Sette anni fa è stata lanciata, in Gran Bretagna, l’iniziativa Veganuary (qui il sito inglese e qui la versione italiana), cioè la proposta di provare a trascorrere tutto il mese di gennaio senza mangiare alimenti di origine animale o almeno carne, per dare un contributo attivo alla lotta ai mutamenti climatici attraverso la diminuzione del consumo di questi tipo di alimenti. Anche quest’anno sta quindi per partire il mese vegetariano. Con una differenza: i sostenitori, che nel tempo sono riusciti a estendere il Veganuary a ben 152 paesi, raccogliendo adesioni in tutto il mondo, pensano che quello del 2021 potrebbe essere un mese da record: si aspettano infatti 350.000 adesioni per l’inizio del mese, e 500.000 entro la fine. Nel gennaio scorso i partecipanti erano stati 400.000, contro i 250.000 del 2019 e i 170.000 del 2018.

Come riferisce il Guardian, l’ottimismo è dovuto sia al fatto che in molti, anche grazie al Covid, hanno avuto modo di riflettere sull’importanza dell’alimentazione sulla salute umana, sul benessere animale e sul clima, ma anche alla tendenza alla crescita costante dell’iniziativa degli ultimi anni, e all’appoggio di diverse multinazionali tra le quali la Nestlé. Marco Settembri, CEO di Nestlé Europe, così ha commentato il coinvolgimento dell’azienda sul quotidiano britannico: “Una dieta a base vegetale ben bilanciata può soddisfare tutte le necessità nutrizionali delle diverse età, e dare una mano al pianeta, mentre apporta benefici alla salute. Quest’anno ho deciso di incoraggiare tutti i dipendenti a partecipare al Veganuary e a raccogliere la sfida che esso rappresenta. Sono felice di far parte di questo movimento, e di constatare quanto stia crescendo in tutta Europa e non solo”.

Veganuary
Le motivazioni di chi sceglie la sfida del Veganuary

Oltre al colosso elvetico hanno aderito, tra gli altri, anche la catena di supermercati Marks & Spencer, i cui vertici hanno dichiarato di avere in programma un’espansione delle linee vegetariane e vegane Plant Kitchen, e di voler accompagnare la campagna pro-vegan con iniziative a uso interno, per i dipendenti, quali video, giochi e confronti tra i prodotti con carne e i corrispondenti prodotti vegetali. Inoltre hanno aderito anche grandi media come Bloomberg e, ovviamente, il primo produttore inglese di prodotti per vegani Quorn, il cui direttore esecutivo ha affermato che attraverso il Veganuary lo scopo è avvicinarsi all’obbiettivo di servire 8 miliardi di piatti vegani in tutto il mondo entro il 2030. Venerdì, primo giorno dell’anno e del mese vegetariano, inoltre, molte catene quali Domino Pizza hanno proposto soprattutto se non esclusivamente prodotti senza carne e sostituti quali i nuggets vegani, mentre altri hanno annunciato il lancio di nuovi alimenti come i bastoncini di finto pesce, a base di soia bianca di Moving Mountains, progettati con una consistenza fioccosa che dovrebbe riprodurre quella dei bastoncini di pesce vero. Si stima che nel 2020 siano stati proposti, nei paesi aderenti, oltre mille tra menu e nuovi prodotti vegetali.

L’iniziativa, che ha l’associazione Essere Animali come partner ufficiale del progetto, ha anche fini benefici, perché agli aderenti si propone di dare un contributo che va poi a sostenere associazioni no profit che si occupano di fornire cibo a persone disagiate. Ovviamente, solo cibo a base vegetale.

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roberto maria benedetti
roberto maria benedetti
5 Gennaio 2021 13:48

Le grandi catene favoriscono queste iniziative perché guadagnano molto ma molto di più vendendo barrette per vegani e altro junk food analogo, prodotti pieno di conservanti, coloranti e additivi malsani che non semplici e onesti polli. E ricordo che, a parità di calorie, polli conigli e tacchini consumano meno risorse naturali rispetto alle insalate e verdure varie.

