bibite zuccherate

zucchero dolce obesita dieta sovrappeso Sugar taxUn mese fa Il Fatto Alimentare ha avviato una raccolta firme tra società scientifiche, medici, nutrizionisti, dietisti e operatori del settore sanitario per invitare il Ministero della salute, presieduto da Giulia Grillo, a introdurre in Italia una tassa del 20% sulle bevande zuccherate, come avviene in molti Paesi europei e nel mondo. La tassa che porterebbe nelle casse dello stato 250 milioni circa da destinare a iniziative di educazione alimentare per i giovani, insieme all’etichetta a semaforo, è ritenuta dai nutrizionisti e dall’Oms uno strumento utile per ridurre i consumi di zucchero, calorie e le patologie collegate. Per questo motivo Francia, Regno Unito, Belgio, Spagna e altri 50 Paesi nel mondo hanno adottato provvedimenti in questa direzione.

In un mese l’iniziativa de Il Fatto Alimentare ha raccolto l’adesione di 9 tra le più importanti società scientifiche che operano nell’ambito della nutrizione: Società Italiana Diabetologia (SID), Associazione nazionale dietisti (ANDID), Società Italiana di Pediatria Preventiva e Sociale (SIPPS), European Childhood Obesity Group (ECOG), Slow Medicine, Federazione Italiana Medici Pediatri (FIMP), Associazione Nazionale Specialisti in Scienza dell’Alimentazione (ANSISA), Società Italiana Obesità (SIO) e Associazione Medici Diabetologi (AMD). Hanno aderito anche 300 medici, pediatri, nutrizionisti e dietisti e hanno espresso parere positivo con interviste mirate il presidente dell’Istituto superiore di sanità, Walter Ricciardi, il direttore del Dipartimento di nutrizione per la salute e lo sviluppo dell’Oms Francesco Branca, il direttore dell’Istituto di ricerca Mario Negri, Giuseppe Remuzzi, e Marco Lanzetta del Centro Nazionale Artrosi di Monza.

Sono invece contrari Coldiretti, Federalimentare, Confagricoltura, il Ministro delle politiche agricole forestali e turismo e il Ministero dello sviluppo economico (quest’ultimo contrario solo all’etichetta a semaforo), preoccupati per le eccellenze agroalimentari italiane come il Parmigiano Reggiano, il prosciutto di Parma o l’olio di oliva, che secondo loro verrebbero penalizzate. Se così fosse, c’è da chiedersi come mai Paesi come Francia e Spagna che hanno decine di prodotti tipici abbiano adottato questi provvedimenti.

La sensazione è che qualcuno non si renda conto della necessità di intervenire contro il problema del sovrappeso e dell’obesità che in Italia interessa il 30% dei bambini sotto gli 11 anni.
Schierarsi contro la tassa del 20% sulle bevande zuccherate e contro l’etichetta a semaforo in nome della difesa del made in Italy dimostra una visione miope e interessata.

La sugar tax non è un’iniziativa diseducativa come sostengono alcuni, ma un’occasione per affrontare il problema dell’obesità e per trovare risorse da utilizzare a iniziative nell’ambito dell’educazione alimentare e della lotta all’obesità. Per questo motivo la tassa non deve essere destinata ad altri scopi come sembra da alcune proposte fatte in questi giorni dal governo. La raccolta delle adesioni continua.

Dossier Sugar Tax Copertina ebookIl Fatto Alimentare ha preparato un dossier sulla sugar tax nei vari Paesi con l’analisi economica. Il volume può essere richiesto scrivendo in redazione all’indirizzo ilfattoalimentare@ilfattoalimentare.it.

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Massimo
Massimo
16 Novembre 2018 18:27

Come previsto, il governo ha preso la palla al balzo per rifilarci una nuova tassa e finanziare il mare magnum della spesa pubblica.
Complimenti per avergli servito il pretesto!

mattia
mattia
20 Novembre 2018 12:19

A spesa ZERO, SAREBBE SUFICIENTE , che di queste politiche sulla salute se ne discutesse nel PTOF (ex POF ) delle scuole, cioè il documento programmatico delle materie a cui tutti gli insegnanti e i Prof si attengono come Vangelo, quello per intenderci che obbliga ogni insegnante a programmare la propria attivitá didattica e responsabile di frasi stupide come “mi dispiace Matteo se non hai capito ma DEVO andare avanti” o “siamo a febbbraio é ancora dobbiamo affrontare il capitolo x muoversiii!”
dedicando obbligatoriamente qualche giornata al MESE, per discutere di questi argomenti di cultura alimentare o storia alimentare a scapito di qualche ora persa di storia delle guerre..

Ripeto. SPESA ZERO.