Il 17 aprile 2024 la peste suina è arrivata a 15-25 km dagli oltre 150 allevamenti di maiali, situati in provincia di Lodi e Pavia, destinati al circuito del Prosciutto di Parma e ad altri salumi Dop. Il ritrovamento di una carcassa di cinghiale fra Stradella e Broni è un episodio preoccupante. Se il virus della peste suina filtra attraverso le barriere intorno agli allevamenti (evento possibile), scattano immediatamente le misure di sicurezza. Vuol dire che su un’ampia fetta di territorio sarà vietato il trasporto di animali e la vendita dei salumi, oltre all’abbattimento di decine di migliaia di maiali, come è già successo mesi fa in 9 allevamenti in in provincia di Pavia. Nessuno ha però rilanciato immediatamente la notizia.
Nei giorni successivi ci sono stati altri rilevamenti di carcasse di cinghiale positive alla peste suina a Podenzano (in provincia di Piacenza) e a San Giorgio Lomellina (in provincia di Pavia) che distano a meno di 10 km da diversi allevamenti. Anche a Fornovo di Taro, a pochi chilometri da Langhirano, due giorni fa è stata trovata la seconda carcassa di cinghiale positiva alla peste. Persino Milano è coinvolta: a Bereguardo, che dista 15 km da Piazza del Duomo, è stata ritrovata la carcassa di un cinghiale. Adesso si comincia a parlare sui giornali del problema e le istituzioni che non hanno fatto quasi niente di veramente efficace in due anni si agitano.
Rischio stop importazioni
Siamo di fronte a una situazione di allerta che non lascia prevedere nulla di buono. Certo il virus non è pericoloso per gli esseri umani e i salumi si possono mangiare, ma in questa situazione è difficile trovare Paesi stranieri che corrano il rischio di importare insieme al Prosciutto di Parma, al salame Felino o al Culatello il virus della peste suina. Fino ad ora hanno bloccato in toto le importazioni Cina, Giappone, Taiwan, Cuba , Messico, Thailandia e Uruguay. Brasile, Argentina, Perù, Serbia e Canada le hanno bloccate in parte. In questa situazione con 9 Regioni coinvolte, 1950 carcasse di cinghiali positive alla peste e 16 allevamenti coinvolti in Lombardia e Calabria ci si aspetta altri blocchi da Stati Uniti e dai Paesi europei.
Questo si prevede anche se i salumi cotti per 30 minuti a 70°C, oppure stagionati per almeno 180 giorni sono al riparo dal contagio, trattandosi di procedure che eliminano il virus.
Nel frattempo nelle zone a rischio si organizzano squadre per incrementare l’azione di depopolamento dei cinghiali e si cercano nuove carcasse per individuare i focolai e circoscriverli. Ormai si parla anche dell’intervento dell’esercito per tranquillizzare gli animi, ma è più che altro propaganda in quanto alcune squadre militari sono in azione dall’inizio di febbraio 2024 come abbiamo scritto. Il contributo dell’esercito è utile ma non è certo risolutivo, i militari non sono istruiti per individuare e abbattere i cinghiali . Anche le aziende agricole dovrebbero rafforzare le barriere fisiche eventualmente già presenti all’interno delle zone infette.
Le autorità e la peste suina
Poco più di due settimane fa Il Fatto Alimentare ha segnato l’arrivo della peste suina alle porte di Langhirano, località dove risiedono gli stabilimenti di stagionatura del Prosciutto di Parma. La cosa sconvolgente è che fra gli operatori del settore c’è stato un sussulto, quasi si trattasse di una problema sconosciuto. In effetti il Consorzio del Prosciutto di Parma era alle prese c0n la Festa della Green Economy e Coldiretti celebrava il Vinitaly e non potevano certo preoccuparsi dei cinghiali che morivano nei boschi e del virus si avvicinava nella Food Valley italiana culla del prosciutto e dei salumi.
Dopo il nostro articolo il clima festaiolo è cessato improvvisamente e il Consorzio del Prosciutto di Parma, come pure Coldiretti dopo due anni di silenzio quasi assoluto, hanno diramano comunicati improbabili per cercare di tranquillizzare gli animi di allevatori e operatori preoccupati per la situazione disastrosa. Anche il ministro Francesco Lollobrigida si è accorto della peste suina ed è sceso in campo. Tutte le dichiarazioni cercano di nascondere al grande pubblico la realtà di una situazione molto critica volutamente ignorata per oltre due anni che non lascia sperare nulla di buono.