Giorgio
Giorgio
Reply to  roberto maria benedetti
5 Gennaio 2021 20:45

“Marks & Spencer (…) espansione delle linee vegetariane e vegane Plant Kitchen”
“primo produttore inglese di prodotti per vegani Quorn (…) obbiettivo (…) 8 miliardi di piatti vegani”
“lancio di nuovi alimenti (…) di Moving Mountains”

In soldoni, sul gigantesco nuovo business si sono gettate a pesce le multinazionali dell’alimentazione, per sfruttare la nuova moda che trova aderenti acritici tra gli sprovveduti che si basano sui claim pubblicitari.

Ovviamente non cambierò di una virgola la mia dieta mediterranea, che è l’unica equilibrata, e mi premurerò di evitare come la peste tutti i marchi, le catene, i santoni e i media che sfruttano la credulità popolare.

carola
carola
Reply to  roberto maria benedetti
6 Gennaio 2021 11:52

la invito a leggere e pensare buona giornata

Lo svantaggioso indice di conversione alimentare alla base del sistema zootecnico determina l’inadeguatezza ecologica di una dieta basata sulle proteine animali. Frances Moore Lappè ha osservato come negli USA, nel 1979, al bestiame siano state somministrate 145 milioni di tonnellate di cereali e soia, e di queste solo 21 milioni sono tornate ad essere disponibili per l’alimentazione umana sotto forma di carne e uova: «il resto, equivalente a circa 124 milioni di tonnellate di cereali e soia, è stato sottratto al consumo umano». Lappè ha calcolato che se queste 124 milioni di tonnellate di cereali e soia fossero state convertite per l’alimentazione umana, avrebbero fornito «l’equivalente di una ciotola di cibo per ogni essere umano del pianeta per un intero anno»[30]. È stato stimato che un ettaro coltivato a patate e un ettaro coltivato a riso sono in grado di provvedere al nutrimento annuo rispettivamente di 22 e 19 persone, mentre un ettaro destinato alla produzione di manzo è sufficiente per il nutrimento annuo di una sola persona[31].

Negli USA ogni anno 41 milioni di tonnellate di proteine vegetali vengono consumate dagli animali allevati per la produzione di sole 7 milioni di tonnellate di proteine animali da destinare al consumo umano: per ogni chilogrammo di proteine animali prodotte, occorrono circa 6 chilogrammi di proteine vegetali[32]. A causa di questo svantaggioso rapporto di conversione proteica, la produzione di proteine dalla carne necessita da 6 a 17 volte più terra rispetto all’equivalente quantitativo di proteine fornite dai vegetali[33]: un ettaro coltivato a cereali fornisce cinque volte più proteine di un ettaro destinato alla produzione di carne, i legumi ne forniscono dieci volte di più, i vegetali a foglia quindici volte di più e gli spinaci ventisei volte di più[34].

fonte
https://it.wikipedia.org/wiki/Impatto_ambientale_dell%27industria_dei_cibi_animali

andrea
andrea
Reply to  roberto maria benedetti
6 Gennaio 2021 18:50

wikipedia e dati del 1979. In Usa. Direi en plein!

gianni
gianni
6 Gennaio 2021 19:44

Da https://www.wired.it/lifestyle/food/2016/11/03/la-carne-inquina-piu-delle-verdure-ricerca/?refresh_ce=
_______________Non l’ennesimo studio, ma la prima analisi completa dei lavori svolti finora sul tema (circa 370 lavori) conferma che è la carne a impattare di più sull’ambiente. Ma ci sono delle eccezioni ……L’ampia indagine è stata condotta dall’Università di Lancaster, nel Regno Unito, e ripresa da numerosi media.
La carne bovina è la scelta peggiore………ecc.
Al contrario, gli alimenti più puliti sono i cereali, la frutta e la verdura, seguiti da frutta secca e legumi secchi. In particolare, sono molto poco impattanti le cipolle, le patate, i broccoli, le zucche, le barbabietole e le carote. Per la carne, ecco la scelta migliore: pollo o anatra (anche perché spesso derivano da piccoli allevamenti), maiale e pesce (magari da pesca sostenibile)—–
I calcoli dei ricercatori parlano chiaro: eliminare manzo e agnello a favore di coniglio o anatra per una sola settimana, taglia le nostre emissioni da 73 kg a 32. Non male vero? Eliminare del tutto la carne limita le emissioni a 3,2 kg. Un abisso di differenza._____________

