Vuoto a rendere, riciclo e circolarità: quali sono i piani dell’Europa? Il 24 aprile scorso, l’Europarlamento ha votato l’approvazione della versione definitiva del Regolamento sugli Imballaggi e i Rifiuti da Imballaggio (PPWR – Packaging and Packaging Waste Regulation). Nonostante sia un testo “indebolito” rispetto alla proposta di partenza, rappresenta comunque un’agenda avanzata per migliorare l’efficienza, promuovere la circolarità e introducendo per la prima volta obiettivi legalmente vincolanti di riduzione e di riuso.
L’Europa e il Deposito Cauzionale
La PPWR all’art.44 prevede l’obbligo per i Paesi Membri di conseguire entro il 2029 il 90% di intercettazione di bottiglie in plastica e lattine, e di istituire un Deposito Cauzionale (o DRS – Deposit Return Scheme) nel caso in cui non venisse raggiunto tale obiettivo nei tre anni precedenti.
Questi sistemi chiamati anche “vuoto a rendere” sono utilizzati in tutto il mondo per incentivare i cittadini alla raccolta e al riciclo degli imballaggi per bevande monouso. Nei DRS il consumatore partecipa direttamente al processo di raccolta dei contenitori per bevande (plastica, alluminio, vetro). È previsto il pagamento di una cauzione che si aggiunge al prezzo di vendita, che in Europa si aggira solitamente tra i 0,10 – 0,25 €. Questa viene poi restituita nella sua totalità al consumatore quando riporta l’imballaggio in un punto di raccolta, in genere presso un supermercato od un negozio di vicinato.
La campagna sul vuoto a rendere
Il tema era già stato oggetto della Campagna Nazionale “A Buon Rendere – molto più di un vuoto” lanciata dall’Associazione Comuni Virtuosi insieme alle organizzazioni partner, per l’introduzione di un sistema di deposito cauzionale per gli imballaggi per bevande in modo da favorire la transizione verso un’economia circolare nel settore degli imballaggi.
Ma ha senso l’introduzione su larga scala di un modello vuoto a rendere in un Paese come l’Italia ritenuto virtuoso per quanto riguarda il riciclo degli imballaggi in plastica? Enzo Favoino Coordinatore Scientifico “A Buon Rendere” ha risposto a questa e alle altre obiezioni sollevate soprattutto dai principali portatori di interesse che in più di un’occasione hanno affermato l’inutilità, o peggio, i danni che deriverebbero dall’introduzione di questo strumento.
Un sistema virtuoso può migliorare?
«il DRS slovacco – racconta Favoino – ha permesso di raggiungere in due anni un’intercettazione del 92% per bottiglie in plastica e lattine. Se è vero che anche altri Paesi Membri hanno raggiunto risultati simili dopo l’avvio del sistema, non esistono altri casi in cui lo stesso risultato si sia conseguito senza un sistema di deposito. La nostra Campagna si propone di anticipare notevolmente tale data, per non perdere altri anni ed anni in termini di dispersione di contenitori sul territorio, di costi per i Comuni per raccoglierli e smaltirli, di Plastic Tax da versare alla UE per tutta la plastica non riciclata, di riciclo di bassa qualità, anziché quello “closed loop” (da bottiglia a bottiglia, da lattina a lattina) reso possibile dal DRS».
Inoltre i costi di installazione iniziali si ammortizzerebbero dai ricavi dalla vendita dei materiali raccolti per il riciclo e dai depositi non riscossi. Parallelamente, si ridurrebbe di circa 100 milioni di euro l’importo della “Plastic tax” versata annualmente dall’Italia (e quindi da tutti i contribuenti) nella casse europee per i rifiuti di imballaggio in plastica non riciclati grazie all’aumento del tasso di riciclo effettivo delle sole bottiglie in PET per bevande conseguente l’introduzione del DRS.
