Il primo studio italiano sul benessere delle galline ovaiole rivela una situazione disastrosa. Quasi tutti gli animali presentano: fratture, ustioni, piaghe… I volatili arrivano a fine vita doloranti e provati per le lesioni allo sterno, le dermatiti alle zampe e le vesciche sul corpo. Il pessimo livello di benessere emerge dallo studio pubblicato sull’autorevole rivista Poultry Science, ed è firmato dal DAFNAE, il Dipartimento di Agronomia, Animali, Alimenti, Risorse naturali e Ambiente dell’Università di Padova e dall’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie. Tutti gli addetti ai lavori conoscono la situazione ma nessuno ne vuole parlare. Le aziende leader del settore non hanno risposto ai nostri quesiti, proprio come è avvenuto per le inchieste sui polli broiler.
Nonostante ogni anno in Italia siano macellate 17,4 milioni di galline su 40 milioni, non esistono studi sul benessere animale. Dai dati raccolti emerge in modo evidente che i diversi sistemi di allevamento – dalle gabbie arricchite ai sistemi a terra (in capannoni chiusi disposti su uno o più livelli e in alcuni casi dotati di uscite all’aperto) – non garantiscono una vita dignitosa agli animali. Per correttezza va detto che lo studio non ha preso in considerazioni allevamenti biologici (*).

Le lesioni alle zampe (ustioni e dermatiti) interessano il 46,3% degli animali, le deviazioni dello sterno il 77,1%, le fratture dello sterno il 17%, la presenza di uno sterno prominente il 71,2%, le vesciche al petto l’8,4%. Sono elementi che indicano una situazione di costante dolore, stress e disagio acuto che compromette gravemente la qualità di vita, oltre all’oggettiva difficoltà di movimento per ustioni e vesciche alle zampe.
Le fratture
Le lesioni riscontrate sulle carcasse degli animali a fine carriera non sono il frutto di infortuni casuali, ma indicano sofferenza cronica legata alle strutture dei capannoni. In pratica quasi tutte le galline mostrano almeno un segno critico, espressione di un benessere gravemente compromesso. Quando una gallina vive per due anni in spazi stretti come le gabbie arricchite, oppure in allevamenti a terra con trespoli duri o mal posizionati, con strutture vecchie e poco ergonomiche, dove è difficile muoversi e saltare tra i vari livelli, gli incidenti sono all’ordine del giorno. Se poi le ossa sono indebolite dal consumo di calcio dovuto alla deposizione continua, basta poco perché lo sterno a contatto con le strutture metalliche subisca una deviazione o che si formi una prominenza callosa o una piaga.

Le ustioni
Le lesioni ai cuscinetti plantari delle zampe riguardano quasi la metà delle galline. Queste lesioni, che vanno da infiammazioni a veri e propri gonfiori e ustioni, sono collegate alla presenza di lettiere umide e sporche che non vengono rinnovate e a pavimenti inadatti che provocano un notevole stato di malessere e dolore. Nei capannoni moderni la pollina viene portata via da un nastro trasportatore come quello delle uova, ma negli allevamenti datati la lettiera si cambia manualmente una volta l’anno e questo provoca situazioni critiche con sviluppo di ammoniaca che disturba le galline. Poi ci sono le vesciche nella parte inferiore del petto che si possono paragonare alle piaghe da decubito dovute allo sfregamento o alla pressione su superfici dure e interessano l’8,4% dei capi.
Il problema è la gestione
Lo studio dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie e dell’Università di Padova non lascia spazio a interpretazioni. I sistemi di allevamento intensivi, anche quelli definiti “alternativi” alle gabbie convenzionali, presentano gravi e diffuse criticità che causano un’enorme sofferenza fisica agli animali. Le lesioni dello sterno e quelle alle zampe sono un indicatore inequivocabile di come le galline siano costrette a vivere in ambienti che, a causa della densità, delle strutture poco ergonomiche o della cattiva gestione della lettiera, le feriscono costantemente.
Le criticità
Ma l’aspetto disarmante dello studio è che tutte le strutture presentano criticità. Non si tratta più di spazio o di aperture all’esterno, ma di strutture inadeguate e di gestione inefficiente. Le galline che vivono in gabbie arricchite presentano lesioni minori per le zampe ma maggiori per lo sterno, quelle degli allevamenti a terra con un solo livello presentano molte ustioni alle zampe e dermatiti, quelle in allevamenti a terra multilivello hanno un numero di criticità leggermente inferiore rispetto agli altri sistemi ma pur sempre elevato.

