Negli ultimi giorni, la peste suina africana (PSA) ha finalmente attirato l’attenzione dei media generalisti e dell’opinione pubblica. L’epidemia, infatti, si sta avvicinando sempre di più agli impianti di stagionatura del Prosciutto crudo di Parma in Emilia-Romagna (ne abbiamo parlato in questo articolo sulla zona di restrizione a Langhirano) e agli allevamenti di maiali nelle province di Pavia e Lodi (ne abbiamo parlato in questo articolo sull’allarme PSA a Pavia, Lodi e Milano). Per questo motivo è bene fare il punto sulla peste suina, grazie a queste FAQ del Ministero della Salute, a cura della Direzione generale della sanità animale e dei farmaci veterinari e della Direzione generale per l’igiene e la sicurezza degli alimenti e la nutrizione, con il contributo dell’ Istituto Zooprofilattico Sperimentale dell’Umbria e Marche.
Che cos’è la peste suina africana?
È un’infezione virale, spesso mortale, che colpisce i suini domestici e i cinghiali, ma non è trasmissibile alle persone e non esiste un vaccino.
Quando è comparsa la peste suina in Italia?
Il 7 gennaio 2022 l’Istituto Zooprofilattico Sperimentale dell’Umbria e Marche ha confermato la positività alla PSA in un cinghiale trovato morto in Piemonte, nel Comune di Ovada, in provincia di Alessandria, vicino al confine con la Liguria. A maggio 2022, alcuni casi di malattia sono stati riscontrati in Lazio, in provincia di Roma, incluso un focolaio in un piccolo allevamento nella zona infetta. Un anno dopo anche in Calabria e Campania sono state ritrovate alcune carcasse infette, rispettivamente in Provincia di Reggio Calabria (dove sono stati coinvolti anche due piccoli allevamenti domestici) e Salerno. Ad oggi la PSA è presente in 7 regioni: Calabria, Campania, Emilia-Romagna, Lazio, Liguria, Lombardia e Piemonte.
Come si trasmette la malattia?
La PSA è una malattia altamente infettiva. I suini e i cinghiali si contagiano attraverso il contatto con animali infetti, ingestione di carni o prodotti a base di carne infetti – scarti di cucina, rifiuti alimentari e carne di cinghiale selvatico infetta (comprese le frattaglie), – e contatto con qualsiasi oggetto contaminato dal virus, come abbigliamento, scarpe, veicoli e altre attrezzature.
La circolazione di animali infetti e i prodotti a base di carne di maiale contaminata sono le modalità più rilevanti di diffusione della malattia. Il virus è dotato di una buona resistenza in ambiente esterno e può rimanere vitale anche fino a 100 giorni, sopravvivendo all’interno dei salumi per alcuni mesi o resistendo alle alte temperature. Nel sangue prelevato è rilevabile fino a 18 mesi.
La PSA è una malattia pericolosa per le persone?
No. Non è trasmissibile agli esseri umani né attraverso il contatto diretto con animali malati, né tramite alimenti di origine suina. Le persone possono però trasmettere il virus attraverso indumenti, scarpe e attrezzature, cibo contenente carne suina o salumi, o trasportarlo attraverso gli pneumatici dei veicoli.
Perché è importante controllare la peste suina?
La malattia, pur non rappresentando un pericolo per gli esseri umani, ha un impatto disastroso con l’intensa filiera zootecnica. Le norme europee prevedono l’abbattimento dei suini domestici dove viene riscontrato un focolaio e il blocco delle movimentazioni e commercializzazione fuori dall’area infetta, compresa l’esportazione dei prodotti a base di carne suina provenienti dalle aree focolaio. Basti pensare al potenziale danno economico conseguente all’esportazione dei prosciutti e di altri salumi ed insaccati italiani DOP in tutto il mondo.
Ci sono cinghiali colpiti dal virus che noi muoiono?
Gli animali in genere muoiono dopo qualche giorno. Quelli che superano la malattia possono restare portatori del virus per circa un anno, giocando un ruolo fondamentale per la trasmissione. Il virus è dotato di una buona resistenza in ambiente esterno e può rimanere vitale anche fino a 100 giorni, sopravvivendo all’interno dei salumi per alcuni mesi o resistendo alle alte temperature.
