Annamaria Pisapia, direttrice del CIWF, un’associazione per la tutela degli animali negli allevamenti, ribatte ad alcune affermazioni fatte da Andrea Ghiselli durante l’intervista andata in onda su Repubblica TV e dedicata alla carne. Il sito ha prontamente pubblicato questa lettera che vi riproponiamo per dovere di informazione.
La replica di Annamaria Pisapia ad Andrea Ghiselli
Gentilissimi della redazione di Repubblica.it, mi chiamo Annamaria Pisapia e sono la direttrice di CIWF (Compassion in World Farming) Italia Onlus, l’unica associazione in Italia che si occupa di tutela e benessere degli animali negli allevamenti. Scrivo per manifestare il mio disappunto relativamente alla videointervista al nutrizionista Andrea Ghiselli, pubblicata da Repubblica TV .
Andrea Ghiselli e gli allevamenti intensivi
Il dottor Ghiselli, nutrizionista del CREA NUT, attualmente sotto i riflettori per un conflitto di interessi di cui parlerò di seguito, ha infatti affermato che gli allevamenti intensivi sarebbero un’invenzione, che spesso le foto che si trovano su Internet sono taroccate e che gli animali negli allevamenti italiani stanno bene. Noi abbiamo realizzato due video inchieste in Italia, nel 2013 sui suini e nel 2014 sui conigli. Posso garantire che le immagini che abbiamo girato non sono taroccate.
Propongo una riflessione: è possibile pensare che galline allevate in gabbia per una vita intera, con a disposizione uno spazio poco più grande di un foglio A4, che conigli tenuti in gabbie così piccole da non poter neanche stare dritti sulle zampe, che maiali che subiscono amputazione della coda e castrazione senza anestesia, che vacche costrette per tutta la vita in stalla senza mai vedere un filo d’erba, siano felici?
La questione degli antibiotici
L’altra incredibile falsità affermata dal dottor Ghiselli riguarda il biologico: biologico significa, per esempio per le galline, che gli animali siano allevati all’aperto, con mangime più sano. Per le vacche significa almeno la possibilità, (purtroppo non la certezza, nel nostro Paese), che gli animali escano al pascolo. Non si può affermare che biologico e intensivo siano la stessa cosa, né in termini di benessere animale, né in termini nutrizionali. Solo per fare un esempio riguardante la carne suina (ma la cosa potrebbe essere estesa ad altre carni): rispetto ai prodotti industriali, la carne di maiali allevati all’aperto ha il 40% di omega 3 in più e in media il 60% di vitamina E in più.
E riguardo l’uso di antibiotici, minimizzato dal dottor Ghiselli, cito solo due importanti dati: il 71% degli antibiotici venduti in Italia è destinato agli animali (Fonte: ECDC, EFSA e EMA) e l’Italia è il terzo maggiore utilizzatore di antibiotici negli animali da allevamento in Europa (dopo Spagna e Germania), più di altri Paesi di simili dimensioni, il doppio della Francia, il triplo del Regno Unito (Fonte: EMA). Aggiungo anche che l’uso di antibiotici è connesso con le pessime condizioni ed in particolare l’alta densità di allevamento: tanto più gli animali sono stressati, tanto più sono immunodepressi, tanto più si ammaleranno. Un esempio per tutti: in un capannone di 40mila polli geneticamente selezionati per raggiungere il peso di macellazione in 39-42 giorni, che crescono tanto velocemente da sviluppare malattie cardiovascolari, respiratorie e zoppie, basta che si ammali un solo pollo e si dovrà somministrare antibiotici a tutti.
Il conflitto di interessi
Vorrei finire con due osservazioni che spero siano utili ad avviare un dibattito su alcune questioni che sono estremamente importanti, per amore di verità, per tutelare i consumatori oltre che gli animali, e per far sì che la agognata sostenibilità non sia soltanto millantata.
La BBC non dà più spazio ai negazionisti del cambiamento climatico che non abbiano solide basi scientifiche: è possibile che qualcosa del genere, prima o poi, succeda anche in Italia per gli allevamenti intensivi?
Sarebbe salutare avviare un dibattito, come ormai da più di un decennio accade in Germania, Olanda o Svezia, sul benessere degli animali negli allevamenti. Discutere è bene. Ma è proprio necessario continuare a dare spazio a persone che negano che il mare sia blu affermando che gli allevamenti intensivi non esistono e che negli allevamenti gli animali stanno bene?
