“Da dieci anni vendiamo uova – spiega Antonio, che gestisce un’azienda agricola di 30 mila galline nel milanese – e garantiamo un livello di benessere alle galline con un impianto che è stato certificato KAT (certificazione tedesca del benessere animale). Si tratta di applicare all’allevamento e alla conduzione, regole codificate e molto importanti come ad esempio il numero massimo di livelli del capannone, l’affollamento massimo, l’impiego di materiali confortevoli per le strutture interne, spazi con misure definite e codificate. Le galline non vengono debeccate e il capannone è dotato di ampie finestre e spazi adeguati dove le ovaiole possono uscire in giardini idonei per godere di aria e luce naturale.”
“In Germania, – prosegue Antonio, – chi vuole vendere uova alle catene di supermercati deve rispettare questi standard. In Italia il benessere delle galline non è un elemento che fa vendere di più”. Le uova di Antonio, infatti, sono classificate, per legge, alla stregua di quelle provenienti da grandi capannoni con tre-quattro livelli e con un indice di benessere non identificabile, come evidenzia il primo report firmato dall’Università di Padova e dall’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie sulla qualità della vita dei volatili (ne abbiamo parlato qui). I dati descrivono una situazione critica. Le lesioni alle zampe (ustioni e dermatiti) interessano il 46,3% degli animali, le deviazioni dello sterno il 77,1%, le fratture dello sterno il 17%, la presenza di uno sterno prominente il 71,2%, le vesciche al petto l’8,4%.

Galline allevate a terra?
I consumatori che acquistano uova ignorano le condizioni di vita delle galline. La scritta “da allevamento a terra” sulle etichette tranquillizza e rassicura sull’assenza di gabbie, ma la realtà non è proprio così. Le galline vivono anche ‘a terra’, visto che i capannoni sono strutturati su tre livelli, ma l’aspetto inquietante è che moltissimi capannoni utilizzano sistemi combinati che possono funzionare come gabbie arricchite (versione confortevole delle vecchie gabbie).
Si tratta di strutture metalliche multilivello con pareti o sportelli mobili che possono essere chiusi o aperti. Quando gli sportelli sono chiusi, il sistema si comporta come una gabbia, quando sono aperti, le galline possono muoversi fra i moduli, come in un allevamento ‘a terra’ e, di conseguenza, riportare il codice 2 sulle etichette. Questi sistemi sono stati progettati per permettere alle aziende di passare gradualmente dalle vecchie gabbie ai sistemi cage-free senza dover rifare completamente le strutture.
Molti allevamenti usano ancora le gabbie
Nella realtà molti allevatori per motivi gestionali (uova sporche, galline che si feriscono, maggiore mortalità) non aprono mai del tutto le paratie, per cui le galline vivono come se fossero nelle gabbie. Il paradosso è che le uova di questi allevamenti ibridi riportano sull’etichetta la scritta “da allevamento a terra” e anche “cage-free” anche se le galline vivono in una gabbia camuffata. Tutto questo accade nonostante la normativa europea preveda che il sistema delle gabbie arricchite e degli allevamenti ibridi dovrà sparire entro il 2027.
Le uova Buonovo Lidl
In Italia, le uova Buonovo Lidl sono certificate da un ente terzo, e la catena precisa di non usare sistemi di allevamento combinati. C’è di più, sull’etichetta della linea è scritto che il sistema di incubazione prevede una selezione preventiva per non fare nascere pulcini maschi destinati a essere soppressi a poche ora dalla nascita. Le altre catene parlano di “uova da allevamenti a terra” o “cage-free”, ma non precisano se le strutture dei capannoni sono ibride. Per questo motivo ci sono molte probabilità che le uova provengano da capannoni misti dove la situazione è simile a quelle delle gabbie arricchite.
Frasi fasulle e diciture veritiere
Ci sono altre diciture sulle etichette che hanno il sapore di animalwashing. Diciture come ”libere di muoversi”, “non più galline in gabbia”, “cage-free”, “uova di allevamento a terra benessere animale” sono solo frasi ad effetto, il più delle volte prive di significato reale perché non sono regolamentate e non esistono certificazioni. Poi ci sono diciture veritiere come “senza antibiotici”, “allevamenti 100% italiani”, “mangime senza OGM”, che però non attestano una qualità superiore ma solo lo standard ormai adottato da quasi tutti gli allevamenti. Nessuna di queste scritte riguarda il benessere, ma servono a distogliere l’attenzione dalla reale sofferenza degli animali.
Al contrario, frasi come “Allevamenti a terra a bassa densità con meno di 7 galline per metro quadro”, “Cage-free certificato”, “Presenza di arricchimenti ambientali”, “Benessere animale filiera controllata”, attestano un reale miglioramento della qualità della vita delle ovaiole. Ma etichette con queste diciture si trovano raramente. Anche frasi come “filiera controllata” presente in alcune linee di uova marchiate Coop, Conad, Amadori ed Eurovo indicano audit indipendenti, ma non riguardano il benessere. In assenza di informazioni valide, la scelta più prudente per chi vuole ridurre la sofferenza delle galline è il biologico (codice 0 sulle etichette) perché impone standard minimi più alti e spesso offre tracciabilità/QR visibili al consumatore.
Il prezzo del benessere
Ma quanto costa allevare galline felici? I conti sono presto fatti. Le uova da galline allevate a terra più economiche costano 19 centesimi, se sono allevate a terra senza antibiotici, senza mangimi OGM il prezzo arriva a 21, mentre quelle degli allevamenti a terra che consentono l’uscita all’aperto lievitano a 23. Poi ci sono quelle bio che arrivano a 30 centesimi. Bisogna poi considerare il costo dell’imballaggio e la spedizione, ma l’incidenza maggiore è del supermercato, per cui alla fine il prezzo iniziale sullo scaffale spesso raddoppia.
© Riproduzione riservata Foto: Depositphotos, Lidl

