Uno studio dimostra la correlazione tra la tipologia del punto vendita in cui ci si rifornisce e aumento della massa corporea. Dimmi che supermercato hai sotto casa e ti dirò come va il tuo giro vita. Negli ultimi anni ci sono stati diversi studi che hanno dimostrato l’esistenza di una relazione tra il quartiere in cui si abita e la tendenza ad acquistare alimenti più o meno sani, per lo più condotti in Nordamerica, dove i centri urbani sono più parcellizzati, le distanze sono coperte in automobile più spesso rispetto a quanto avvenga in Europa e dove molti distributori di benzina ospitano anche supermercati aperti 24 ore su 24. Ora però lo stesso nesso è stato esaminato in Francia. L’analisi ha messo in relazione la propensione di circa 7 mila parigini a recarsi in un certo negozio, con l’indice di massa corporea e la circonferenza della vita. 

 

Nello studio, pubblicato su PLoS, gli autori (nutrizionisti, psicologi ed esperti di prevenzione di diversi stati europei e canadesi) hanno chiesto a un gruppo selezionato di persone quali sono i negozi dove fanno abitualmente la spesa, scoprendo che solo l’11,4% acquista cibo nei negozi situati vicono a casa. Quindi hanno misurato peso e girovita delle persone intervistate e, dopo aver introdotto una serie di fattori correttivi quali il livello di istruzione, la composizione del nucleo familiare, hanno correlato il tipo di negozio con il peso. A questo punto è emersa in modo sin troppo evidente la relazione tra spesa e dieta. Chi preferisce comprare nei supermercati delle grandi catene, negli ipermercati e nei discount, ha mediamente un indice di massa corporeo e una misura del girovita superiore rispetto alle persone che fanno la  spesa in più punti vendita situati nei quartieri dove risiedono.

 

Più il negozio è grande e a buon mercato più aumenta il giro vita degli acquirenti. Questo elemento emerge con evidenza guardando la tabella elaborata dai ricercatori (vedi sotto) che  evidenzia il rapporto  tra le grandi insegne e le catene di hard discount (Lidl) e l’aumento di peso e di circonferenza.

 

Secondo gli autori il dato conferma quanto già emerso in altri studi, e cioè che i quartieri dove vivono persone con meno problemi economici, sono anche quelli dove è più facile mantenersi in salute, perché spesso ci sono aree verdi dove fare sport o camminare e perché i negozi sono in media qualitativamente superiori. Va altresì detto che i residenti di solito hanno un livello di istruzione più elevato e sono più attenti alla salute e alla dieta. Questa considerazione chiama in causa anche i gestori dei supermercati, che dovrebbero offrire anche a chi vive in zone più disagiate, un assortimento adeguato con alimenti di buona qualità, anche a costo di alzare leggermente i prezzi. “Un’azione focalizzata sul tipo e sulla qualità dei prodotto esposti sugli scaffali – sostengono gli autori – potrebbe avere buone ripercussioni sulla salute pubblica”.

 

Agnese Codignola

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