Riguardo alla pesca sostenibile in un recente articolo su questo portale mi sembra di aver capito che i criteri riguardo alla sostenibilità siano molto opachi o addirittura inesistenti.
Poi ci sono (pochi per la verità) studi meno drastici che diminuiscono le differenze e riequilibrano i rapporti perchè ci sono tipi di allevamento molto diversi nell’impatto complessivo ma solo poche realtà riescono a svincolarsi dalle tragiche regole intensive.
Ci sono anche alcuni tipi di verdure che hanno un impatto più consistente ma se c’è qualcuno che in vita sua mangia solo lattuga e nientaltro si faccia riconoscere e sarò felice di cambiare idea…….e inoltre non ho nulla contro chi si dichiara cultore della dieta mediterranea, anzi.

Nondimeno però non posso che essere d’accordo con coloro che denunciano come la grande industria si sia lanciata nel business dei cibi trasformati e ultratrasformati a base vegetale, il mondo veg non può farsi imbrogliare e imbrigliare in questo modo, ci sono mille modi per essere diversi e migliori senza barrette, cibi pronti e misture di questo genere che per descriverne i componenti ci vuole una pagina di giornale.

Carola
Carola
6 Gennaio 2021 22:07

Gentile Andrea la invito a leggere tutto non solo quello che ho pubblicato. La fonte l’ho messa perché non potevo mettere tutto.

Filippo Smriglio
Filippo Smriglio
10 Gennaio 2021 19:32

Nell’impazzare delle diete suggerite con tutti i mezzi di comunicazione possibili è nata da tempo la dieta vegana ora suggerita da multinazionali, associazioni, grandi media come Boomberg e, guarda caso, Quorn, grande produttore di stuzzicherie per veganofili. Prima di qualsiasi discorso mi piace ricordare che la nostra specie ha avuto il sopravvento su tutte le altre probabilmente anche in quanto onnivora. Si dice spesso che “noi siamo quello che mangiamo”. Verissimo, ma si può anche aggiungere senza dubbio che “noi siamo quello che abbiamo mangiato “. Ovviamente la “dieta” (in senso generale) dagli esseri pre-umani ad oggi si è enormemente evoluta, ma le componenti principali sono sempre le stesse: Carboidrati (ovvero energia pronta all’uso), Proteine (costruzione dei vari tessuti, muscoli ecc.) e Grassi (energia di scorta). Il tutto condito da una serie di sostanze per far funzionare la macchina animale, come vitamine, enzimi, metalli. Io desidero chiarire che non sto mettendo in discussione né quella vegana, né qualsiasi altra dieta, ma critico il comportamento di coloro che decidono di seguirne una, solo in base a una osservanza religiosa, a un convincimento filosofico, oppure a un’esigenza istintiva. Quella più comune riguarda la salute o l’aspetto fisico, ma spesso si è vittima di “artistici” suggerimenti pubblicitari (per esempio il “fenomeno” Panzironi). Ora, i pareri presentati qui dai lettori de Il Fatto Alimentare sembrano tutti convincenti e allo stesso tempo forse tutti discutibili. Io sono convinto del fatto che prima di seguire una qualsiasi dieta diversa da quella “istintiva”, occorre conoscerne la motivazione e le eventuali controindicazioni. Quindi un buon controllo medico della propria persona dovrebbe precedere qualsiasi decisione. Per esempio la tipica dieta vegana è carente di vitamina B12 e D, di ferro, di calcio ecc. E’ molto recente il caso di un bambino di due anni sottoposto dai genitori a dieta vegana e trovato denutrito e con sviluppo neurologico arretrato. Infatti essa produce anche carenza di “colina”, detta anche vitamina J, che è un nutriente fondamentale del cervello che viene sintetizzato dal fegato dietro assunzione di uova, carne e latticini. In realtà è presente anche nei vegetali, ma occorre mangiarne una grande quantità. Malgrado queste certezze scientifiche, sono presenti in letteratura scientifica affermazioni come: basta NON mangiare una bistecca di 500 grammi a settimana per un anno per salvare 910 mq di foresta, 390 kg di cereali, 403 tonnellate d’acqua e quasi una tonnellata di CO2. E ancora (Der Spiegel): “la dieta vegana è il modo migliore per difendere il nostro ambiente”. E questo ha scatenato iniziative come VEGANUARY, multinazionali (Nestlè Europe), catene di supermercati e… company. Comunque, in linea di massima, i nutrizionisti non dicono che vi siano controindicazioni nell’evitare proteine animali, in quanto è possibile sostituirle con un’adeguata dieta di verdure, cereali e legumi. Al contrario è da escluderla per i bambini dei primi anni, anzi fin dalla gravidanza, perché passibile di creare danni allo sviluppo psicofisico. C’è infine il problema per i produttori di garantire un tipo di allevamento meno “stressante” per gli animali che in realtà è già sancito dalla legge, ma certe scene che ogni tanto sono scoperte e documentate in tv, sono per lo meno vergognose. Ma questa è un’altra storia.

