Pochi giorni fa una bambina trentina di 2 anni e mezzo è stata ricoverata in gravissime condizioni all’Ospedale di Padova per aver mangiato formaggio preparato con latte crudo. Il sospetto dei medici è che si tratti di un caso di sindrome emolitico-uremica (Seu). “La Sindrome – spiega Gaia Scavia, ricercatrice dell’Istituto superiore di sanità – è la complicanza più grave dell’infezione da E. coli produttore di Shiga-tossina (Stec). Nella maggioranza di casi si verificano solo sintomi intestinali, ma in una quota minore di persone (il 10-15%) la tossina supera la barriera intestinale e causa danni che possono essere gravi e permanenti e in alcuni casi c’è il rischio di decesso. La Seu colpisce in modo particolare la popolazione pediatrica e i casi si concentrano nei primissimi anni di vita.” Nel 2022 in Italia sono stati registrati 91 casi nessuno dei quali si è rivelato mortale. Il 30-40% dei soggetti affetti da Seu può sviluppare un quadro di malattia renale cronica in genere lieve, ma che può portare nei casi più gravi, anche alla dialisi ed al trapianto renale. Per fortuna la stragrande maggioranza delle infezioni viene diagnosticata dai reparti di nefrologia pediatrica e curata anche se non la procedura non è semplice.
È difficile dire quali sono gli alimenti che sono maggiormente responsabili. “Questo perché – continua Scavia – in generale, sul caso singolo è complicato stabilire il cibo coinvolto, per via della settimana di distanza tra l’inizio della gastroenterite, spesso emorragica e la manifestazione clinica tipica della Seu. La ricostruzione è più facile in caso di focolai, perché si può valutare se c’è un alimento in comune tra i casi. Si può dire, però, quali sono gli alimenti a rischio perché più spesso contaminati, sulla base dei dati raccolti dall’Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa) e dal Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (Ecdc). Si tratta del latte crudo (in passato formaggi a latte crudo contaminati sono stati responsabili di focolai epidemici di infezione da STEC), la carne cruda tritata e altri alimenti crudi, come frutta e verdura”. Un anno fa si sono verificati anche focolai legati ad alimenti ‘atipici’: il caso più recente è quello di un focolaio con quasi cinquanta casi e due morti che si è verificato nel 2022 in Francia, a causa della pizza Buitoni surgelata contaminata da Escherichia coli produttore di tossina Shiga (ne abbiamo parlato in questo e in questo articolo).
Ed ecco alcune risposte alle domande più comuni sulla Seu fornite dall’Istituto Superiore di Sanità
Cosa si può fare di fronte ad un caso sospetto di infezione ? Un caso di diarrea con sangue nei bambini può essere un indizio di infezione da STEC. In caso di sospetto occorre confermare la diagnosi con esami di laboratorio. il pediatra deve inviare tempestivamente al laboratorio un campione di feci per la ricerca degli STEC attraverso metodiche molecolari (PCR/Real Time PCR) basate sulla ricerca dei genicodificanti per la Shiga tossina (stx1, stx2). Altre metodiche potrebbero non assicurare la stessa sensibilità con il rischio di falsi negativi
Serve somministrare l’antibiotico? La terapia antibiotica è in genere controindicata poiché potrebbe aggravare le condizioni del paziente, anche se su questo punto c’è molto dibattito. è invece opportuno consultare un centro regionale di nefrologia pediatrica per avviare un monitoraggio clinico quotidiano. È altresì auspicabile estendere i test diagnostici sulle feci ai familiari e ai contatti stretti del bambino, anche in assenza di sintomi, e allontanare il piccolo da contesti comunitari (asili nido, centri ricreativi)
Come si trasmettono le infezioni da STEC? La trasmissione all’uomo può avvenire attraverso il consumo di alimenti contaminati, come: carni e prodotti a base di carne (es. hamburger) crudi o poco cotti, ma in molti casi anche da latte crudo non pastorizzato e prodotti lattiero-caseari a base di latte crudo. Meno diffusi i casi di vegetali e frutta non lavati e consumati crudi Contatto diretto con animali infetti o indiretto attraverso superfici contaminate dalle loro feci come terreno o scarpe (questa è una via di trasmissione importante in relazione alle attività didattico ricreative nell’ambito di scuole fattoria, agriturismi). Ingestione di acqua accidentalmente contaminata. Attività ricreative in gruppo come l’uso di piscinette domestiche possono essere a rischio Nei contesti comunitari con bambini piccoli, come asili nido o in famiglia, gli STEC si diffondono facilmente da persona-persona per via oro-fecale.
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Giornalista professionista, direttore de Il Fatto Alimentare. Laureato in Scienze delle preparazioni alimentari ha diretto il mensile Altroconsumo e maturato una lunga esperienza in test comparativi. Come free lance si è sempre occupato di tematiche alimentari.
L’uso quotidiano di alimenti e/o bevande fermentate da parte del bambino potrebbe aiutare a ridurre il rischio di contrarre l’infezione e relative complicanze?
Ritengo utile sulla base della localizzazione dei casi riscontrati ed accertati di SEU, prevedere per le produzioni lattiero casearie realizzate a latte crudo, portare avanti l’iniziativa, da inoltrare a livello Ministeriale, di eseguire la pastorizzazione del latte, almeno nei periodi estivi durante i quali tale sindrome si manifesta con maggiore frequenza. E’ assurdo che nel 2023 un bambino possa rischiare danni gravi a livello renale se non addirittura la morte per un’infezione che si può sicuramente limitare con norme ad hoc.