Una richiesta dei cittadini
Secondo Silvia Ricci Coordinatrice Campagna “A Buon Rendere”: «la PPWR è anche, e soprattutto, un poderoso strumento per affiancare, migliorare l’efficienza e potenziare le strategie del riciclo. Abbiamo presentato come campagna l’unico studio pubblicamente accessibile che quantifica costi e benefici derivanti dall’introduzione di un DRS in Italia che permetterebbe di conseguire in due anni il 95,3% come tasso di raccolta per le bottiglie in PET per bevande, il 96% per le lattine e il 95,8 % per il vetro.
Anche il nostro più recente sondaggio ha confermato che gli italiani, di qualunque area culturale e politica di appartenenza, sostengono la necessità di adottare il deposito cauzionale come strumento per risolvere il problema della dispersione dei contenitori da imballaggio e per conseguire gli obiettivi di raccolta e riciclo europei. Che cosa stiamo aspettando e soprattutto a chi giova ritardare l’introduzione di uno strumento che, non per nulla, è diventato prassi comune in 16 Paesi europei, che arriveranno a 20 in due anni?».
Il vuoto a rendere, per non rivelarsi uno specchietto per le allodole nella lotta all’inquinamento, deve prevedere dei rimborsi congrui. Il sistema funziona se, oltre buona volontà, i consumatori possono effettivamente recuperare qualche euro sulla spesa. Non si può pensare di riconoscere un importo di 1,5 o 2 centesimi a pezzo, come si era ipotizzato qualche anno fa. In Germania il sistema è attivo da diversi anni, ma con una differenza fondamentale: per ogni bottiglia il cliente riceve un buono di circa 15 centesimi (l’importo varia a seconda del materiale e del formato dagli 8 ai 25 centesimi).
© Riproduzione riservata. Foto: AdobeStock, Abuonrendere.it
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Giornalista pubblicista, redattrice de Il Fatto Alimentare, con un master in Storia e Cultura dell’Alimentazione
Piccolissimo passo a lungo termine insufficiente a eliminare il problema principale
Va bandita la plastica!!!
Sicuramente la strada più virtuosa è ridurre i consumi, indirizzarli verso prodotti sostenibili, e per le aziende trovare alternative più sostenibili.
Ma per quello che mi ricordo io almeno qua in Veneto già negli anni 60/70 mi sembra di ricordare che ci fosse già il vuoto a rendere,se mi ricordo giusto per le bottiglie di latte e quelle dell’ acqua. Non è che l’Europa abbia scoperto l’acqua calda. Gemelli Isabella
Il vuoto a rendere esisteva per le bottiglie di vetro. Purtroppo con l’aumento esorbitante delle bottiglie e dei contenitori in plastica si rende necessario reintrodurre questa misura, che affiancata a un’efficiente raccolta differenziata, può migliorare la gestione di questo materiale. L’Europa forse non ha inventato questo sistema, ma lo sta sostenendo. Ci sembra giusto evidenziare anche le iniziative positive, quando ci sono.
Io da sempre compro acqua in bottiglia di vetro vuoto a rendere e cerco di prendere acque non dico a km zero ma molto vicine a me, perchè bevo acqua frizzante, e quelle poche volte che non riesco perchè finisce e non riesco a rifornirla, prendo l’acqua frizzante in plastica quando finite le inserisco dentro il macchinino (ecocompattatore) della Coripet che mi da’ dei buoni e con i quali partecipo a dei concorsi a premi, è vero che su tutta Modena e provincia ce ne sono solo 7, sono fortunato ad averne una vicino casa. Ovviamente non tutte le bottiglie si possono conferire ma l’app ti permette di scansire il codice a barre e darti l’ok se la bottiglia è di PET. Sicuramente il modo piu’ veloce è proibire l’uso della plastica per prodotti con una riciclabilità e un impatto migliore (vetro) ma almeno cosi’ si riesce in minima parte a risolvere il problema ! Da noi il buono per ogni bottiglia è minimo se non erro per fare un buono da 5,00 euro devi conferire 500 bottiglie oppure 200 bottiglie per 2 euro di sconto su 20 di spesa, quindi siamo ad 1 cent a bottiglia, la cosa tutta italiana e che in alcuni posti (di solito a nord) invece puoi avere 1 euro per 10 pezzi (quindi 10 cent a bottiglia che si avvicina di piu’ al sistema tedesco che sta a 15 cent al pezzo, anche se in germania le bottiglie d’acqua costano di piu’ perchè le aziende vengono tassate dal governo appunto perchè usano la plastica e quindi è solo un giro di soldi tra lo stato le aziende e l’utente finale !!!). Pero’ vi ricordo che l’impatto maggiore sull’ambiente si ha con quello che uno porta a tavola, quindi si l’acqua in plastica impatta ma mangiare occidentale e NON plant based è la cosa che inquina di piu’ in assoluto.
