviamo lo sciroppo di glucosio (sempre di zucchero si tratta), seguono caffè solubile (12%), grassi vegetali di cocco, aromi, carbonati di sodio come correttore di acidità, proteine del latte, stabilizzanti, emulsionante e infine uno 0,3% di estratto di ginseng.
Il primo ingrediente delle capsule Crastan (disponibili in due versioni, più o meno zuccherate) è latte scremato in polvere (35%), seguono siero di latte in polvere, caffè solubile (17%,) sciroppo di glucosio, grassi vegetali non idrogenati (cocco), estratto di ginseng (0,9%), proteine del latte, aroma, E451 (trifosfato) come stabilizzante ed E55 (biossido di silicio) come antiagglomerante.
Le bustine solubili di Nescafè Gold (da 10 g) contengono una miscela formata dal 28,9% di latte scremato in polvere, seguono zucchero, sciroppo di glucosio, caffè solubile (14,9%), lattosio, olio di cocco, aromi naturali, estratto di ginseng (0,6%) e stabilizzanti (fosfati di sodio).
Nel prodotto solubile a marchio Gold Choice (buste da 20 g), prodotto in Malesia, il primo ingrediente è lo zucchero, seguito da “sciroppo di glucosio solido & olio di cocco solido idrogenato”, quindi il latte è sostituito da olio di cocco. Il caffè pesa per il 12%, l’estratto di ginseng è indicato come ≤1% e sono presenti sette additivi, fra cui alcuni piuttosto controversi. La tabella nutrizionale riporta 16 g di carboidrati per porzione, di cui solo 9 di zuccheri, non è chiaro però quali altri carboidrati possano essere presenti, dato che non sono previsti ingredienti contenenti carboidrati complessi.
Gli additivi
Insomma, tutti questi prodotti, per dare origine a quella bevanda dolce e cremosa che è il caffè al ginseng, contengono il 12-17% di caffè solubile, poi latte – soprattutto nei prodotti solubili – che spesso, nelle capsule, è sostituito da grassi di cocco. Sono sempre presenti aromi oltre ad additivi piuttosto discussi, come i fosfati (E340 e E451) e i polifosfati (E452) con funzione stabilizzante. Diversi prodotti contengono anche biossido di silicio (E551) o silicato di sodio e alluminio (E554): composti con azione antiagglomerante, indicati come “sconsigliati” nella banca dati sugli additivi alimentari di Altroconsumo, la cui sicurezza è in corso di revisione da parte dell’Efsa (leggi approfondimento). L’estratto di ginseng, ingrediente caratterizzante presente sempre in piccola quantità, va dallo 0,25 all’1%.
Il caffè al ginseng per moka
Le miscele di macinato per moka hanno liste degli ingredienti più “pulite” e il prodotto è più simile a un normale caffè, anche per quanto riguarda la dose di caffeina. La miscela per moka a marchio Compagnia dell’Arabica, per esempio, contiene il 99% circa di caffè, poi aromi e uno 0,2% di ginseng. La stessa ditta produce anche cialde con le stesse caratteristiche.
Considerando che le capsule per l’espresso contengono di solito 5-7 g di caffè, il contenuto di ginseng rimane nell’ordine di 10-50 mg e non è facile stabilire quanto di questo passi effettivamente nella tazzina. È possibile che in queste quantità abbia effetti benefici?
L’opinione dell’esperto
L’abbiamo chiesto a Fabio Firenzuoli responsabile del Cerfit (Centro di ricerca e innovazione in fitoterapia e medicina integrata dell’Azienda ospedaliero universitaria Careggi di Firenze). “Gli effetti benefici del ginseng sul nostro organismo – fa notare Firenzuoli – sono correlati unicamente al contenuto di sostanze attive presenti nel preparato ottenuto dalla radice della pianta (le principali sono i ginsenosidi, ma anche polisaccaridi e polifenoli). La concentrazione di queste sostanze è molto variabile in relazione a numerosi fattori: innanzitutto la specie e la varietà di ginseng utilizzato (coreano, americano, rosso, bianco, ecc.), ma anche il momento di raccolta della pianta, il tipo di estratto e la titolazione, il tipo di solvente usato ed il rapporto pianta/solvente. Questo per dire che non è sufficiente conoscere la quantità di ginseng presente, peraltro già molto bassa. Occorre valutare il contenuto delle varie sostanze attive, abitualmente presenti nell’ordine di qualche milligrammo per grammo di Ginseng, quindi in questo caso insufficienti a dare effetti farmacologici apprezzabili.”
