Un lettore, dopo aver acquistato una bottiglia di acqua naturale Mia, marchio che fa parte del gruppo Acqua Sant’Anna, ci sottopone un dubbio sull’etichetta e sulle indicazioni obbligatorie che devono essere presenti su questi prodotti. Di seguito pubblichiamo la risposta dell’ufficio controllo qualità di Sant’Anna, in cui si precisa che le bottiglie di acqua Mia non sono classificate come ‘acqua minerale’. Si tratta infatti di ‘acqua destinata al consumo umano’. In altre parole di acqua imbottigliata che deve rispettare i parametri dell’acqua di rete o, se preferite, del rubinetto, anche se ci sono alcune significative differenze rispetto a quella che arriva nelle case.
La lettera
Buongiorno, vi scrivo perché recentemente ho acquistato una bottiglia di acqua naturale marchio Mia formato 0,5 l, che con mio stupore non riporta in etichetta la classica tabellina con i valori fisico-chimici che trovo sempre sulle etichette di bottiglie di altre marche. È normale?
Simone
La risposta di Acqua Sant’Anna
Come indicato in etichetta, l’acqua Mia appartiene alla tipologia delle ‘acque destinate al consumo umano’, disciplinate dal D.lgs n. 31 del 2001. La normativa, nel prescrivere i requisiti di conformità di tale acqua, non contiene, a differenza di quanto previsto per le ‘acque minerali’ dall’art. 12 del D.Lgs n. 176 del 2011, riferimenti riguardo alle modalità e ai contenuti di etichettatura delle acque confezionate in bottiglie o contenitori, rese disponibili per il consumo umano. Ciò nonostante, per massima trasparenza e nell’ottica di fornire un’informazione chiara e corretta al consumatore, la nostra azienda ha volontariamente deciso di inserire in etichetta, pur non essendovi tenuta, due dati (il residuo fisso e il tenore di sodio), relativi ai componenti caratteristici della composizione dell’acqua, risultanti dalle analisi di laboratorio effettuate.
L’acqua ‘del rubinetto”’e l’acqua MIA, per quanto disciplinate dalla stessa normativa di legge, presentano caratteristiche che, nella sostanza, le rendono prodotti molto diversi tra di loro. Per definizione normativa l’acqua destinata al consumo umano (in gergo non tecnico ‘potabile’) è un’acqua che, a prescindere dalla sua origine, è ‘salubre e pulita’, ossia non contiene microrganismi e parassiti, o altre sostanze, in quantità o concentrazioni tali da rappresentare un potenziale pericolo per la salute umana. Per poter essere resa ‘salubre’, l’acqua fornita dalla rete nei vari Comuni, proprio perché può derivare da falde acquifere superficiali, viene, di norma, sottoposta a trattamenti di potabilizzazione (il più comune è l’aggiunta di cloro).
Tralasciando ogni disquisizione tecnica sui parametri chimico/fisici dell’acqua, l’acqua MIA imbottigliata da Acqua Sant’Anna, essendo una miscela delle acque provenienti da sorgenti alpine (caratterizzate da un residuo fisso molto basso, al di sotto dei 50 mg/l, e da un contenuto di sodio altrettanto basso, < 2 mg/l), non viene sottoposta ad alcun tipo di trattamento in quanto proviene da falde acquifere profonde. La provenienza dell’acqua da un bacino profondo ne garantisce, infatti, il profilo di purezza all’origine (sia microbiologico sia chimico), profilo che viene mantenuto durante tutto il processo produttivo in quanto nell’imbottigliare l’acqua MIA, Acqua Sant’Anna attua tutte le procedure di pulizia, sanificazione e protezione della risorsa acqua messe in atto per le acque minerali, garantendone lo stesso livello di controllo e di standard qualitativo.
© Riproduzione riservata – Foto: Acqua Mia, Depositphotos
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Se è un acqua “potabile” senza cloro (l’unica differenza con quella del rubinetto), immagino costi come quest’ultima, altrimenti che senso ha?
I costi di estrazione alla fonte sono davvero ridotti, ma i costi veri riguardano il processo di imbottigliamento e soprattutto la plastica della bottiglia oltre alla distribuzione.
Luca Buriatti Non ha senso comprarla. Affidarsi al rubinetto evita una montagna di inquinamento da plastica, imbottigliamento e trasporto. Il discorso vale anche per le “minerali” liscie. Se si guarda la composizione, il più delle volte non è molto dissimle da quella dell’acquedotto. ma il consumatore non ci arriva