Grazie per la puntualità della ricostruzione ma per completare i dati vorrei comunicare alla dottoressa Valeria Nardi che il DRS in Italia è legge attraverso un emendamento a mia prima firma nella scorsa legislatura al decreto semplificazioni e quello che manca è regolamento attuativo osteggiato allora da Lega e Forza Italia soprattutto
Leonardo Penna deputato XVIII legislatura movimento 5 stelle
3926478676
È una grossa stupidaggine costringere le persone a portare gli imballaggi NON schiacciati, con l’auto, ad un punto di conferimento quando c’è il ritiro a casa da parte del comune, ritiro che peraltro paghiamo con le tasse. Grande grande stupidaggine per non dire di peggio
Serve sicuramente più informazione ( questo lo si capisce benissimo dai commenti ). Sarebbe importante riciclare almeno tutto il PET. Coripet va sicuramente incentivato e la spinta deve venire dalle grandi catene di alimentari. Cordiali saluti.
Sarebbe ora!
Non sono abituato a scrivere, ma questa volta non potevo esimermi per un argomento tanto importante a livello globale. Perchè queste informazioni non vengono date, ogni singolo giorno, attraverso il media più importante che è la TV sia in Mediaset che in programmi nazionali Rai 1 , Rai 2 e Rai 3?
Secondo i sondaggi tutti gli italiani sono sensibili a questa problematica…allora perchè in Italia si continua a rimandare soluzioni che nel resto dell’Europa sono già in atto da anni??? Perchè non se ne parla attraverso i media invece di parlare costantemente di cronaca nera?
Non sarebbe molto più costruttivo per il futuro di questo pianeta e per le nuove generazioni essere informati che si può fare qualcosa e come metterlo in atto?
La domanda giusta è: a chi giova ritardare sempre le soluzioni adottate da altri paesi??
Una cosa è certa: sicuramente non al popolo italiano, all’onesto cittadino che si fa in 4 per poter fare una selezione umanamente possibile dei rifiuti che, ahimè, spesso nelle discariche vengono completamente disattese rimescolando ogni cosa!!!
Ed i controlli dove sono??
Almeno in un argomento dove tutti, e dico tutti, nessuno escluso, è realmente interessato a fare il proprio meglio in quanto nessuno scappa da questo pianeta (almeno per il momento), perché si continua a rimandare, rimandare, rimandare e ancora rimandare???
Invitate organizzazioni, associazioni, comitati, sindacati, insomma chiunque possa alzare la voce a livello nazionale e fate una campagna grande e rumorosa….
ogni singolo italiano deve essere informato in modo che finalmente si possa spingere sull’acceleratore almeno in questo argomento che sta mettendo in ginocchio fiumi, mari, oceani e tutti i suoi esseri viventi che ci vivono dentro e fuori, noi umani compresi!
Questo è il mio punto di vista
GRAZIE
Anni fa in un comune del Viterbese, Vignanello, è stato installato un distributore a pagamento di acqua naturale e frizzante e nelle vicinanze un raccoglitore di bottiglie di plastica che conferiva una certa cifra su di una tessera con cui potevi acquistare l’,acqua al distributore. Dopo un po’ il raccoglitore è sparito nonostante che parecchie persone andavano a portarvi le bottiglie di plastica. Come mai?