Acquisto spesso prodotti biologici. Ho però scoperto di recente che alle farine biologiche viene consentito per legge un livello di aflatossine molto superiore rispetto alle farine non bio. Questo perché è impossibile ridurlo. Le spore non si possono evitare e senza fungicidi ecc. si moltiplicano a dismisura. Resterebbe da capire se siano più cancerogene le aflatossine o i pesticidi. C’è chi dice le prime… Marina
Ecco la risposta di Roberto Pinton, segretario di AssoBio.
Non so dove la lettrice abbia scoperto di recente che sulle farine biologiche sarebbe consentito un tenore di aflatossine molto superiore rispetto alle farine non bio. Si tratta, semplicemente, di una frottola: non c’è nessuna norma del genere. Con il disegno di legge in materia di agricoltura biologica già approvato a larga maggioranza alla Camera e ora in discussione al Senato, di recente si sono moltiplicate le affermazioni infondate del solito manipolo di chi vede l’agroecologia come fumo negli occhi, tese a screditare le produzioni biologiche; questa sulle micotossine si inquadra perfettamente nel quadro della disinformazione.
Come ben sanno i lettori de Il Fatto Alimentare, in Europa godiamo del sistema di allerta rapido per alimenti e mangimi (RASFF), che consente di notificare in tempo reale i rischi diretti e indiretti per la salute pubblica connessi ad alimenti, mangimi e materiali a contatto con gli alimenti e quindi di adottare tempestivamente le opportune misure di salvaguardia.
Nel 2018 il RASFF ha registrato 3.618 allerta, 635 di questi per aflatossine (o micotossine).
Di questi 635 allerta, 11 (cioè l’1,7%) hanno riguardato prodotti biologici: l’altro 98,3% ha riguardato prodotti non biologici.
Delle 11 notifiche sui prodotti biologici su 635 allerta:
1 ha riguardato segale dalla Polonia (caso segnalato dalla Germania)
1 ha riguardato farina di grano saraceno prodotta in Italia (caso segnalato dalla Finlandia)
1 ha riguardato farina di avena dalla Repubblica ceca (caso segnalato dalla Germania)
3 hanno riguardato fichi secchi dalla Turchia (presumibilmente sempre gli stessi) (caso segnalato da Olanda e Slovenia); sui fichi secchi convenzionali gli allerta per micotossine sono stati 49
1 ha riguardato uvetta sultanina dalla Turchia (caso segnalato da Francia) sull’uvetta convenzionale gli allerta per micotossine sono stati 32
1 ha riguardato peperoni rossi in polvere dalla Spagna (caso segnalato da Francia)
2 hanno riguardato granella di nocciole dalla Turchia (presumibilmente sempre gli stessi) (caso segnalato da Italia e Olanda) sulle granelle di nocciole convenzionali gli allerta per micotossine sono stati 23
1 ha riguardato semi di chia di produzione Germania (caso segnalato dalla Germania).
Al netto della frutta secca (la “bestia” più brutta per le micotossine, basta pensare che ben 146 segnalazioni hanno riguardato le arachidi, nessuna delle quali, peraltro, di produzione biologica), e concentrandosi sui cereali, le allerta hanno riguardato 1 partita di segale polacca, 1 partita di grano saraceno italiano, 1 partita di avena ceca.
Quindi, non solo non c’è nessuna norma che consenta di commercializzare prodotti biologici con contenuti di micotossine più elevati che nei prodotti convenzionali, ma anche, nella realtà del commercio, i prodotti biologici con livelli di micotossine superiori ai valori di sicurezza costituiscono un fenomeno rarissimo e del tutto eccezionale: spero appaia evidente che, a fronte di 3 segnalazioni di non conformità su un campione di segale, un campione di grano saraceno e un campione di avena, chi sostenga che l’Europa è invasa da cereali biologici alle micotossine è privo di ogni informazione (o, come di recente accade, diffonde in mala fede frottole che rischiano di trarre in inganno consumatori in buona fede come la lettrice).
C’è di più: al di là di quanto emerge incontrovertibilmente dagli allerta RASFF, la ricerca scientifica è unanime nel riconoscere che nei prodotti biologici la presenza di micotossine è regolarmente inferiore a quella che si riscontra nei prodotti convenzionali.