Rallentare la diffusione
Sperando che le iniziative delle Asl e di alcuni operatori riescano a rallentare la diffusione della peste suina anche le persone possono svolgere un ruolo importante. La malattia infatti rimane nell’ambiente per mesi e i turisti o i villeggianti quando fanno passeggiate o picnic nei boschi, possono trasportare i virus da un luogo all’altro e diventare loro stessi diffusori. Per questo motivo alla fine dell’escursione è importante mettere scarpe e vestiti in un sacchetto, lavarli e disinfettarli. Questi accorgimenti sono obbligatori per gli escursionisti della zona II del Nord-Italia. Il perimetro di questa ampia zona inizia a Savona, prosegue fino a Sestri Levante, poi sale fino a Parma, arriva Lodi e continua verso Abbiategrasso (che dista una manciata di chilometri da Milano), sfiora Asti in Piemonte per poi scendere fino a Savona.
Regole per escursioni e picnic
Poi escursionisti devono: camminare solo lungo i sentieri inclusi nella rete regionale o segnalati. I cani vanno tenuti al guinzaglio ed è tassativamente vietato lasciarli liberi al di fuori delle aree naturali protette. È vietato uscire dal tracciato dei sentieri, fatto salvo per il raggiungimento di apposite aree per attività sportive (piazzole decollo parapendio, accesso ai corsi d’acqua per pesca sportiva o balneazione, aree picnic segnalate…).
Per le attività di balneazione in fiumi e laghi i comuni devono individuare aree di parcheggio e percorsi, assicurando la presenza di cartellonistica per la localizzazione di contenitori per i rifiuti e assicurare la presenza di disinfettanti.
È vietato campeggiare o bivaccare. Gli automezzi privati devono essere parcheggiati esclusivamente in prossimità delle strade asfaltate o su aree dedicate (è vietato parcheggiare nei prati o in aree dove sia presente vegetazione), eccetto quelli necessari allo svolgimento di attività agropastorali, soccorso, antincendio. I gruppi e le comitive lungo i sentieri, con o senza accompagnatore, devono avere un numero massimo di 20 persone.
Disinfettanti contro la peste suina
Alla fine dell’escursione è necessario provvedere al cambio delle calzature e riporre le scarpe in un robusto sacchetto di plastica per evitare qualsiasi contaminazione e provvedere alla pulizia e disinfezione delle ruote dei mezzi utilizzati con prodotti idonei messi a disposizione del Comune nelle apposite aree.
A casa bisogna spazzolare e lavare le calzature utilizzate con acqua calda e sapone fino a quando le suole non risultano pulite e usare disinfettanti attivi nei confronti del virus della PSA oltre al lavaggio degli indumenti utilizzati.
Per gli escursionisti del Parmense
L’Ausl di Parma, impegnata da tempo a limitare la diffusione della peste suina, ricorda che quando ci si imbatte in una carcassa di cinghiale, bisogna chiamare il numero unico regionale 051.6092124, attivo 24 ore su 24 e 7 giorni su 7. Occorre anche memorizzare la posizione sul cellulare in modo da poterla comunicare e scattare una foto in modo da poter intervenire al più presto per rimuovere la carcassa e bonificare l’area.
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Giornalista professionista, direttore de Il Fatto Alimentare. Laureato in Scienze delle preparazioni alimentari ha diretto il mensile Altroconsumo e maturato una lunga esperienza come free lance con diverse testate (Corriere della sera, la Stampa, Espresso, Panorama, Focus…). Ha collaborato con il programma Mi manda Lubrano di Rai 3 e Consumi & consumi di RaiNews 24
Certo che la vita é diventata veramente complicata!
Adesso, anche solo per fare una semplice passeggiata nel bosco in certe zone d’Italia, ci si deve poi sottoporre a tutta una procedura di disinfezione che, francamente, ti passa la voglia di uscire!
Ma con tutti gli impegni che una persona che lavora già ha, adesso uno deve ancora trovare il tempo per fregare accuratamente con acqua e sapone le scarpe, lavare gli indumenti (vabbé, questo uno comunque lo farebbe, ma magari li lascerebbe per uno/due giorni nel cestone della biancheria sporca in attesa di programmare – per motivi pratici e di ottimizzazione dei bucati – un lavaggio ad hoc), usare disinfettanti attivi contro il virus della PSA? Manco vivessimo dentro un ospedale!
E se uno ha la fortuna, perché magari é in pensione e abita vicino ai boschi, di poter fare scampagnate tutti i giorni, adesso deve mettere in conto ogni volta di seguire tutta questa lunga procedura?
Va bene tutto, ma i virus esistono da quando esiste la vita sulla terra… Non vorrei fare la figura del menefreghista, ma che vengano a casa mia a farmi il bucato e a pulirmi le scarpe tutte le persone che da anni hanno contribuito a danneggiare gli ambienti naturali favorendo la propagazione di malattie che, altrimenti, sarebbero state confinate in zone ben limitate e nemmeno in Italia.