Cosa si deve fare per evitare l’ingresso della peste suina africana in un allevamento di suini?
Si devono applicare le norme di biosicurezza, isolando gli allevamenti con barriere, adottando una sorveglianza speciale e tutte le misure previste dal Piano nazionale per evitare di fare entrare il virus negli allevamenti attraverso indumenti e attrezzature .
Cosa devo fare se trovo una carcassa di cinghiale?
Bisogna informare il servizio veterinario dell’ASL competente o la Polizia Provinciale o Municipale e non spostare o toccare la carcassa.
Cosa devo fare per evitare di diffondere, in modo inconsapevole, il virus?
Le persone non devono portare dalle zone infette (italiane o di altri Paesi) prodotti a base di carne suina o di cinghiale, come carne fresca e surgelata, salsicce, prosciutti, lardo, che non abbiano il bollo sanitario. Occorre poi smaltire i rifiuti alimentari in contenitori idonei e chiusi e non darli per nessuna ragione ai maiali domestici o ai cinghiali. Non lasciare rifiuti alimentari in aree accessibili ai cinghiali.
I cacciatori devono pulire e disinfettare le attrezzature, i vestiti, i veicoli e i trofei prima di lasciare l’area di caccia. Eviscerare i cinghiali abbattuti solo nelle strutture designate. Evitare i contatti con maiali domestici dopo aver cacciato.
Gli allevatori devono rispettare le norme di biosicurezza, in particolare il cambio di abbigliamento e calzature quando si entra o si lascia l’allevamento e scongiurare i contatti anche indiretti con cinghiali o maiali di altri allevamenti. Notificare tempestivamente ai servizi veterinari sintomi riferibili alla PSA e episodi di mortalità anomala.
È sicuro mangiare carne di maiale o salumi?
I prodotti a base di carne suina possono essere consumati perché il virus della peste suina africana non è trasmissibile agli esseri umani. Tuttavia i rifiuti devono essere correttamente smaltiti.
Il virus per quanto tempo rimane attivo?
Il virus è dotato di una buona resistenza in ambiente esterno e può rimanere vitale anche fino a 100 giorni sopravvivendo all’interno dei salumi per alcuni mesi (nel prosciutto 188 giorni, nei salami 60-75 giorni, nella carne affumicata 25-90 giorni) e resiste alle alte temperature. Nelle carcasse e nelle feci degli animali sopravvive da 2 a 15 giorni.
In caso di focolai di PSA è consentita la caccia?
La normativa comunitaria prevede la sospensione della caccia nelle aree infette, per il maggior rischio di diffusione della malattia attraverso le movimentazioni dei cinghiali spaventati dall’attività venatoria e per il possibile trasporto del virus mediante veicoli, attrezzi, indumenti, scarpe e animali cacciati. Lo scopo di queste misure è evitare la diffusione del virus nell’ambiente e l’ingresso negli allevamenti di maiali.
Gli allevamenti familiari costituiscono un pericolo nella diffusione della peste suina africana?
Gli allevamenti privati rappresentano comunque un rischio di diffusione del virus. È necessario impedire che animali selvatici vengano a contatto con gli animali allevati, soprattutto se questi sono allevati anche all’aperto, mediante recinzioni e altre misure di protezione.
A chi compete la rimozione di cinghiali rinvenuti morti nel territorio?
Quando si rinviene, anche a seguito di incidente, la carcassa di un cinghiale si deve informare il servizio veterinario dell’ASL sul territorio o la Polizia Municipale, in modo che possano essere attivate le procedure diagnostiche e di smaltimento della carcassa in sicurezza.
© Riproduzione riservata Foto: Depositphotos
Siamo un sito di giornalisti indipendenti senza un editore e senza conflitti di interesse. Da 13 anni ci occupiamo di alimenti, etichette, nutrizione, prezzi, allerte e sicurezza. L'accesso al sito è gratuito. Non accettiamo pubblicità di junk food, acqua minerale, bibite zuccherate, integratori, diete. Sostienici anche tu, basta un minuto.
Dona ora
Complimenti per aver messo su un unico documento una serie di informazioni chiare, complete ed esaustive.