Se la lettrice ha piacere di approfondire la questione, le segnalo alcuni link (ma online troverà un’abbondanza di pubblicazioni scientifiche che giungono alle stesse pacifiche conclusioni):
Ochratoxin A Contents in Wine: Comparison of Organically and Conventionally Produced Products
https://www.assobio.it/web16/wp-content/uploads/2016/06/Ochratoxin-A-Contents-in-Wine-Utrecth-university.pdf
Organically versus Conventionally Grown Produce: CommonProduction Inputs, Nutritional Quality, and Nitrogen Deliverybetween the Two Systems
https://www.assobio.it/web16/wp-content/uploads/2016/06/Nutritional-quality-Organic-vs-commercial-grown-2011.pdf
Influence of organically or conventionally produced wheat on health, performance and mycotoxin residues in tissues and bile of growing pigs
https://www.assobio.it/web16/wp-content/uploads/2016/06/Mycotoxin-residues-in-tissues-of-growing-pigs-Muenchen-university.pdf
Development and application of analytical methods for the determination of mycotoxins in organic and conventional wheat
https://www.assobio.it/web16/wp-content/uploads/2016/06/Mycotoxins-in-organic-and-conventional-wheat-Louvain-university.pdf
Less Fusarium infestation and mycotoxin contamination in organic than in conventional cereals
https://www.assobio.it/web16/wp-content/uploads/2016/06/Less-Fusarium-and-mycotoxin-contamination-in-organic-NVI-Norway.pdf
Occurrence of type A trichothecenes in conventionally and organically produced oats and oat products
https://www.assobio.it/web16/wp-content/uploads/2016/06/A-trichothcenes-in-oat-products-Muenchen-university.pdf
Organic food and impact on human health: Assessing the status quo and prospects of research
https://www.assobio.it/web16/wp-content/uploads/2016/06/wageningen-Organic-food-and-impact-on-human-health.pdf
Wheat quality in organic and conventional farming: results of a 21 year field experiment
https://www.assobio.it/web16/wp-content/uploads/2016/06/Wheat-quality-in-organic-and-conventional-farming-FiBL-CH.pdf
Evaluation of Conventional and Organic Italian Foodstuffs for Deoxynivalenol and Fumonisins B1 and B2
https://www.assobio.it/web16/wp-content/uploads/2016/06/Don-Fumonisins-Napoli-university.pdf
Estimation of dietary intakes of fumonisins B1 and B2 from conventional and organic corn
https://www.assobio.it/web16/wp-content/uploads/2016/06/Fumonisins-in-corn-Zaragora-university.pdf
Fusarium mycotoxin content of UK organic and conventional wheat
https://www.assobio.it/web16/wp-content/uploads/2016/06/Fusarium-mycotoxin-content-of-wheat-Newport-university.pdf
Contaminants and microorganisms in Dutch organic food products: a comparison with conventional products
https://www.assobio.it/web16/wp-content/uploads/2016/06/Contaminants-and-microorganisms-Utrecth-univeristy.pdf
Roberto Pinton
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[sostieni]
Buongiorno,
dal Suo articolo non sono riuscita a capire se i limiti imposti per legge alla concentrazione di micotossine in farine e prodotti biologiche sia effettivamente uguale a quello per le farine e i prodotti non biologici…. grazie.
All’inizio scrivo “Non so dove la lettrice abbia scoperto di recente che sulle farine biologiche sarebbe consentito un tenore di aflatossine molto superiore rispetto alle farine non bio. Si tratta, semplicemente, di una frottola: non c’è nessuna norma del genere”.
Non c’è nessuna norma che differenzi i limiti di micotossine tra prodotti biologici e convenzionali.
I tenori massimi di aflatossine e di altri contaminanti negli alimenti sono stabiliti nel regolamento (CE) 1881/2006 e successive (numerosissime) modifiche, mentre la direttiva 2002/32/CE fissa i livelli massimi di contaminanti, comprese le micotossine, ammessi nei mangimi. ”
Anche per “Tutti i cereali e loro prodotti derivati, compresi i prodotti trasformati a base di cereali”, convenzionali o biologici, i limiti sono gli stessi.
Sono diversi soltanto dai primi i limiti per “Granturco e riso da sottoporre a cernita o ad altro trattamento fisico prima del consumo umano o dell’impiego quali ingredienti di prodotti alimentari”, per “Alimenti a base di cereali e altri alimenti destinati” ai lattanti e ai bambini” e per “Alimenti dietetici a fini medici speciali destinati specificamente ai lattanti”, anche in questi casi senza alcuna differenza tra prodotti convenzionali e biologici.
Quindi: a) nessuna differenza nei limiti di legge; b) nella realtà -vedi dati RASFF- contaminazioni nei prodotti biologici rare ed eccezionali; c) sulla scorta delle analisi, la letteratura scientifica smentisce ogni ipotesi di maggior rischiosità dei prodotti biologici per micotossine, anzi, concorda sul riconoscere una minor presenza di tali contaminante.
Chissà come mai quelli che lanciano accuse verso certi prodotti non citano mai la fonte. A me verrebbe spontaneo scrivere: ” su XY ho letto che…”
Concordo, le fonti andrebbero sempre citate, o qualche link, ma anche il signor Fabrizio, commerciante Bio, come vede non precisa qualcosa sulla voce A): che siano 900 controlli intese come analisi lo escluderei totalmente… Probabilmente il conteggio si riferisce a tutte le condizioni richieste per produrre Bio, dal tipo di concimazione alle rotazioni ecc ecc.