gianni
gianni
11 Gennaio 2021 14:11

https://www.terranuova.it/Chiedi-all-esperto/I-numeri-della-carenza-di-Vitamina-D-in-Italia-e-nel-mondo
17 Ottobre 2017 I numeri della carenza di Vitamina D in Italia e nel mondo
“”””Mentre in Italia si stima una carenza di vitamina D addirittura nell’80% della popolazione (dati Siomms), le informazioni messe a disposizione dal British Medical Journal e aggiornate al gennaio 2017 fanno il punto sulla situazione a livello internazionale, basandosi su numerosi studi scientifici pubblicati in periodi diversi….secondo cui quella da vitamina D è la carenza più diffusa al mondo, sia nei bambini che negli adulti. In Europa e negli Stati Uniti interessa oltre il 40% degli ultracinquantenni””””.
Tutti vegani ? non mi risulta siano così tanti, quindi le carenze ci sono numerose anche negli altri stili alimentari…..e questo vale anche per altri micronutrienti.

Mi meraviglio che si stia ancora a giocherellare sulle carenze vitaminiche o microelementari.
Cosa c’è da discutere se qualcuno ritiene che sia più accettabile eventualmente integrare una unica vitamina (B12 peraltro anche gli erbivori di allevamento vengono integrati) piuttosto che ricorrere a sistemi alimentari che realizzano metodiche e trattamenti inaccettabili, alcuni servizi tv evidenziano crudeltà abnormi ma le regole maggioritarie legalmente accetate sono offensive del significato di “benessere”, pur facendo distinzione tra sistemi di allevamento molto diversi.

Se poi non è chiara la progressiva gravità della diffusione di malattie metaboliche e cardiovascolari nel mondo allora non so che dire ma è (politicamente) scorretto attribuire la responsabilità a diete che raccolgono basse percentuali di sostenitori, chi segue un qualunque regime alimentare guardi alle sue “carenze” e/o abbondanze , non esiste la dieta perfetta universale ma è sempre necessario l’uso della nostra attenzione, consapevolezza e intelligenza per capirela realtà delle cose, che attualmente è sempre nascosta da un mucchio di spazzatura pubblicitaria.

Il problema è a chi dare fiducia per mantenere la salute? A mio parere se gravi patologie sono in espansione e coloro che hanno le conoscenze non riescono a contenerle e ridurle, con tutto il rispetto per le difficoltà di capire la natura delle cose, c’è qualcosa di sbagliato ed è necessario una seria revisione dei comportamenti di tutti gli attori della vita, più modestia e nessuno si senta insegnante incontestabile a cui dover dare venerazione e cieca fiducia.
Cosa altro deve succedere per capire che bisogna cambiare rotta e sostituire il comandante della nave Terra?
E’ bastato che un virus innocuo abbia aggiunto tre zampette in più e vediamo che casino sta succedendo…..e si prospettano infinite nuove minacce che ci costringono a snaturare banalmente millenarie abitudini di vita sociale con conseguenze inimmaginabili, sempre ad inseguire le minacce in un generale esperimento di accanimento terapeutico.
Veramente vogliamo credere ai pipistrelli, visoni e pangolini colpevoli e a chi dirige le nostre azioni innocente? Oppure che è colpa della crudele sfortuna?
Boh….contenti voi!
Comunque le grandi manovre industriali sul movimento veg non fa ben sperare…..

