Bambina seduta sul letto di un ospedale con un orsacchiotto; concept: sindrome emolitico uremica

Alla fine dello scorso novembre l’ospedale di Bolzano ha segnalato un caso di sindrome emolitico uremica (SEU) in una bambina di un anno, che aveva consumato un formaggio a latte crudo contaminato da Escherichia coli produttore di Shiga-tossina (STEC). Questa notizia ha fatto molto discutere, ma rappresenta soltanto uno dei 57 casi di SEU che si sono verificati nel corso del 2024. Lo rivelano i dati del Registro Italiano Sindrome Emolitico Uremica, curato alla Società Italiana di Nefrologia Pediatrica (SiNePe), in collaborazione con l’Istituto Superiore di Sanità (ISS).

Più colpiti i bambini

La maggioranza dei casi di sindrome emolitico uremica ha interessato bambini e adolescenti fino ai 15 anni (54, il 94,7% del totale), con un’età media di circa 3 anni, mentre si sono verificati solo tre casi tra gli adulti. Il dato non stupisce, dato che la SEU è una complicanza che colpisce soprattutto i bambini, in particolare quelli più piccoli. Sul perché ciò accada ci sono solo alcune ipotesi: è probabile infatti che ciò sia legato a una componente di carattere immunitario e al microbiota, entrambi ancora in fase di sviluppo. Probabilmente, poi, giocano un ruolo anche la maggiore suscettibilità dovuta al fatto che per i bambini è sufficiente una quantità di batteri più bassa degli adulti per scatenare l’infezione e la tendenza dei più piccoli a mettere tutto in bocca.

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I bambini, soprattutto quelli più piccoli, corrono un rischio maggiore di andare incontro alla sindrome emolitico uremica come conseguenza di un’infezione di origine alimentare

In generale, però, nel 2024 il numero di pazienti colpiti (57) è stato più basso rispetto alla media dei 10 anni precedenti, che è pari a poco meno di 69 casi l’anno (-17,4%), e soprattutto rispetto ai 91 casi del 2022* (-37,4%), anno record per la SEU in Italia. La diminuzione più vistosa si è osservata nel periodo febbraio-marzo 2024, quando le autorità sanitarie hanno riportato un solo caso di SEU, contro una media di sei (-83%). Le Regioni più colpite sono state Piemonte e Puglia (con 8 casi), seguite da Lombardia (7) e Veneto (6). In cinque Regioni, invece, non si è verificato nessun caso di SEU: Basilicata, Friuli-Venezia Giulia, Lazio, Molise e Valle d’Aosta.

I sintomi della sindrome emolitico uremica

La sindrome emolitico uremica – che si presenta con danno renale acuto, anemia emolitica e piastrinopenia – è molto spesso la conseguenza di un’infezione di origine alimentare da E. coli STEC. Gli alimenti più a rischio, sulla base dei dati raccolti dall’Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA) e dal Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (ECDC), sono latte crudo, formaggi a latte crudo con stagionatura breve e pasta molle, carne cruda tritata e altri alimenti crudi, come frutta e verdura. In passato, però, si sono verificati anche focolai legati ad alimenti ‘atipici’, come quello che si è verificato nel 2022 in Francia, con cinquanta casi e due morti a causa della pizza Buitoni surgelata contaminata da Escherichia coli STEC (ne abbiamo parlato in questo articolo e in questo articolo).

Nel 2024, 45 casi su 57 (86,5%) hanno fatto seguito a un’infezione da parte di E. coli STEC, confermata da esami di laboratorio su campioni biologici (feci e/o siero). In 39 di essi è stato possibile ottenere informazioni anche sul sierogruppo: quasi tutti i campioni (38) appartenevano ai sierogruppi STEC cosiddetti “top 5”, cioè O26, O157, O111, O145, O103. Il più frequente, riscontrato in 17 pazienti, è lo STEC O26. In due casi, poi, si è verificata un’infezione multipla da ceppi STEC di sierogruppo diverso.

Nota

L’Istituto Superiore di Sanità non ha pubblicato il rapporto del Registro Italiano Sindrome Emolitico Uremica relativo al periodo 1° gennaio-31 dicembre 2023.

© Riproduzione riservata Foto: Depositphotos

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