“Un preparato vegetale a base di ginseng – continua Firenzuoli – può essere utile per migliorare le prestazioni fisiche e mentali, in caso di stanchezza, ipotensione, lievi stati depressivi, in una parola quando serva un “tonico” anche per il sistema immunitario. In questi casi si utilizzano estratti standardizzati in principi attivi, quelli utili. La dose consigliata varia in relazione alle caratteristiche del preparato e può oscillare dai 200 mg ad 1 g al giorno di estratto, per un quantitativo medio di ginsenosidi di 20-30 mg in relazione all’effetto ricercato, alla sensibilità del soggetto, e alle eventuali controindicazioni. Questo accade in caso di ipertensione arteriosa, aritmie, ipertiroidismo, insonnia, stati di ansia, irritabilità o agitazione psicomotoria, ma anche se in contemporanea si assumono antidepressivi, ansiolitici, anticoagulanti orali, caffeina e sostanze di abuso, alcool compreso.”
I prezzi
Ma veniamo ai prezzi: il preparato solubile in barattolo Crastan costa circa 12 €/kg, mentre l’analogo prodotto a marchio Conad rimane sotto i 10. Sono più cari i prodotti solubili predosati in buste: si spendono 30 €/kg per le bustine Nescafè Gold Ginseng e 27 per le “bustone” Gold Choice Ginseng Coffee Deluxe. Con le capsule il prezzo sale, ed è piuttosto variabile: la confezione da 12 a marchio Lavazza costa circa 5 €, quindi 65-70 €/kg, mentre per quelle a marchio Crastan – che hanno un contenuto unitario più basso – si arriva a 75. Per la miscela della Compagnia dell’Arabica, in cui il caffè pesa per il 99%, invece, si spendono poco più di 30 €/kg.
Insomma, fatta eccezione per le poche miscele “pulite” a base solamente di caffè, ginseng e aromi, le altre sono prodotti zuccherati, che in molti casi contengono grassi e un assortimento di additivi per cui non li possiamo certo considerare utili per la salute. Chi vuole evitare la caffeina deve fare attenzione, perché comunque è presente una certa percentuale di caffè, e chi vuole approfittare delle proprietà benefiche del ginseng qui non le trova.
“I consumatori devono diventare più consapevoli, – dice Stefania Ruggeri, nutrizionista e ricercatrice del Crea-Alimenti e Nutrizione – imparare a leggere le etichette e andare in cerca della qualità”.
Attenzione alle etichette quindi, perché il caffè al ginseng non è un prodotto salutare e non tutte le miscele sono uguali.
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Giornalista pubblicista, laureata in Scienze biologiche e in Scienze naturali. Dopo la laurea, ha collaborato per alcuni anni con l’Università di Bologna e con il CNR, per ricerche nell’ambito dell’ecologia marina. Dal 1990 al 2017 si è occupata della stesura di testi parascolastici di argomento chimico-biologico per Alpha Test. Ha collaborato per diversi anni con il Corriere della Sera. Dal 2016 collabora con Il Fatto Alimentare. Da sempre interessata ai temi legati ad ambiente e sostenibilità, da alcuni anni si occupa in particolare di alimentazione: dalle etichette alle filiere produttive, agli aspetti nutrizionali.
PAZZESCO! Ma come “c’è la danno a bere” (è proprio il caso di dirlo…), basta una parolina “magica” sulla confezione dei cui effetti benefici ci hanno convinti, e solo la parolina perché il contenuto praticamente non c’è… ed ecco la magia: IL COSTO DEL PRODOTTO, COME OVVIO, LIEVITA… del resto questo è il motivo di queste strategie.
Speriamo almeno che come spesso succede per le cose inutili che siamo convinti siano elisir di lunga vita, qualche effetto si abbia per il noto effetto placebo
arte da illusionisti, le solite strategie di marketing e le allodole sono belle e “specchiate”… non finirò mai di ripetere che certe conoscenze di base, nell’alimentazione, vanno apprese a scuola, solo così il consumatore medio saprà cosa compra ed introduce nel proprio stomaco.