La seconda osservazione si inserisce nel solco già tracciato dal direttore de Il Fatto Alimentare, Roberto La Pira, in un suo recente editoriale. Il dottor Ghiselli è già noto per i suoi doppi incarichi e il suo potenziale conflitto di interessi. È stata presentata addirittura un’interrogazione parlamentare su questo e Il Fatto Alimentare sta conducendo un’interessantissima indagine di cui consiglio la lettura.
Annamaria Pisapia, direttrice CIWF – Compassion in World Farming Italia Onlus
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Non è che se uno dice “posso garantire” questo mi faccia cambiare idea, né in senso né nell’altro. Vorrei vedere argomenti solidi (sia da un lato che dall’altro).
“La BBC non dà più spazio ai negazionisti del cambiamento climatico che non abbiano solide basi scientifiche: è possibile che qualcosa del genere, prima o poi, succeda anche in Italia per gli allevamenti intensivi?”
Escono ogni anno un gran numero di articoli scientifici che non sono in linea con quello che i media vogliono far passare ed è gravissimo che non gli venga dato spazio. E la signora Pisapia ha pure l’ardire di chiedere che questo malcostume venga esteso? Chi vuol mettere il bavaglio a chi non la pensa come lui evidentemente ha pessimi argomenti.
Anch’io preferisco “vedere argomenti solidi” ed infatti è quello che ha scritto Pisapia in questo passaggio: “La BBC non dà più spazio ai negazionisti del cambiamento climatico che non abbiano solide basi scientifiche” e quel “che non abbiano basi scientifiche” fa la differenza. Esprimersi “contro”, senza solidi argomenti, diventa solo disinformazione e fa bene la BBC a non permetterla.
Eh no, il problema così si risolve solo a parole, con un trucco lessicale. Il problema è come fa la BBC, che non è un organismo scientifico, a decidere cosa ha basi scientifiche solide o no. Specie dopo aver collezionato un bel numero di gaffe negli ultimi anni, e non solo in questo campo. La BBC fa del giornalismo e deve informare sull’esistente senza applicare forme di censura.
È entrato in vigore il 1° gennaio 2012 in tutta Europa il divieto di allevare le galline ovaiole nelle cosiddette ‘batterie’, ovvero le gabbie grandi all’incirca come un foglio A4.
In base al divieto sono consentiti esclusivamente allevamenti con sistemi alternativi alle gabbie e l’allevamento nelle gabbie modificate o cosiddette ‘arricchite’.
Il percorso legislativo dell’Unione europea che ha portato al divieto in vigore da qualche giorno è iniziato nel’99 con la Direttiva 1999/74/CE che stabilisce le norme minime per la protezione delle galline ovaiole. Tuttavia, sebbene siano trascorsi 12 anni, ben 11 Paesi su 27 si devono ancora adeguare. Tra i paesi ‘fuorilegge’ vi è anche l’Italia.
non riesco ad interpretare cosa Fabrizio voglia affermare. “…chi non la pensa come lui…”, a chi si riferisce? mi sembrano talmente solari le spiegazioni della Pisapia, non vedo come possano essere poste in dubbio. allevamento convenzionale o biologico? certamente che preferisco il biologico! per quale motivo dovrei mangiare e incentivare l’uso di OGM nell’alimentazione degli animali, gli antibiotici e, perché no, anche gli ormoni proibiti dalla legge? mi sembra chiaro che c’era una “missione” da compiere, in nome di quanti allevano convenzionalmente, pur di non subire il declino delle richieste da parte dei consumatori.
Le spiegazioni “talmente solari” sono tali perché lei la pensa come Pisapia. Ha tutto il diritto di pensarlo, ovviamente. Ma da lì ad arrivare a sostenere, come fa la Pisapia, che la BBC dovrebbe escludere dal dibattito chi non la pensa così, in nome di una mancanza di scientificità che la BBC non può giudicare perché non è il suo lavoro è un passaggio ardito. Tutti modi di agire messi in piedi da chi vede spiegazioni “talmente solari” che chi non è d’accordo va zittito.
Lei poi fa una totale confusione tra biologico, non biologico, antibiotici, ormoni e cose proibite dalla legge che è meglio lasciar perdere. Se poi uno è così convinto che il bio conquisterà il mondo (francamente io no, guardando i dati), a maggior ragione non si capisce per quale motivo bisognerebbe tacitare chi la pensa diversamente.