Di fronte a questi dati, il consumatore intenzionato a sostenere allevamenti che mettono realmente al centro il benessere animale non ha strumenti per scegliere. Certo scegliere il biologico è l’unico modo per avere uova provenienti da galline felici perché vivono in capannoni meno affollati, hanno molto più spazio a disposizione, la luce è naturale e all’esterno ci sono aree dove razzolare (almeno 4 mq a testa). Oltre a ciò gli animali sono nutriti con mangimi biologici.
Le uova bio sono facilmente individuabili (codice sulle uova è “0”). Le uova di galline in batteria non esistono più dal 2012. Adesso ci sono quelle cresciute in gabbie arricchite, leggermente più confortevoli. Queste uova non si trovano al supermercato perché la gente non le vuole, anche se rappresentano il 25% del settore e sono utilizzate prevalentemente dall’industria.
Galline infelici
Nei supermercati e nei negozi si comprano uova di galline allevate a terra (codice 2) oppure di animali che hanno la possibilità di uscire all’aperto (codice 1). La gente pensa di comprare uova di animali felici ma non è così. Gli standard previsti dalle norme non classificano il grado di benessere. Certo, i prezzi sono diversi ma le uova sono uguali sia dal punto di vista nutritivo sia per quanto riguarda la qualità della vita delle galline. L’unica cosa che può cambiare è il calibro.
L’animal washing delle uova
L’allevamento è come un albergo che può avere una o cinque stelle. Le galline producono uova in tutti gli alberghi anche se la situazione delle stanze è diversa e anche la qualità del vita. Le confezioni indicano solo la categoria dell’albergo ma dallo studio emerge che in tutte ci sono criticità tali da rendere la vita delle galline molto difficile. Pagare un uovo di più non vuol dire che gli animali vivono in condizioni migliori. Questa è un’illusione. Ma visto che le uova dal punto di vista nutrizionale sono pressoché equivalenti, perché comprare quelle che costano di più? Secondo lo studio tutte le galline sono infelici e il tipo di allevamento non incide in modo significativo sul benessere. Quello che conta è la gestione e la struttura del capannone.
Ma allora le scritte sulle confezioni come Free Cage, Senza antibiotici, Senza ogm e quelle sulla libertà…? Animal washing. La cosa davvero importante è la struttura e la conduzione dell’allevamento. Si tratta di fattori decisivi considerati in diversi protocolli e certificazioni come Rspca, Kai, Beter Leven che però in Italia sono pressoché sconosciuti. Ma questo aspetto lo vedremo nel prossimo articolo.
(*) Le galline esaminate provenivano da 50 aziende, 18 utilizzano gabbie arricchite, 15 strutture di allevamento a terra su un solo livello e 17 sono multilivello.
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Giornalista professionista, direttore de Il Fatto Alimentare. Laureato in Scienze delle preparazioni alimentari ha diretto il mensile Altroconsumo e maturato una lunga esperienza come free lance con diverse testate (Corriere della sera, la Stampa, Espresso, Panorama, Focus…). Ha collaborato con il programma Mi manda Lubrano di Rai 3 e Consumi & consumi di RaiNews 24



Domanda: a quanti consumatori interessa? Le uova sono uova devono costare poco…chi pagherebbe le uova 60 cent l’ una?
Le uova da allevamento biologico costano di più, ma sono migliori a livello qualitativo, perché un maggiore livello di salute della gallina si ripercuote anche sulle uova.
Capisco che chi ha difficoltà economiche debba stare attendo anche al prezzo delle uova, ma chi può permettersi di pagare di più per qualcosa di meglio dovrebbe accettare di spendere di più per avere di meglio.
A livello nutrizionale non ci sono differenze sostanziali fra le uova dei diversi tipi di allevamento. La differenza riguarda il benessere
Le uova delle galline allevate in biologico sono alimentate a cereali e mangini sani e hanno una minore necessità di medicinali.
Sicuramente dal punto di vista proteico e lipidico cambia poco, ma dubito e che alimentazione e salute non si riprecuotano sull’uovo prodotto.
I dati analitici dicono che non ci sono differenze nutrizionali. Su altri elementi possiamo discutere
Interessa a chi ha a cuore il benessere degli animali, perché questi esseri viventi devono soffrire continuamente durante la loro breve vita?? Per fortuna ci sono sempre più persone che guardano questo fattore, gli animali non sono al nostro servizio, non dobbiamo sfruttarli! E comunque le uova di una gallina debilitata hanno meno calcio e meno proteine, proprio perché la gallina non sta bene. Basta guardare il colore o la forma dell’uovo e del tuorlo
Evidentemente non hai a cuore chi a fine ese deve contare i centesimi .