Mauro
Mauro
Reply to  gianni
13 Gennaio 2021 14:04

Gianni
“quella da vitamina D è la carenza più diffusa al mondo, sia nei bambini che negli adulti. In Europa e negli Stati Uniti interessa oltre il 40% degli ultracinquantenni”
“Tutti vegani ?”

Eh, probabilmente sì, caro Gianni, visto che nel mondo vegetale gli UNICI che conengono vitamina D sono ***I FUNGHI***

Invece nell’alimentazione normale la vitamina D la trovi dentro a sgombro, aringa, tonno, carpa, anguilla, pesce gatto, salmone, gamberi, formaggi grassi, burro, tuorlo d’uovo, fegato…

Tutti alimenti che i vegani non vogliono neppure vedere non solo in tavola ma neanche nel vocabolario.

E la maggiore causa di carenza di vitamina D tra chi si alimenta in modo normale è la scarsa esposizione al sole, che ci permette di sintetizzarla da noi, perché è l’unica vitamina che il nostro corpo è capace di produrre in autonomia.

In questo ha avuto una pesante influenza il lockdovn dovuto al covid, perché ha bloccato in casa per mesi anche quelli, specialmente ragazzi, che già non uscivano di casa giocando con la playstation invece che a pallone al parco.

gianni
gianni
13 Gennaio 2021 18:22

Si certamente nel mondo i vegetariani sono tanti ma non stiamo parlando del subcontinente indiano, l’articolo riportato parla di Italia, Usa e Europa dove le percentuali a fatica arrivano al 10% e prende in esame situazioni precedenti al Covid e al confinamento casalingo.

Convengo pure che la carenza di vitamina D può dipendere da vari fattori, tra cui: importante un’inadeguata esposizione solare, un insufficiente apporto alimentare della vitamina, ma anche dalla presenza di malattie renali o epatiche spesso diffuse sotto traccia, e dall’assunzione di alcuni specifici farmaci.

Molte verdure a foglia verde contengono piccole quantità di vitamina D2, lo so che normalmente si considerano solo le fonti sovrabbondanti ma una corretta alimentazione vegetariana fornisce quel poco in più che combinata con l’esposizione solare ( anche solo 30 minuti al giorno) basta e avanza, a mio parere.

Ipotizzo inoltre che la visione vega-vegetariana almeno parzialmente apra gli occhi alla gente e dia importanza ad alcuni comportamenti “naturali”, il fatto accertato che tante persone anche giovani non pensino a queste cose mi dispiace ma si complicano la vita da sole e poi cadono nella brace delle integrazioni inutili alla salute duratura.

C’è poi un aspetto da considerare, soprattutto i vegani non riescono ad uscire da schemi standard a cui è difficile sfuggire cioè il terrore di avere delle carenze…….e per questo ci si abbuffa di misture di prodotti rinforzati, spesso di origine industriale purtroppo.

E’ stato pubblicato nei mesi scorsi su questo portale un articolo sulle linee guida brasiliane,
ecco quello che intendo come buonsenso, per stare bene non è obbligo di fare scorta tutti i
giorni di tutte le vitamine e micronutrienti, lo sappiamo bene quali sono le vitamine idrosolubili e quelle vanno curate regolarmente ma per il resto no, si possono seguire schemi diversi meno frequenti…..e un veg che si rispetti per me si nutre di prodotti stagionali, frutta e verdura varia il più possibile a km zero e questo rappresenta i tre-quarti della piramide….. senza pensare che se prendo solo 1990 kcal andrò in astinenza di qualcosa, per me i piedi del tavolo della salute sono anche altri non meno indispensabili, qualcuno dirà che da pensionato ho tutto il tempo che voglio ma per le cose importanti vale la pena impegnare un pò di tempo.

Mauro
Mauro
13 Gennaio 2021 21:51

Gianni
“Molte verdure a foglia verde contengono piccole quantità di vitamina D2, lo so che normalmente si considerano solo le fonti sovrabbondanti”

Mi metti uno dei link che sei bravissimo a trovare solo tu, con una tabella delle “piccole quantità” di vitamina D nelle verdure?

Perché NESSUNA verdura è una fonte di vitamina D ***IN QUANTITA’ SUFFICIENTI*** a essere significative, e certo non si possono mangiare 4kg di spinaci al giorno per sfruttare le tue fantomatiche “piccole quantità”.

