Insalata di riso nero con avocado, frutta esotica mais e cetriolo; concept: riso Venere

Ho letto l’interessante articolo di Francesca Faccini sul successo planetario dell’avocado. Mi sembra però importante valutare le differenti esigenze idriche. Nel caso delle coltivazioni in Sicilia infatti l’impronta idrica non è la stessa per gli avocado o per esempio per gli agrumi, si tratta di circa 2000 lt/kg nel primo caso contro 500 lt/kg per il secondo. Stando ai dati dei siti indipendenti come Waterfootprint.org. Capisco che 250 ettari dedicati all’avocado portino la Sicilia alla deforestazione. Il pericolo, a mio avviso, è il non accendere un faro su una potenziale corsa alla conversione di superfici molto più significative senza che ci sia una regolazione e regolamentazione. Mi sembra del tutto evidente che il futuro, se lo si vuole un minimo sostenibile, impone una razionalizzazione e forse anche un certo ripensamento di colture, produzioni, metodi e tecnologie, in particolare in funzione delle disponibilità idriche.
Insomma, lasciare come siamo usi fare mano del tutto libera alle forze del mercato non è pensabile né auspicabile, pena replicare quello che già avviene in Cile, Perù e Messico. 
Ma sospetto voi ne siate più che consapevoli! Francesco

Risponde Roberto Pinton, consulente aziendale ed esperto di coltivazioni biologiche.

Sospetta bene, conosco waterfootprint.org. Per la frutta in genere il sito indica un consumo medio di 727 metri cubi/tonnellata (acque verdi), 147 (acque blu) e 93 (acque grigie), per un totale di 967 metri cubi/tonnellata, mentre per l’avocado ne indica 849 (acque verdi), 283 (acque blu), 849 (acqua grigia), per un totale di 1.981, il doppio. Ma non dimentico il postulato di Trilussa sul mezzo pollo.

Sommaruga, R. e Eldridge, H.M. (2021), Avocado Production: Water Footprint and Socio-economic Implications. EuroChoices 20: 48-53 (è la rivista dell’Agricultural Economics Society e della European Association of Agricultural Economists) rilevano che dal database mondiale disponibile per il periodo 1996-2005 l’impronta idrica verde media per l’avocado è sì di 849 metri cubi d’ acqua per tonnellata , ma con valori che oscillano da 31 a Santa Lucia (Caraibi) a 4.494 a Beja (Portogallo); l’impronta idrica blu è in media di 237 metri cubi a tonnellata, ma varia da 0 a Grenada e in alcune regioni del Guatemala a 2.295 nella regione cilena di Antofagasta, seguita da Tarapacá (2.196). Dato che il tema era la produzione in Italia è concettualmente inopportuno far riferimento ai dati rilevati tra la Cordillera e la Pampa o in Algarve, ma anche a medie che ne siano influenzate.

Half avocado fruit holding by hand, healthy fruitStante la limitatezza della produzione nazionale, tocca accontentarsi di rilevazioni aneddotiche puntuali: i produttori dell’area etnea (nella quale si concentra la piccola produzione) riferiscono che le precipitazioni naturali sono in grado di garantire la produzione, con l’eventuale ricorso a irrigazione di soccorso a goccia per un paio d’ore a settimana. Ferma restando l’utilità di strumenti come le medie riportate da waterfootprint.org, utilissime a livello macro, ma del tutto inutili a livello micro, confermo quindi: a) in Sicilia nessuno sta deforestando per piantumare avocado; b) i 250 ettari di avocado non stanno affatto portando l’isola alla sete.

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Angelo
Angelo
27 Giugno 2023 07:48

Non capisco perché ma fare riferimento a “…i produttori dell’area etnea (nella quale si concentra la piccola produzione) riferiscono che le precipitazioni naturali sono in grado di garantire la produzione, con l’eventuale ricorso a irrigazione di soccorso a goccia per un paio d’ore a settimana” mi sembra come chiedere all’oste se il suo vino è buono. Ed è già la seconda volta che leggo questa frase in meno di un mese. Questo oste deve avere veramente un vino eccezionale.

Valerio
Valerio
Reply to  Angelo
20 Luglio 2023 14:29

I dati non piovono dal cielo, serve qualcuno interessato a finanziare, eseguire e pubblicare gli studi. Evidentemente, vista la novità della coltura in Italia e la limitata superficie, non esistono ad oggi studi pubblicati con dati locali. Nulla di strano. Quanto agli agrumi, anch’essi provenienti da altre parti del mondo ma introdotti in Sicilia in tempi più antichi, probabilmente richiedono più acqua delle colture praticate in precedenza. Non viene invece generalmente considerato un altro aspetto: l’esportazione dell’acqua. Quando si coltivano prodotti agricoli in un certo areale, che spesso come nel Sud Italia o in alcune regioni ortofrutticole della Spagna non è particolarmente ricco di acqua potabile, e i prodotti vengono inviati a mercati di consumo lontani, tutta l’acqua contenuta negli alimenti dopo il consumo non ritornerà nelle falde o nei corsi d’acqua della zona di coltivazione, rappresentando una perdita netta per l’areale produttivo. Con l’andamento climatico attuale, e i prelievi sempre crescenti di acque sia per usi agricoli che civili e industriali, anche questo aspetto dovrà essere tenuto in considerazione per il futuro.

A.R.
A.R.
18 Luglio 2023 09:02

Visto la crescente domanda di avocado da parte dei consumatori italiani, bisogna considerare, a livello di impatto abientale, anche tutta la CO2 risparmiata grazie alla coltivazione su suolo nazionale, rispetto all’importazione del frutto.

francesco
francesco
18 Luglio 2023 09:45

Pensate a quanta ne consumano in pianura padana per il mais solo per biogas!!!!

Giuseppe
Giuseppe
18 Luglio 2023 11:45

Scusate ma l’avocado non viene coltivato tantissimo anche in climi semi-aridi (Messico maggior produttore). Non immaginavo un consumo di acqua cosi’ elevato, sono basito?!?!?!

Albanese Integrata
Albanese Integrata
20 Luglio 2023 07:51

Inoltre il paragone assoluto con le arance non regge: una famiglia di quattro persone consuma 1kg di arance al giorno, perlomeno gente attenta alla salute che consuma regolarmente e abbondantemente frutta e ortaggi. La stessa famiglia consumerebe 1kg di avocado in una settimana, stima largamente ottimista, quindi l’uso le arance impatta per almeno due volte in più sulle risorse idriche.