Ribadisco quanti possono permettersi uova a 60cent?
in questi casi lo “0” vale tanto…
Purtroppo credo anche a livello di prezzo. L’altro problema è la fiducia, uno pensa saranno davvero bio o mi fregano? Perché poi se a livello nutrizionale, come mi pare è scritto nell’articolo, sono uguali, scegliere il bio solo per la questione del benessere delle galline può essere un aspetto che a tanti non importa nulla. Povere galline
Fino a prova contraria io credo a quanto scritto sulle etichette. Le uova di galline allevate in gabbie arricchite non si vendono nei supermercati perché la gente non le vuole eppure da un punto di vista nutrizionale sono uguali e costano meno di quelle allevate a terra.
Il problema, ovviamente, non è solo nutrizionale. Io compro uova da galline allevate in free range, dove il benessere animale (e anche nutrizionale) è superiore anche al biologico. Capisco però che le cose sono un pochino più complicate.. Applicare questo metodo alla totalità degli allevamenti Italiani, vorrebbe dire dedicare una superficie come lombardia e piemonte insieme a questo.
Il problema non è estender a tutti gli allevamenti il free range ma gestire i capannoni in modo corretto e dimezzerebbero le criricità
Grazie tanto per questo articolo, dovrebbero leggere TUTTI !
Mangio solo uova della mia vicina.
Animal equality si sta battendo per evitare che milioni di pulcini maschi siano uccisi tritati vivi. Proposta fatta a Bruxelles e a Roma ma per ora disinteresse completo. Magari anche un Vs articolo/messaggio può fare qualcosa.
Gentilissimo, abbiamo più volte trattato l’argomento. Qui di seguito alcuni dei nostri articoli: https://ilfattoalimentare.it/?s=pulcini+maschi
Da anni compro solo uova biologiche o, alla peggio, uova da galline allevate all’aperto. Non acquisto più uova da galline allevate a terra, perché ho visto le foto degli allevamenti e preferisco spendere qualcosa in più e contribuire alla diffusioni di metodi di allevamento migliore.
In merito alla carne, invece, evito quella del supermercato e preferisco quella venduta dal macellaio di fiducia, dal colore “giallo” e un costo superiore: petti più piccoli, animali alimentati con mais e mangimi migliori e, spero, ambienti meno malsani, avendo volumi ridotti.
Capisco, però, che io faccio queste scelte perché me lo posso permettere economicamente, mentre per molti il prezzo superiore è un grosso limite.
Compro, per etica, solo uova biologiche. Spero lo siano. Vorrei un’ indagine anche su quei allevamenti. Comunque, nell’ incertezza di come vengono trattate le galline bio, cerco di consumare il meno possibile uova
Non ci sono studi recenti l’ultimo risale a molti anni fa
Il fatto è che non bisognerebbe neppure respirare…
Poi se parliamo di altre nefandezze che fanno gli esseri umani sugli altri esseri umani a livello di Stati sarebbe meglio estinguersi. Fatto sta che Da che mondo è mondo invece sopravvivono i più aggressivi e intelligenti. Mi pare di capire che anche sul biologico se andiamo a vedere ci potrebbero essere ugualmente questi aspetti esposti. Cosa facciamo ci mettiamo allevare le galline in casa? Il problema è che se le uova costano il triplo la carne costa il triplo si accumula un divario sociale nel quotidiano, che è immenso. È davvero un problema angosciante, per come esposto. In più le galline allevate all’aperto sono un bersaglio eccezionale per le malattie aviarie in quanto molto spesso gli uccelli di passaggio le contaminano.