Invece quelle che chiami “sovrabbondanti” forniscono dosi giornaliere sufficienti con porzioni normali, ad esempio 100 grammi di salmone o di fegato, una porzione decisamente ragionevole per un adulto di corporatura normale.

E quanto al sole, che come ho già spiegato prima ci consente di elaborare da noi la vitamina D, 30 minuti sono sufficienti solo se esponi quasi tutta l’epidermide al sole, condizione praticamente impossibile in inverno per le temperature, in città per mancanza di luoghi adatti (non vai in piazza a passeggiare in mutande…), in una normale vita lavorativa per gli orari (al chiuso in ufficio/negozio/officina… 9-18).

Quindi con un’alimentazione vegana e una normale vita cittadina, o peggio in lockdown 23 ore su 24 al chiuso eccetto 1 ora per la spesa, non c’è alcuna speranza di raggiungere le 400-1000 unità giornaliere necessarie, le patologie non ha senso citarle perché per definizione non sono condizioni normali a cui riferirsi.

gianni
gianni
14 Gennaio 2021 11:23

Buongiorno, la parola da cercare è “ergosterolo” si trova anche nell’enciclopedia Treccani e non aggiungo altro…..invece c’è da considerare che almeno l’ottanta percento del fabbisogno lo possiamo ricavare da una assai modesta esposizione solare e va bene anche se il cielo è leggermente nuvoloso .
Inoltre attraverso questa fornitura non si rischia l’overdose possibile con abbondanza di cibo animale e/o integratori.

gianni
gianni
14 Gennaio 2021 17:17

Ci sono 5 livelli di ormone D ma guarda caso se uno fa una ricerca su un portale informatico solo la D3 viene spiegata e le altre 4 sono liquidate con una parola e mezzo a testa……io sono abituato a riflettere sia sulle parole che sui silenzi.
E’ verissimo che le fonti più abbondanti sono quelle animali , e derivati, e i funghi, anche quelli coltivati…ma nessuno può ignorare invece che almeno l’ottanta per cento del fabbisogno si può prendere ( e fare anche scorta) da una modesta esposizione ai raggi solari anche con cielo semicoperto e quindi basta molto meno della RDA per stare tranquilli e in salute.
A mio parere per concludere il sistema veg basato su alimenti naturali, regolato con accortezza in tutti gli aspetti importanti e pure migliorabile con l’esperienza, evita sia le carenze che le abbondanze ugualmente dannose….cosa si deve desiderare di più?

Mauro
Mauro
17 Gennaio 2021 13:00

Gianni
“la parola da cercare è “ergosterolo” ”

Quindi per te il problema è il nome, un po’ come cercare H2O invece di acqua… peccato che anche cercandolo col nome scientifico (limitativo, in quanto l’ergosterolo è la D2, se cerchi “vitamina D” trovi tutto il complesso delle 5 vitamine) nelle vedure continua a essere assente o al massimo in quantità non significative.

Per chiarire, se nel serbatoio metto mezzo bicchiere di benzina “nell’auto c’è benzina”… peccato che non basti neppure a uscire dal box, e se compro una lattina di bianco “ho a casa la pittura per la facciata”… ma non basta neppure per dipingere un balcone, e se sul gommone c’è una bottiglietta di minerale “sul gommone c’è l’acqua”… però i 60 migranti moriranno di sete.

Se ora ti è più chiara la differenza tra “presenza” e “quantità sufficiente” allora potrai interpretare meglio i risultati della ricerca, che confermano che di vitamine del complesso D nei vegetali non ce ne sono a sufficienza per le necessità umane, e allo stesso modo esporre le mani e il naso al sole non basta a produrla per il nostro fabbisogno, come consumare normali porzioni di cibi che la contengono non porta al sovradosaggio.

E rifarsi a siti che propagandano il veganesimo, quasi tutti sponsorizzati da multinazionali con interessi commerciali in quella dieta, non porta alcun contibuto valido, in quanto dovrebbe essere chiaro a tutti che non è una cosa molto utile domandare all’oste se il suo vino è buono, mentre enologi, sommelier e assaggiatori continuano a dire che non vale nulla.

