Anche se se ne parla di meno, la guerra in Ucraina continua ad avere conseguenze anche sulla produzione mondiale di cereali, di semi di girasole e altre piante. Soprattutto nelle zone interessate dai combattimenti, la distruzione delle infrastrutture, la fuga, il decesso o l’arruolamento degli agricoltori, la contaminazione ambientale, la presenza di mine e fortificazioni, la mancanza di fertilizzanti stanno trasformando quello che era a tutti gli effetti il granaio (non solo) d’Europa, il settimo paese al mondo per produzione di grano, in una landa desolata, dove la neve che ha iniziato a cadere non permetterà recuperi fino alla prossima primavera, ammesso e non concesso che la situazione si stabilizzi entro allora.
A richiamare l’attenzione sui disastri della guerra è un nuovo studio pubblicato su Environmental Research Letters e condotto, tra gli altri, da due ricercatrici ucraine rifugiatesi in Francia all’inizio dell’aggressione russa. Il team, del Centre d’Etudes Spatiales de la Biosphère CESBIO di Tolosa, si è basato sulle foto satellitari del programma europeo Copernicus e su uno specifico software in grado di integrare i dati fotografici con quelli relativi alle colture e ai raccolti.
Lo studio sull’Ucraina
In particolare, i ricercatori hanno analizzato le foto del 2020 e del 2021, i due anni precedenti l’aggressione russa, con quelle del 2022, per due zone specifiche: quella della città di Kherson, al limite del Donbass, che prima della guerra aveva 280.000 abitanti, e ora ne ha meno di 80.000, e quella di Poltava, a 300 km di distanza, non interessata dagli scontri.
Per valutare gli effetti sui raccolti, gli autori hanno eliminato una serie di interferenze dalle foto, per esempio quelle relative al vapore o alle nuvole, e hanno poi utilizzato un programma chiamato AgriCarbon-EO, che stima la quantità di piante a terra in base al consumo di CO2, all’umidità e ad altri parametri. Il risultato è stato che la produzione di grano della zona di Kherson è precipitata dalle 9,7 tonnellate per ettaro di prima della guerra alle 7,8 tonnellate del 2022, con un calo quindi del 20%.
E oggi, probabilmente, i dati sono notevolmente peggiorati. In valore assoluto, solo nel primo inverno e solo nella zona di Kherson si sono perse 400.000 tonnellate di grano. Per confronto, la produzione di grano della zona di Poltava non è cambiata molto, nelle tre stagioni analizzate e anzi, ha mostrato una lieve tendenza all’aumento, probabilmente perché è nelle zone ancora indenni che si concentrano lavoratori, fertilizzanti e sforzi in generale.
I commenti e i confronti
Per quanto si tratti di stime elaborate con un modello e non di rilevazioni sul campo, i numeri confermano altri studi di questo tipo come quello pubblicato nello scorso mese di luglio su Nature Communications Earth & Environment secondo il quale la produzione media di grano, girasole e colza nelle aree devastate dalla guerra è diminuita di circa il 37% nel 2022, rispetto ai livelli prebellici, e altri studi che hanno valutato la situazione in Siria dopo il conflitto. Secondo gli autori, analisi dello stesso tipo potrebbero essere utilizzate anche per il conflitto tra Israele e il Libano, in zone intensamente coltivate, per predisporre gli interventi post bellici.
Intanto, sempre secondo stime, ma questa volta dello U.S. Department of Agriculture, la produzione della stagione 2024-2025 arriverà al massimo, se il tempo sarà buono, a 23 milioni di tonnellate: un valore decisamente inferiore ai 33 che, in media, il Paese produceva prima di essere aggredito.
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Giornalista scientifica