Il biologico non è esaminato nello studio .In ogni caso le galline hanno più spazio a disposizione e altri elementi di confort importanti oltre che essere alimentate con mangimi bio
Beh, non è che proprio nessuno ne parli: sono anni che molte associazioni “animaliste” (“animalista”, termine purtroppo usato spesso in senso dispregiativo, come se si trattasse di balordi frustrati che non hanno altro a cui pensare) denunciano le condizioni terribili dei polli d’allevamento. Un primo risultato è stato quello dell’abolizione delle gabbie ma, come si vede dall’articolo, c’è ancora moltissimo da fare. Il benessere animale è sicuramente legato al benessere umano, la chimica delle uova non dice proprio tutto (come la chimica dela carta non distingue la Divina commedia dall’elenco telefonico), poi c’è la questione etica, che non sarebbe proprio un bruscolino, ma anche qua c’è molto da fare e la situazione non è rosea, ma piano piano anche la sensibilità verso gli “altri”, umani o animali che siano, dovrebbe aumentare… forse…
Certo le associazioni animaliste da anni ne parlano, ma questo è il primo studio in assoluto sul benessere delle galline condotto su vasta scala in Italia
E’ sempre più difficile trovare cibi onesti, molto spesso si mangia fuori casa piuttosto che far la fatica di fare una spesa attenta cercando i produttori migliori anche se più costosi e poi il dedicare tempo alla cucina…
Ma è proprio quelli che preparano per il fuori casa che si prendono le uova prodotti dalle galline trattate peggio
Lo stesso articolo si potrebbe fare per i maiali, ad esempio. In Cina hanno costruito dei palazzi di 27 piani, larghi migliaia di mq nei quali allevano maiali da exportazione. Non sto parlando male dei cinesi, ma solo dei metodi di allevamento. Scrivere, come fatto qui sotto da molti, compro solo qui, solo là, solo questo, è solo un modo per farsi “”leggere” per dire quanto sono bravo, ma non serve a niente di quanto scritto nell’articolo. Facciamo ed iscriviamoci a delle class action quello sarebbe importante, ma poi quanti qui sotto si iscriverebbero??
Orrore! quotidiano, su tutto l’orizzonte, dell’allevamento massivo nonché indiscriminato! Che non può essere fermato, poiché la richiesta è costante e radicata nel ceto sociale, con bassa redditività!
A morte i plebei dunque? Ma che razza di affermazione è? È proprio figlia del tempo in cui viviamo. Non so cosa vogliamo dirgli che mangino brioche?
È vergognoso!
sulle galline già si conosceva la situazione da oltre 25 anni( non ricordo con precisione su quale rivista in quanto prima del 2000 ero abbonata ad oltre 14 riviste) ma è strano che ci si muova solo ora.
Articolo, come sempre, estremamente interessante. Bravi!
Il consumatore avrebbe il dovere di fare acquisti di prodotti dove venga rispettato il benessere animale, sia che si tratti uova che di altri prodotti di origine animale.
Purtroppo la maggioranza dei consumatori non pensano a questo aspetto.
Occorre rivolgersi al biologico, comprare meno ma di più alta qualità
Sapendo cosa succede in quel tipo di allevamenti intensivi, con polli che in 3 mesi raggiungono la completa crescita e non sono nemmeno capaci di muoversi perché vivono talmente in gabbie che non gli permettono di poter muoversi, da anni, mangio uova biologiche,con impressa la provenienza, se hanno camminato in condizioni salubri,ciò che hanno mangiato è scritto sia sulla confezione che codificabile sul codice impresso sull’uovo,ciò mi da più sicurezza di quello che compro,e mangio,dato che ormai siamo in un emergenza di contaminazioni portate da aviaria e malattie che prima erano mai esistite,perciò se devo nutrirmi, mi documento, parlo,ascolto chi alleva il pollame, con filmati vicino alla zona di produzione, non in posti che non si sa nemmeno dove sono, e cosa succede al loro interno, anche se ormai è come il segreto di pulcinella. Saluti.
cerco sempre uova da galline allevato all’aperto e spesso mi sento dire che costano di piu’ e “vanno “poco,l’ignoranza della gente non ha confini
Mi risulta che in Svezia abbiano abolito l’allevamento in gabbie, me lo confermate?
In Svezia le gabbie arricchite non sono più in uso per l’allevamento di galline ovaiole.L’eliminazione è stata guidata più dalle scelte di mercato e dalla consapevolezza dei consumatori che da un divieto legale esplicito recente.
Legittima attenzione ai sistemi di allevamento delle ovaiole. Tale pratica intensiva è permessa e tollerata tanto quanto i miglioratori di lievitazione nel DOP_pane e l’acido citrico per le “quasi mozzarelle” (tutte definite artigianali perchè usano il latte di allevamenti bovini “ogm free” : -))) e qualche altra idiozia DOP in cantiere dalle mie parti. Le pratiche produttive agro zootecniche orientate al “prezzo unico” del cibo non scandalizzano più (pubblico sempre più entusiasta del prezzo più basso), e ancor di più colpevoli della resistenza di quei produttori sostenibili che si ispirano alle qualità immacolate delle produzioni cariche di biomarcatori nutrizionali, e che purtroppo hanno difficoltà a fare reddito.