Certamente la lista di cose da fare è “spaventosa”, penso che la maggior parte delle persone se le sapesse semplicemente non andrebbe a fare passeggiate. La frittatona adesso è fatta, chissà come uscirne
Sulla stampa online odierna (La Repubblica) c’è un accorato appello del Direttore del Consorzio del Prosciutto di Parma dr. Stefano Fanti in merito alla problematica della peste suina africana (“Ma ora non possiamo guardare al passato — dice – perché non c’è più tempo da perdere”).
Questa è la persona che qualche mese fa fece una figura veramente poco dignitosa fuggendo spaesato ed intimorito davanti al microfono di Giulia Innocenzi durante una puntata di Report mentre la giornalista cercava di porgli domande più che lecite inerenti ad un inchiesta (su altre tematiche).
La lettrice del Fatto Alimentare “Roberta” in un suo intervento di qualche giorno fa sempre a commento di un articolo sulla peste suina affermò che il Presidente del Consorzio durante le riunioni tenutesi sul territorio “Era più preoccupato del possibile calo dei consumi che poteva generare questa notizia che a far pressioni sulla politica anche a livello mediatico e far emergere il problema”.
Sembra di capire che questa gente fino a 10 giorni fa cercava di far passare tutto sotto traccia …adesso sono preoccupatissimi…mah…
Io ci vedo il solito modo di agire visto durante Prosciuttopoli. Ma hanno ragione a continuare ad agire così…la Repubblica (intesa come Stato Italiano) non ha mai ritenuto di chiedere loro conto, anzi qualche Procura ha deciso che il Consorzio era da ritenersi parte lesa nella vicenda di Prosciuttopoli (con conseguente risarcimento per danno di immagine).
Stefano Fanti del Consorzio del Prosciutto di Parma dichiara che non può guardare al passato forse per giustificare la sua assenza. Ma da due anni si parla di peste suina e lui è pagato da un consorzio di produttori che utilizzano coma materia prima i maiali. Come ha fatto a non accorgersi del problema? Sarebbe interessante sapere di cosa si è discusso nelle riunioni del Consorzio del prosciutto di Parma degli ultimi 24 mesi.
Scusate ma non capisco: se la peste suina non è pericolosa per l’uomo perchè alla fine di una passeggiata è necessario pulire e disinfettare scarpe e vestiti? Grazie
Perché il virus si trasmette facilmente e resiste bene a temperatura ambiente per mesi. Le scarpe o i vestiti contaminati accidentalmente dopo avere passeggiato nei boschi per avere calpestato deiezioni di cinghiale avere toccato carcasse o altro ( come due le gomme delle auto) possono propagare il virus al di fuori nei boschi e arrivare negli allevamenti
Buongiorno La Pira, dai commenti, e dai silenzi degli altri media, mi pare di capire che non si ricordi cosa successe al nostro paese negli anni 60/70′ l’embargo dei nostri prodotti e la chiusura di allevamenti e salumifici. Lei che è preciso e informato dovrebbe scrivere un po’ di storia e ricordarla anche a Lollobrigida. 10 anni fa successe la stessa cosa in Salento con la Xilella, nessuno ebbe il coraggio di prendere provvedimenti per non incorrere nelle ire di agricoltori e associazioni varie che avrebbero dovuto abbattere decine di migliaia di alberi e bonificare i pochi terreni coinvolti. Oggi il Salento ha cambiato faccia, da distese di verde a scheletri di alberi. L’insipienza delle autorità e l’incoscienza dei coltivatori ha portato al disastro, nessuno sa con esattezza se meno o più di 10 milioni di alberi siano morti. La regione oggi finanzia l’estirpazione e reimpianto con circa 20 milioni anno, pochissimi per le necessità, ma comunque soldi buttati grazie al fatto che si è voluto mettere la testa sotto la sabbia. Succederà la stessa cosa con la “nuova” peste suina.
Sono assolutamente d’accordo , l’interesse delle lobby e l’aver voluto ignorare i pareri degli esperti di agraria e della comunità scientifica hanno portato alla decimazione gli ulivi. Anche in quel caso c’era Coldiretti . Una storia analoga è quella della peste suina. Questa volta i protagonisti del disastro sono le lobby degli agricoltori in prima fila Coldiretti, l’ignoranza dei politici , l’incapacità delle autorità locali e il silenzio assordante del Consorzio del Prosciutto di Parma e anche del Consorzio del prosciutto San Daniele.