Continui a ripetere “a mio parere”, e certamente è un parere ponderato, e valido almeno quanto quello dei restanti 8miliardi di abitanti del pianeta, ma probabilmente è annullato dal parere altrettanto valido e ponderato di un Inuit che vive da generazioni e con 6 mesi senza luce solare grazie quasi esclusivamente ai soli alimenti animali.

gianni
gianni
18 Gennaio 2021 00:55

Certamente se fossi nato Inuit sarei diverso da ciò che sono ma non ritengo questo fiero popolo un esempio di salubrità, secondo studi risalenti alla fine del secolo scorso la loro aspettativa di vita si attesta sui 68 anni, d’altronde appunto come già detto giustamente hanno condizioni e stili di vita al limite sotto molteplici aspetti, compreso il buio semestrale.

Alla fine di tutti i discorsi però mi preme sottolineare che cercherò sempre con documenti idee ed esempi di dimostrare che esistono e sono praticabili altri diversi stili di vita salubri ( a prova anche dei molto parziali esami di laboratorio compreso il D 25-OH), ma nello stesso tempo un pò più rispettosi degli altri “abitanti” diseredati del pianeta Terra.
Il pensiero mi fa dormire meglio la notte e signor Mauro se mai ci troveremo nello stesso ristorante per lo meno non saremo in competizione per le stesse pietanze.
Cordialmente.

Mauro
Mauro
Reply to  gianni
18 Gennaio 2021 10:43

Finché continuerai a frequentare siti vegan avrai disponibili dati vegan e otterrai informazioni vegan e risposte vegan, ossia continuerai a vivere in una bolla vegan in cui l’oste vegan dice che il suo vino vegan è buono…

Prova invece a documentarti su siti scientifici indipendenti, così, anche solo per cambiare, o per curiosità, o per vedere come vive il resto del mondo che non ha interessi commerciali nello spingere un’alimentazione in particolare: potresti restare sorpreso.

Quanto alla competizione alimentare mi spiace ma i broccoletti e i peperoni abbrustoliti dovremo dividerceli, e i miei li condirò con salsa di acciughe…

gianni
gianni
18 Gennaio 2021 22:25

Oltre che essere vegetariano convinto sono non-superstizioso e quindi mi lancio con impegno nel commento numero 17.
Convengo che da qualche lustro anche molti vegani sono in situazione di disinformazione, o di informazione parziale visti gli interessi delle multinazionali coinvolte nel business degli integratori e del cibo, ma non sono convinto sulle sue fonti indipendenti conoscendo bene, da documentazioni inoppugnabili, che anche il mondo dell’alimentazione da animali e da molto più tempo ama condire le notizie a proprio uso e consumo.
So già che lei obietterà vivacemente ma la storia è scolpita in milioni di notizie ( se richiesto sono ben fornito) di trucchi e inganni, negazioni e mezze ammissioni su argomenti fondamentali per l’istruzione alimentare e da questo non sono disposto ad arretrare, posso avere tutti i torti ma il conflitto di interessi non l’abbiamo inventato noi neanche tra ricercatori e scienziati.
Andiamo però più in profondità, e per me è terreno sfavorevole perchè lei è più ferrato di me in biologia ma mi piace la discussione utile…….voi siete abituati a prendere in prestito tutto ciò che gli animali possono dare, il colesterolo come la B12 e altro , e pensate che sia corretto e naturale , unica via accettabile alla vita.
Ma è vero o no che dal metabolismo di amminoacidi, acidi grassi e zuccheri, che stanno tutti anche nei vegetali, si forma l’acetil-CoenzimaA che, tra le altre funzioni, è la base di una serie di reazioni che producono colesterolo endogeno? Ma se riusciamo a produrre colesterolo endogeno e ci esponiamo sufficientemente al sole gratuito e così otteniamo anche la vitamina D che ci è indispensabile, da dove viene la ragionevole necessità di rapinare gli animali? E cosa diciamo alle moltitudini che soffrono di ipercolesterolemia?
Suvvia siate buoni, voi che avete le conoscenze dovete dire le cose come stanno e non giocare a sopravvivere irridendo e negando anche le evidenze per mantenere una supposta superiorità, se vi piace la carne mangiatela pure ma non ammantate le vostre abitudini di indispensabile santità per favore e assumetevi la responsabilità degli effetti collaterali. A mio parere.
Grazie.