Giornalista professionista, direttore de Il Fatto Alimentare. Laureato in Scienze delle preparazioni alimentari ha diretto il mensile Altroconsumo e maturato una lunga esperienza come free lance con diverse testate (Corriere della sera, la Stampa, Espresso, Panorama, Focus…). Ha collaborato con il programma Mi manda Lubrano di Rai 3 e Consumi & consumi di RaiNews 24



Grazie per aver chiarito in modo molto esaustivo cosa significa allevamento a terra, e proprio per questo compro solo uova di galline allevate all’aperto sperando che davvero corrisponda veramente a realtà…
Da sempre compero solo uova biologiche. Anche le galline hanno il diritto di vivere decentemente !
Grazie per l’articolo: quante cose non si conoscono…
Anch’io compro uova BIO!
Sono contro questo sfruttamento insensato delle povere galline. Non si rispettano i tempi del loro fare uova,questo mercato ,vuole sempre di più,produrre sempre di più senza sapere che facciamo un danno a noi e ai poveri animali. Sto cercando di procurarmi uova da quei contadini,che ancora ,hanno le galline libere,che razzolano,che si muovono liberamente. Sogno un mondo dove gli animali siano liberi di fare quello che vogliono,senza costringerli a produrre continuamente. Dovremmo mangiare molto meno…
Le solite pubblicità fatte per accalappiare i “polli” (siamo in tema) perché la maggior parte dei consumatori non si informa e al supermercato guardano soprattutto il prezzo
Alcuni consumatori, e forse non così pochi, sono costrettia a guardare esclusivamente il prezzo. Immagino sia impegnato ad aiutarne alcuni.
Grazie mille molto interessanti tutti gli articoli pubblicati
Grazie.
Le uova quando le vado a prenderle gli posti che so mi danno sicurezza sono fattorie biodinamiche oppure agriturismi biologici che hanno la loro produzione in cortili aperti, o in aie dove gli animali possono vivere ed essere alimentati non certamente rinchiusi perché sono felici di fare vedere ciò come l’animale vive e cresce in ambiente sano, con alimentazione sana e alternativa, cioè semi di lino e canapa, oppure altri prodotti che non danno effetti negativi sulla loro salute e la nostra, oltre vado in negozi biologici e si sa quali sono, dove vengono venduti da vari fornitori, che stanchi della grande distribuzione, si adoperano per un allevamento che viene anche documentato, le uova hanno tutte requisiti per essere bio al 100 ×100 altrimenti li non si entra. Il Bio è tutto un altro modo (finalmente) sostenibile di alimentarsi, molto più nutrienti e leggero e senza problemi di contaminazioni, dopo in tutti i posti può capitare, ma se un alimento è sano ,sani lo siamo anche noi.
Bene. Il benessere nell’allevamento intensivo è appena all’inizio e , mentre molti paesi europei, Germania e Francia per primi hanno subito recepito le prime direttive e i relativi fondi per gli adeguamenti, gli allevatori italiani hanno preso scorciatoie come le gabbie arricchite le aperture graduali e tutti quelle pratiche non previste ne vietate dalle direttive proprio per approfittare del vuoto di produzione dovuto alla chiusura per ristrutturazione di buona parte degli allevamenti di Germania Francia e atri stati. Questo ha permesso due o tre anni di maggiori guadagni ai nostri allevatori che però oggi si trovano in difficoltà sulla applicazione delle norme e continuano ad utilizzare scorciatoie e mezze verità. Questo è reso possibile anche dal fatto che in Italia la produzione è in mano a due/tre grossi produttori molto grandi e forti che riescono, a differenza di altri settori, ad avere molto potere con la grande distribuzione.
Nell’articolo non avete parlato dell’allevamento delle galline ovaiole allevate all’aperto, sistema previsto dalla normativa che parla di Protezione e non di Benessere, perchè allevamento intensivo e benessere sono un ossimoro. Le uova Bio devono essere prodotte da allevamenti che devono rispettare la legislazione del biologico, non basta il sistema di stabulazione dei volatili. non è facile trovare uova provenienti da allevamenti bio, soprattutto in inverno. le uova di galline allevate in gabbia finiscono principalmente agli sgusciatoi per la lavorazione delle uove per produrre biscotti, pasta e via discorrendo. le uova biologiche costano almeno 50 €cent. l’una, da tebnere presente se si deve dar da mangiare a più persone .
Grazie mille per queste notizie interessantissime.
Infatti la descrizione “ALLEVATE A TERRA” è ingannevole. Che significato ha? Anche le gabbie poggiano per terra mica sono sospese nel vuoto. La dicitura corretta per indirizzare la scelta del consumatore potrebbe essere “ALLEVATE ALL’APERTO CON RELATIVA INDICAZIONE DELLO SPAZIO A DISPOSIZIONE PER OGNI SINGOLO ANIMALE”.
Siamo sempre lì…strenua difesa degli allevatori, pubblicità farlocche e ingannatrici pochissimo rispetto per gli animali ma moltissimo per il conto in banca….Sugli scaffali delle uova la maggioranza certifica a terra per ingannare chi non si documenta… per trovare un bio bisogna perdere 5 minuti! Assurdità del molto profitto e minima spesa….
Io compro preferibilmente uova da galline “allevate all’aperto” nella speranza che queste creature possano vedere la luce naturale fuori dai capannoni ma non so quanto la mia speranza aderisca alla realtà. Preferisco spendere qualche euro in più pur di contribuire al benessere animale! Grazie e saluti.
Lilia Pistolesi