La soluzione e’ una sola, mangiare carne una volta al mese o anche mai.
io credo che una redazione seria, come la BBC, sia formata anche da un gruppo di validi giornalisti scientifici, quindi con delle ottime conoscenze di base, tali da poter distinguere obiettivamente se dietro delle argomentazioni ci possano essere delle rispettabili spiegazioni scientifiche. se poi Fabrizio mi volesse spiegare quali siano le confusioni che annebbiano la mia mente circa il biologico ed il convenzionale, gliene sarei molto grato
“per quale motivo dovrei mangiare e incentivare l’uso di OGM nell’alimentazione degli animali”
Se ne dedurrebbe che se non è biologico allora certamente sono stati usati OGM nell’alimentazione. Non è necessariamente così. Un’azienda può utilizzare mangimi non OGM, ma prodotti con l’uso di fertilizzanti chimici, o in generale non soddisfacenti tutto il disciplinare bio, e pertanto non può certificare la propria carne bio. Quindi esistono carni non bio, ma che non necessariamente sono state prodotte con OGM.
“gli antibiotici”
Gli antibiotici possono essere usati in un allevamento bio, se è necessario. Non penserà mica che in caso di malattie curabili gli allevatori biologici buttino via tutta la produzione? Se il suo problema è, giustamente, la quantità di antibiotici, semmai sarebbe il caso di parlare di allevamenti intensivi o no. Ma un allevamento può essere non intensivo senza necessariamente essere bio, per lo stesso motivo di prima.
“e, perché no, anche gli ormoni proibiti dalla legge?”
Ecco, questi se sono proibiti dalla legge non possono stare da nessuna parte, né nel bio né nel non-bio. Salvo truffe, ma le truffe possono esserci ovunque, compreso nel biologico (e infatti ci sono).
Riassumendo: chi fa la scelta bio, truffe a parte, certamente evita gli OGM e l’eccesso di antibiotici. Ma queste due cose si possono evitare anche con il non bio, semplicemente scegliendo bene il produttore (cosa per quanto mi riguarda molto più opportuna che non il fidarsi di una certificazione). E in entrambi i casi si evitano gli ormoni proibiti dalla legge.
“io credo che una redazione seria, come la BBC, sia formata anche da un gruppo di validi giornalisti scientifici, quindi con delle ottime conoscenze di base, tali da poter distinguere obiettivamente se dietro delle argomentazioni ci possano essere delle rispettabili spiegazioni scientifiche.”
Un giornalista scientifico è un divulgatore, non uno scienziato. Non facciamo confusione. E stiamo parlando di argomenti sui cui non esiste consenso unanime, per cui ci sono scienziati che la pensano in un modo e altri che la pensano in modo opposto. Un divulgatore scientifico serio deve rendere conto di tutte le posizioni.
PS La BBC da molto non è quella garanzia di serietà che la contraddistingueva un tempo, basta andare a leggersi tutta una serie di scandali di vario tipo, in vari ambiti, negli ultimi anni. Sono stati anche contestati alcuni dettagli nei documentari scientifici di sua produzione, quindi figuriamoci.
Per quale scopo la d.ssa Pisapia denuncia le atrocità degli allevamenti in batteria degli animali? Per quale scopo qualcuno rifiuta di crederla? Per crederci basterebbe visionare i video che riprendono gli allevamenti intensivi. Anche se l’esperto nega la realtà (con quale scopo?). Concordo con Emanuele: diminuiamo le porzioni di carne e diminuiremo il numero di animali torturati.
Se sposstiamo le argomentazioni da come la Repubblica TV abbia spacciato per informazione le mistificanti affermazioni di un nutrizionista a cosa dovrebbe fare e non fare la BBC usciamo dal tema. Non auguro a nessuno di visitare un allevameto intensivo. Purtroppo ci fanno mangiare sostanze tossiche allevando a botte di OGM non più mandrie ma capannoni di animali per un bussines micidiale (un polletto viene pagato all’allevatore dai grandi marchi consorziati con un unico mangimificio,solo 16 centesimi! ucciso e speziato arriva a 98 centesimi in rosticceria e tutti sono felici di pagarlo 7 euro rosolato in vetrina!) Continuando ad affidare l’educazione alimentare a subrette da quattro soldi e alimentaristi prezzolati aumentano sole le malattie e si infìcrementa un arrogante bussiness davvero tossico!