Credo che dal loro punto di vista cercare di parlarne poco adesso possa fare parte della strategia. I paesi esteri tanto sono a conoscenza della questione ed anzi molte volte non vedono l’ora di trovare qualcosa per fermare le nostre esportazioni (come noi le loro, vedi grano al glifosato), prenderanno di sicuro le loro precauzioni. Al momento se non se ne parla molto riescono forse a salvare un po’ il mercato italiano, se la notizia si spande i consumatori sentendo “peste” possono spaventarsi anche se non c’è rischio per la propria salute, ed inoltre sicuro che crolleranno i prezzi. Sappiamo che i media ed i social oggi hanno potenza, anche troppa, c’è stato un periodo in cui il primo problema dell’Italia sono state le vicende della Ferragni…
Soluzioni facili a questa situazione temo non ci siano
Buongiorno,
e come la mettiamo con tutti gli animali di grande e piccola taglia (le volpi, ad esempio, ma anche i serpenti, i ricci ecc.) che si aggirano per i boschi e che possono calpestare lo sterco dei cinghiali, e con gli uccelli o gli insetti che magari si posano sulle carcasse dei cinghiali morti, attirati dall’odore della carne in decomposizione?
Bisognerà di loro di disinfettarsi bene le zampine! E anche gli insetti e gli uccelli si dovranno contare: non più di venti individui in ogni sciame o stormo!
Ecco, che idea magnifica mi è venuta: si potrebbe installare nei boschi delle postazioni a loro dedicate, dotate di dispenser di gel disinfettante attivo contro il virus della PSA! Così si potranno detergere adeguatamente tra uno spostamento e l’altro.
Perché anche tutti questi animali entreranno a contatto con il virus, e anche loro potranno inconsapevolmente contribuire alla sua propagazione. Specie gli uccelli e gli insetti, che a differenza delle automobili non percorrono strade e in un giorno possono coprire distanze di numerosi chilometri.
O forse si pensa che il rischio di propagazione del virus dovuto agli spostamenti degli animali che vivono in quegli habitat sia irrilevante rispetto a quello legato alla presenza degli esseri umani?
Fosse il bosco un ambiente chiuso, capirei. Diversamente, tutte queste precauzioni mi fanno davvero ridere, e sembrano fatte soltanto per mettere a posto la coscienza inventando ulteriori regole e divieti per noi esseri umani, che ormai della libertà abbiamo solo un vago ricordo!
…10 anni..sono almeno 10 anni che in Francia ci sono avvisi negli autogrill, nelle dogane, di stare attenti alla peste suina…e i politici italiani nel frattempo, insieme ai vari concorsi dei prosciutti, hanno nicchiato pensando che questo problema non li riguardasse, ed ora hanno gettato al vento una eccellenza italiana…che si vergognino!!!
Interessante articolo, solo una precisazione i maiali destinati al Prosciutto di Parma vengono allevati nelle province dell’Emilia e non in Lombardia. Saluti grazie.
Articolo 3 del Disciplinare del Parma “Il Prosciutto di Parma è ottenuto da suini nati, allevati e macellati solamente nelle seguenti regioni italiane: Emilia-Romagna, Veneto, Friuli-Venezia Giulia, Lombardia, Piemonte, Molise, Umbria, Toscana, Marche, Abruzzo e Lazio.”. Dalla Lombardia proviene circa il 50 % dei suini che alimentano i prosciutti di Parma e San Daniele.
Francamente il lavaggio e disinfezione delle scarpe al termine delle escursioni è assolutamente ridicolo. I cinghiali girano dove vogliono, per strada, in spiaggia sin quasi nei giardini. Abito in campagna in liguria e passano davanti alla mia porta di casa ogni giorno e io se andassi nel bosco dovrei disinfettare le scarpe per non portare la malattia sulla strada dove ogni notte vagano cinghiali? La crisi della peste suina è stata gestita sin dall’inizio peggio di una barzelletta, con misure demenziali e inefficaci e infatti siamo al punto che siamo. E ancora pensano di risolverla facendo lavare le suole delle scarpe di chi fà il pic nic? Ma i cinghiali di disinfettano le zampe prima di attraversare una strada, percorrere un sentiero segnato o uscire dal bosco?
Ma sterminare i cinghiali: ( insieme ai lupi e agli orsi già che ci siamo, ) proprio no?
Alle anime belle animaliste ricordo che senza troppi clamori a poche centinaia di chilometri da noi in Ucraina stanno mandando al macello decine di migliaia di ragazzi e che la propaganda bellica euro atlantica attraverso tutti media anche italiani, sta cercando ogni scusa per giustificare e agevolare anche il prossimo invio dei nostri soldati.
Intanto che vi preoccupate del cinghiale, del lupo o dell’orso preparatevi per la guerra che vi assicuro non è mai stata tanto vicina come ora.
Quindi non stressatemi per i cinghiali, facciamoli fuori tutti e pace.
In fondo sempre di maiali si tratta e già ne fanno fuori milioni per trasformarli in prosciutti.
Esche avvelenate come se piovesse, rimozione sicura e incenerimento delle carcasse ritrovate in prossimità degli allevamenti, e pace.
Fossero tutti qua i problemi…