Dopo un lungo periodo di incertezza, finalmente la Commissione Europea ha preso una decisione sulla possibilità (o meglio l’impossibilità) di commercializzare articoli in plastica contenenti bambù. Secondo le autorità possono rappresentare un rischio concreto per la salute dei consumatori e sono da ritenersi illegali. Si tratta di una questione delicata che si trascina da anni. Tra il 2019 e il maggio 2021, il Rasff (il sistema di allerta rapido europeo) ha segnalato ben 77 notifiche di prodotti non a norma contenenti fibre di bambù.
Le criticità evidenziate più volte dalle autorità nazionali europee, dalle associazioni di consumatori di tutto il mondo, ma anche dagli istituti di ricerca, sono due. La prima, riguarda le etichette mendaci e fuorvianti. Spesso infatti le diciture presenti indicano questi prodotti come “biodegradabili”, “ecosostenibili”, “green”… Eppure si tratta di semplice plastica a cui viene aggiunta polvere di bambù macinato o di altre specie vegetali.
Lo scandalo
In Italia, Altroconsumo fu tra i primi a svelare l’inganno. All’inizio del 2020 prelevando dal mercato 14 prodotti in bambù, scoprì gravi carenze nelle informazioni destinate ai consumatori, in alcuni casi anche ingannevoli. Circa la metà degli articoli, pur essendo reclamizzata come eco-friendly, non risultava biodegradabile e nemmeno riciclabile vista l’impossibilità di separarne la componente polimerica dalla parte in bambù. In altri casi si trattava di prodotti che non avevano altro destino se non quello di finire necessariamente in discarica o nell’inceneritore.
Sostanze indesiderate
Ma c’è una seconda criticità che può avere un impatto sulla salute di ignari acquirenti. Il problema riguarda casi in cui è stato riscontrato un rilascio di sostanze, come la formaldeide, classificata dall’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro come «cancerogeno certo», e la melamina, presente nel novero dei possibili cancerogeni. In Germania, nello 2020, l’Istituto federale per la valutazione del rischio (BfR) focalizzò l’attenzione sul potenziale utilizzo di questi prodotti a temperature elevate.
Il riempimento dei contenitori con cibi bollenti e l’uso nei forni a microonde evidenziava livelli di migrazione di formaldeide e melamina persino superiori rispetto a una plastica tradizionale. Lo stesso Istituto federale per la valutazione del rischio tedesco si spinse ad affermare che per gli adulti abituati a bere ogni giorno caffè in tazze riutilizzabili di questo tipo e per i più piccoli soliti a bere latte caldo o tè quotidianamente, ci fosse un pericolo per la salute.
Cosa si è fatto?
Su questi dati la Commissione Europea non aveva mai preso una posizione definitiva. Solo nel giugno 2020, pur non pronunciandosi chiaramente, fece trapelare, attraverso un’opinione degli esperti del gruppo di lavoro sui materiali a contatto con gli alimenti (opinioni che non possono in alcun caso essere considerate come una posizione ufficiale della Commissione Europea) che il bambù non potesse essere usato come “ingrediente” per produrre articoli in plastica. Nell’opinione venne comunque specificato come l’uso di bambù (o di altre specie vegetali) costituisse un rischio di “basso” livello per la salute dei consumatori.
A fronte di dati contrastanti ed in assenza di una legge che ne vieta esplicitamente la commercializzazione, diversi Stati hanno deciso di agire in maniera autonoma per tutelare la salute pubblica. Così nel novembre 2020 la Finlandia decide di sospendere l’importazione e la distribuzione di prodotti di questo tipo, lo stesso accade in Irlanda, Spagna ed Austria. Nel Febbraio 2021 è il turno delle autorità governative di Belgio, Olanda e Lussemburgo che rilasciano un comunicato in cui venne definita la sospensione immediata della commercializzazione di prodotti in plastica e bambù. L’ultimo Paese Europeo, in ordine cronologico, è la Francia che nel mese di aprile 2021 rilascia una nota informativa sul tema.
L’ultima decisione
Finalmente qualche giorno fa viene messo un punto fermo definitivo alla questione. La Commissione Europea definisce questi prodotti “illegali”, e lancia un piano d’azione per assicurare che articoli in plastica a cui sono aggiunte sostanze come il bambù o altre fibre vegetali non approvate, non possano oltrepassare le frontiere e ne vieta la commercializzazione. La stessa Commissione aiuterà gli Stati Membri nell’assicurare che questi prodotti non si trovino più sugli scaffali (anche virtuali) dei negozi. Inoltre è prevista un’adeguata informazione ai consumatori sui rischi in caso di utilizzo. A tal proposito, in una sezione del proprio sito, la Commissione propone una serie di risposte ad alcune delle perplessità più comuni, di seguito ne evidenziamo alcune.
FAQ
Come si può riconoscere se un materiale plastico contiene bambù o altre fibre vegetali non autorizzate?
Si tratta di articoli generalmente venduti come “realizzati in bambù”, tuttavia sulle confezioni è possibile individuare informazioni che riconducono alla plastica. Di solito la presenza di bambù e altri materiali vegetali macinati all’interno di un polimero è molto pubblicizzata perché si tratta di informazioni che colpiscono la sensibilità ambientale dei consumatori. Questi prodotti avranno indicazioni che evidenziano la componente di bambù e altre fibre e farine provenienti da piante e potrebbero essere corredati da diciture come: “naturale”, “eco-friendly”, “ecologico”, “riciclabile”, “biodegradabile”, “compostabile”. Affermazioni, nella maggior parte dei casi risultano ingiustificate.
Cosa possono fare i consumatori se trovano un prodotto illegale di questo tipo sul mercato?
Si suggerisce ai consumatori di non acquistare il prodotto e di segnalarne la vendita alle autorità
Cosa fare se abbiamo recentemente acquistato un prodotto di questo tipo?
Si consiglia di restituirlo al punto vendita o contattare la piattaforma, se è stato acquistato online. Se il punto vendita o la piattaforma perseverano e continuano a vendere questi articoli, i consumatori potrebbero considerare l’opzione di informare l’autorità sanitaria.
Tutti i prodotti per alimenti in bambù sono illegali?
No, i prodotti destinati al contatto con alimenti e realizzati al 100% da bambù o da materiale vegetale possono essere legalmente commercializzati a patto che rispondano ai requisiti in termini di idoneità alimentare stabiliti dall’UE e dall’eventuale legislazione nazionale.
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Ottimo articolo, ottimo servizio per il consumatore grazie!