Il test comparativo pubblicato dalla rivista francese dei consumatori Que Choisir sull’olio extravergine di oliva non è per niente entusiasmante, visto che otto marche su 14 sono state declassate a olio vergine per via dei difetti nella prova organolettica. Il termine ‘extra’ – scrive la rivista – impegna il produttore a proporre un olio senza difetti e quindi senza retrogusto o sapore di rancido, fermentato o forme di ossidazione, oltre a garantire che l’olio mantenga le caratteristiche organolettiche per tutto il periodo di commercializzazione.
Il test francese sull’extravergine
La percentuale di campioni bocciati nel test è equivalente a quella osservata durante la medesima prova condotta dalla rivista nel 2021. Ma i problemi dell’extravergine non sono una novità. Nel 2020, in Francia la Direzione generale per la concorrenza, i consumatori e la prevenzione delle frodi (Dgccrf) è giunta ad analoghe conclusioni su un campione di 97 oli d’oliva testati, quasi la metà erano di qualità insufficiente.
Anche la rivista 60 Millions de Consommateurs ha condotto un mese fa un test di valutazione su 24 oli extravergini di oliva, di cui 11 biologici ed è arrivata alla conclusione che la metà delle referenze prese in esame non può essere considerata ‘extravergine’. Pressoché analoghi sono stati risultati di test condotti in Italia dalla rivista Il Salvagente e Altroconsumo che hanno creato una coda di polemiche da parte di alcuni produttori.
Purtroppo non servono altre prove per capire che da qualche anno una parte considerevole dell’olio extravergine in bottiglia presenta difetti di sapore e dovrebbe essere declassato a vergine. Qualcuno propone di creare una nuova categoria (olio extravergine di oliva di qualità) per differenziare gli oli che mantengono fino alla scadenza le qualità sensoriali e gli altri ricavati da olio che dopo qualche mese dal confezionamento comincia a evidenziare difetti. Stiamo parlando di olio che in Italia tra qualche mese costerà 10 euro al litro, visto che il raccolto è stato scarso, le giacenze sono esaurite e i prezzi continuano a lievitare. In realtà basta guardare lo scaffale di un supermercato per rendersi conto di quanto siano sempre meno le bottiglie vendute a 7-8 euro.
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giornalista redazione Il Fatto Alimentare
Se posso dare una notizia “buona”. Mi ero dimenticato di alcune confezioni di olio EVO sia in bottiglia che in lattina, tenuti in una stanza di casa “normale” (non in cantina) al buio. Erano passati due anni dalla scadenza e certo avevo timore ad usarlo. Ho assaggiato col cucchiaio, non mi è parso ci fossero difetti particolari o rancidita. Forse un esperto avrebbe trovato decadenza della qualità organolettica. Fatto sta che l’ho usato senza problemi sia per cuocere che per condire.
Poi mi è capitato di parlarne con amici che lavorano in un laboratorio di analisi e mi hanno detto che loro avevano proprio fatto dei test, lasciando l’olio al buio per qualche anno, ed avendo lo stesso mio esito.
Naturalmente non sarà indifferente la qualità iniziale dell’olio
Confermo quanto dici. Ho analizzato anni fa bidoni di olio dell’esercito che avevano piu’ di 10 anni ed erano ancora commestibili. Ovviamente tenuti al fresco senza luce ed ossigeno.
mi piacerebbe sapere,marca x marca,gli oli che sono bocciati nelle varie inchieste
io da anni compro un olio extavergine monocultival direttamente dal produttore e tengo le lattine in casa. Non mi è mai successo che cambiasse sapore o irrancidisse. Certo le ho già pagate lo scorso anno 10 €/lt e mi aspetto che quest’anno aumenti ancora, ma quando sono così buoni basta veramente un cucchiaio per condire un insalata per 4 persone.
Anche a me piacerebe sapere quali oli i francesi hanno scartato.
Riporto ancora una volta 2 link, presi dalla presente rivista on line, da cui si evince “l’importanza” che viene data alla valutazione sensoriale.
https://ilfattoalimentare.it/olio-extravergine-test-il-salvagente.html
https://ilfattoalimentare.it/extravergine-falso-tar-multa.html
“Il procedimento penale si è concluso, come da decreto del Tribunale di Firenze del 23 novembre 2016, con l’archiviazione; il decreto in questione, oltre ad affermare l’assenza di elementi di prova relativi alla sussistenza del dolo, ha tenuto conto della circostanza che “la presenza di un difetto riscontrabile all’esame organolettico di una partita di olio, deve essere valutato con particolare prudenza proprio per le caratteristiche inevitabilmente soggettive di questo tipo di valutazioni”.
In merito alla proposta di creare una nuova categoria merceologia, “olio extra vergine di oliva alta qualità”, per i prodotti che mantengano le caratteristiche sensoriali fino al TMC indicato in etichetta (Termine minimo di conservazione, e NON data di scadenza), vorrei fare notare che la normativa vigente prevede già che ogni prodotto debba mantenere, se conservato secondo quanto indicato in etichetta, fino al TMC riportato in etichetta, le caratteristiche previste dalla normativa che ne permettono l’inserimento, e la conseguente commercializzazione, in una determinata classe merceologica. Quindi, creare una categoria ulteriore per qualcosa già stabilito dalla normativa credo sia inutile. Il problema è, eventualmente, nei contenuti dei link precedenti, che dimostrano che la valutazione sensoriale, per quanto prevista dalla normativa vigente, non venga poi molto considerata.
Se si volesse creare un’ulteriore classe merceologica, per valorizzare determinati prodotti, sarebbe necessario inserire parametri chimico-sensoriali migliorativi rispetto all’olio extra vergine di oliva “base”.
p.s. l’olio extra vergine di oliva è un grasso, e per quanto lo possiamo conservare bene e per quanto sia alto il contenuto inziale di polifenoli, alla fine irrancidisce, e consumare un olio rancido non è consigliabile, non solo per il “sapore”.
Dov’è possibile reperire i marchi e risultati di questi test? Grazie
I risultati sono visibili solo agli abbonati della rivista: https://www.quechoisir.org/comparatif-huiles-d-olive-n467/