L’ospedale di Bolzano ha segnalato un nuovo caso di sindrome emolitico uremica (SEU) legato al consumo di un formaggio a latte crudo contaminato da Escherichia coli STEC. Come riporta Il Corriere delle Alpi, il caso ha coinvolto una bambina di un anno di Cortina d’Ampezzo, che ha subito un ricovero per SEU, ma si è ripresa ed è tornata a casa nei giorni scorsi. La SEU è la complicanza più grave dell’infezione da E. coli produttore di Shiga-tossina, che colpisce prevalentemente i bambini in età prescolare ed è quasi sempre di origine alimentare. Tra gli alimenti più a rischio ci sono il latte crudo (e i formaggi prodotti con latte crudo) e la carne cruda (leggi qui un approfondimento sulla sindrome emolitico uremica e l’intervista all’esperta dell’Istituto Superiore di Sanità).
Le indagini epidemiologiche, infatti, hanno collegato la tossinfezione con il consumo di un formaggio saporito di montagna prodotto da un caseificio trentino. Le analisi microbiologiche dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie hanno evidenziato la positività per Escherichia coli STEC di un campione di questo formaggio, prodotto con latte crudo, di cui è stato disposto il ritiro e il richiamo.
Il richiamo del formaggio
Il Ministero della Salute ha dunque segnalato il richiamo precauzionale da parte dell’operatore di 50 lotti di formaggio Saporito della Val di Fassa di montagna grande e piccolo. Il motivo indicato nell’avviso di richiamo è appunto la possibile presenza di Escherichia coli STEC. Il prodotto interessato è venduto in forme intere e appartiene ai lotti numero 24213, 24212, 24211, 24210, 24205, 24204, 24202, 24201, 24199, 24198, 24197, 24194, 24193, 24192, 24191, 24189, 24188, 24186, 24185, 24183, 24244, 24243, 24241, 24238, 24236, 24235, 24234, 24231, 24229, 24228, 24227, 24225, 24224, 24223, 24221, 24219, 24218, 24217, 24216, 24266, 24264,24260, 24258, 24254, 24252, 24250, 24246, 24248, 24256 e 24263, con scadenza a 50 giorni.
L’azienda Caseificio Sociale di Predazzo e Moena Sca ha prodotto il formaggio richiamato. Lo stabilimento di produzione si trova in via Fiamme Gialle 48, a Predazzo, nella provincia autonoma di Trento (marchio di identificazione CE 42/012).
A scopo precauzionale, l’azienda raccomanda quindi di non consumare il formaggio con i numeri di lotto sopra indicati. Le consumatrici e i consumatori in possesso del prodotto richiamato possono invece restituirlo al punto vendita d’acquisto.
Dal primo gennaio 2024 Il Fatto Alimentare ha segnalato 240 richiami, per un totale di 610 prodotti. Clicca qui per vedere tutti gli avvisi di richiamo, i ritiri e le revoche.
© Riproduzione riservata Foto: Depositphotos (copertina), Ministero della Salute
Giornalista professionista, redattrice de Il Fatto Alimentare. Biologa, con un master in Alimentazione e dietetica applicata. Scrive principalmente di alimentazione, etichette, sostenibilità e sicurezza alimentare. Gestisce i richiami alimentari e il ‘servizio alert’.
Poi uno si chiede perchè ciclicamente Mi Manda Rai3 affronti l’argomento dei formaggi a latte crudo che non dovrebbe essere somministrato ai bambini.
In trasmissione leggono i comunicati del Consorzio di riferimento che dice di essersi attivato in merito, ma quando gli inviati vanno nelle malghe e chiedono espressamente se il formaggio a latte crudo va bene per un bambino, gli dicono di si.
L’ultimo servizio in merito, a fine settembre: https://www.raiplay.it/video/2024/09/Formaggio-e-batteri—-Mi-manda-RaiTre—28092024-81cd77d7-4f35-41cd-b0bc-d58897cf043a.html
Nulla a togliere alla valutazione positiva che questi formaggi hanno, sotto l’aspetto del gusto e della qualità organolettica in generale.
MA com’è possibile che a distanza di anni dai primi casi, anche ad esito molto grave, e che ricorrono ciclicamente, le aziende che li producono non fanno i controlli di laboratorio prima della commercializzazione? E una dichiarazione in etichetta che ne sconsiglia il consumo a bimbi e soggetti fragili e anziani è impraticabile, anche indipendentemente dalle disposizioni di legge?
Trovo che queste associazioni di categoria o consorzio facciano proprio poco (vedasi peste suina).