Alla fine della scorsa settimana, il Ministero della Salute ha segnalato il richiamo da parte del produttore di un lotto di cozze (mitili) a marchio Olbiesina. Il motivo indicato sull’avviso di richiamo è la presenza di Escherichia coli oltre il limite di sicurezza. Il prodotto in questione appartiene al lotto numero ITA/066, con la data di confezionamento 21/07/2025. Il documento pubblicato dal Ministero non indica il peso di vendita delle cozze, ma solo quello totale dell’intero lotto (680 kg).
L’azienda Spano Group Srl ha prodotto le cozze richiamate. Lo stabilimento di produzione si trova in via Indonesia 52, Zona Industriale settore 2, a Olbia, in provincia di Sassari (marchio di identificazione IT 543 CSM CE).

A scopo precauzionale, si raccomanda di non consumare le cozze con il numero di lotto sopra indicato. Le consumatrici e i consumatori eventualmente in possesso del prodotto richiamato possono restituirlo al punto vendita d’acquisto.
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© Riproduzione riservata Foto: Fotolia (copertina), Ministero della Salute
Giornalista professionista, redattrice de Il Fatto Alimentare. Biologa, con un master in Alimentazione e dietetica applicata. Scrive principalmente di alimentazione, etichette, sostenibilità e sicurezza alimentare. Gestisce i richiami alimentari e il ‘servizio alert’.
Perchè non buttano la croce addosso a questi come hanno fatto con i produttori di formaggio a latte crudo ? Il patogeno che causa le problematiche, se non erro, è lo stesso…
Non esattamente. È vero che in entrambi i casi si tratta di Escherichia coli, tuttavia per il latte crudo si parla di ceppi specifici di E. coli produttori di tossina Shiga (STEC): sono questi quelli particolarmente pericolosi per la salute, soprattutto dei bambini (che possono andare incontro a sindrome emolitico-uremica), ma anche delle persone anziane, immunodepresse o in gravidanza. Inoltre, il latte crudo può essere contaminato anche da altri batteri patogeni, come Listeria monocytogenes, per esempio.
Nel caso delle cozze si parla genericamente di superamento dei livelli di Escherichia coli, che può essere un segno di contaminazione delle acque marine da reflui urbani. Siccome i molluschi bivalvi come le cozze sono animali filtratori sono sempre a rischio di contaminazione da batteri come E. coli, virus come il norovirus, ma anche da biotossine algali e inquinanti. Per questo motivo ne abbiamo più volte sconsigliato il consumo a crudo https://ilfattoalimentare.it/norovirus-cozze-vongole-ostriche-crude-molluschi.html
Il mio intervento era finalizzato a sottolineare, coma ha già fatto qualcuno, che “Escherichia coli STEC può generare – in casi rarissimi – problemi gravi ad alcune categorie di consumatori fragili, ma questo batterio si trova anche nelle carni crude, nei salumi, negli ortaggi, nelle farine, perfino nell’acqua che beviamo, eppure l’iniziativa del Ministero si concentra solo sui formaggi a latte crudo”. Sulle etichette dei sacchetti di cozze (lo chiedo perchè sono ignorante) è riportato il consiglio di consumarle non crude, anche se si tratta di Escherichia Coli non STEC ? La Listeria che si ritrova anche nei latticini prodotti con latte pastorizzato e che produce statisticamente molti più danni a livello europeo perchè viene “snobbata” ? A certa parte dell’industria alimentare italiana non deve essere sembrato vero che si sia trovato il modo di far portare la croce solamente a qualcuno…
Ottimo lavoro le mie congratulazioni alla dottoressa