Per quanto riguarda la questione micotossine, non per polemica ma per verità e completezza, il dottor Pinton riporta segnalazioni di prodotti che hanno SUPERATO i limiti consentiti. Ci sarebbe però un altro aspetto: poiché le micotossine (così come i pesticidi) non hanno alcun effetto benefico, meno ce ne sono e meglio è. Da questo punto di vista, a memoria capita che il prodotto convenzionale (ed in particolare ahimè… il prodotto OGM, non perché sia superiore ma magari semplicemente perché con la genetica hanno inteso raggiungere quell’obiettivo) abbia tenori di micotossine minori del Bio. Posso tuttavia ricordare male, e confesso che data la mia non conoscenza dell’inglese, magari la questione possa già essere smentita dagli articoli citati dal dott. Pinton. A memoria ricordo partite di mais italiano, convenzionale, bloccate per eccesso di micotossine dovute ad una stagione particolarmente piovosa
A) I prodotti Biologici sono più puliti/sani (oltre 900 parametri controllati con costose analisi per ogni lotto)
B) i prodotti Bio sono più costosi , purtroppo
C) i prodotti Bio non sono alla portata di tutte le tasche, purtroppo
D) i prodotti Bio vanno contro le lobby (spesso sono piccoli produttori)
E) i consumatori dovrebbero svegliarsi ed anche se non possono acquistare quotidianamente il Bio non dovrebbero andare contro questi ultimi facendo il gioco delle multinazionali.
F) fonte mia personale : sono un commerciante di materie prime Bio da paesi extra EU (e state tranquilli che siamo molto attenti a tutti i parametri, anche quelli che non conoscete)
Saluti
Concordo su tutte le evidenze elencate ed apprezzo la sincerità nella dichiarazione della sua attività, ma che può testimoniare cosa si fa’ veramente nella pratica per garantire la qualità bio.
Poi nessuna attività umana è esente da furbastri e speculatori, ma per questo ci sono i controlli alla fine della filiera, proprio per estromettere e squalificare prodotti non conformi anche se importati con tanto di documentazione certificata.
Grazie per la puntuale ed esaustiva risposta!
Invece nei cereali destinati all’alimentazione animale che controlli sono predisposti?
Il sistema di controllo per la filiera mangimistica è parallelo a quello per l’alimentazione umana, anche nella filiera mangimistica gli operatori sono tenuti a registrarsi presso le autorità competenti, alla rintracciabilità, ad applicare un sistema di autocontrollo (reg. 183/2005, reg. 178/2002, ecc.), e sono sottoposti ai controlli delle ASL. Anche per la filiera mangimistica sono fissati dei limiti per la presenza di aflatossine, applicabili sia alle materie prime biologiche che convenzionali.
Può consultare il Rapporto sui controlli ufficiali nel settore dell’alimentazione animale 2017 pubblicato dal ministero della Salute (http://www.salute.gov.it/imgs/C_17_pubblicazioni_2829_allegato.pdf).
Il rapporto non distingue tra mangimi biologici e convenzionali, quindi i dati sono complessivi.
A fronte di 5.617 analisi su 1.577 campioni (le analisi sono in numero superiore ai campioni perchè si riferiscono alle diverse tossine; per intenderci, se si analizza per la ricerca di Aflatossina B1, di ZEA e di DEO, si contano 3 analisi, fermo restando che il campione rimane 1); è risultato contaminato da micotossine lo 0.26% dei campioni .
Sono emerse in tutto 15 non conformità per presenza in quantità superiori ai limiti previsti: 6 nel Piano di monitoraggio (0,16%) e 9 nel Piano di sorveglianza, che ha lo scopo di controllare situazioni a rischio, tramite campionamenti mirati (0,48%).
La vigilanza ispettiva viene svolta su tutte le imprese del settore dei mangimi: produttori di materia prima, allevamenti, mangimifici, distributori, industrie alimentari che forniscono sottoprodotti, trasportatori.
Fermo restando che l’attenzione è dovuta, la percentuale estremamente contenuta di prodotti con presenza oltre i limiti conferma che l’allarmismo sulla presunta massiccia diffusione della criticità micotossine è immotivato se non strumentale.
Vorrei solo aggiungere, a questa interessante discussione, che ci sono anche articoli scientifici che riportano valori superiori sia di concentrazioni che di incidenza di campioni positivi alla patulina nei campioni biologici rispetto a quelli convenzionali, come l’articolo che noi del CNR-ISPA pubblicammo nel 2005 e visibile qui: https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/16019815
Saluti,
Michele Solfrizzo