“Se sposstiamo le argomentazioni da come la Repubblica TV abbia spacciato per informazione le mistificanti affermazioni di un nutrizionista a cosa dovrebbe fare e non fare la BBC usciamo dal tema.”
Io sarei d’accordo con lei, preferirei leggere discussioni più nel merito dei problemi e non invocazioni di censura, o magnificazioni di questa o quella fonte giornalistica. Noterà che su Ghiselli non ho speso una parola: non sono un tifoso di nessuno. La scienza non vive del principio di autorità (chi ha detto cosa), ma di analisi oggettive di fenomeni e dati, che poi vanno discussi. Nella discussione è inevitabile che pesino opinioni personali, ma è proprio l’apertura della discussione, senza censure, che può contribuire ad arrivara a conclusioni sensate. Purtroppo, però, il tema della censura è parte delle dichiarazioni di Pisapia, che ha esplicitamente auspicato un dibattito a proposito, e quindi fa parte integrante della discussione.
Teoricamente la scienza non dovrebbe vivere sul principio di autorità ma la cosidetta “scienza ufficiale” ha le fondamenta sulla cosidetta autorità dei vari supposti “luminari” che sono quasi sempre gli unici ad avere accesso ai media.
Anche difronte alle evidenze più ovvie e documentate qualche “esperto” in palese conflitto d’interesse e affiliati a questi, provano a confondere le idee al prossimo, pensando che l’ingenuità popolare possa ancora crederli.
Tempo, fiato e commenti sprecati perché la realtà dei fatti e delle scelte dei consumatori li squalifica sempre di più.
Libertà di pensiero per tutti, ma peccato che nessuno faccia tacere voci interessate e vendute al marketing commerciale, spacciate per informazioni tecniche.
gentile Fabrizio, il Fatto Alimentare, in un articolo di poche settimane or sono, ha riportato la notizia che attualmente i mangimi per gli allevamenti animali italiani, contenenti derivati da OGM, rappresentano l’87% del totale consumato. tolto quanto destinato ai biologici, resta decisamente ben poco altro (forse un 10%?). gli antibiotici sono abitualmente usati nel convenzionale, eccezionalmente nel bio. d’accordo con lei che i giornalisti sono divulgatori. se sono seri sono certamente anche obiettivi ed aperti a qualunque novità, ma resta in me la convinzione che sappiano anche destreggiarsi con giudizio tra autorevoli portatori di valori scientifici e chi invece vuol vendere solo “fuffa”. tutto ciò, salvo truffe che, ovviamente e concordo con lei, possono verificarsi purtroppo per noi a qualunque livello…
Gentile Luigi l’articolo da Lei citato è questo: http://www.ilfattoalimentare.it/ogm-mangimi-allevamenti.html si riferisce però all’87% dei mangimi composti.
“Teoricamente la scienza non dovrebbe vivere sul principio di autorità ma la cosidetta “scienza ufficiale” ha le fondamenta sulla cosidetta autorità dei vari supposti “luminari” che sono quasi sempre gli unici ad avere accesso ai media.”
Appunto. Il che vuol dire che i media praticano scelte arbitrarie sull’accesso. Un modo per evitarlo è chiedere che i media non pratichino scelte.
“resta decisamente ben poco altro”
Vediamo: la frase dell’articolo è “L’87% è rappresentato da miscele ottenute con materia prima gm importata dall’estero. Seguono i mangimi convenzionali (12,5%%) e quelli biologici (0,5%).”.
Se capisco bene, i mangimi convenzionali non biologici sono in quantità di 25:1 rispetto a quelli bio. Questo non vuol forse dire che ci sono molte più carni non foraggiate da OGM non bio rispetto a quelle bio?
“Appunto. Il che vuol dire che i media praticano scelte arbitrarie sull’accesso. Un modo per evitarlo è chiedere che i media non pratichino scelte.”
Pia illusione : i media non sono nostri e pubblicano quello che vogliono i loro finanziatori.
L’unico modo reale per contrastarli è informarsi, non accettare “verità” precostituite, comprare consapevolmente, pubblicizzare le proprie scelte e spiegarne i motivi.
Tutto giusto. Ma rimaniamo sull’argomento caldo di questa discussione: incitando i media ad essere parziali si peggiora la situazione.