Sono più di 40mila le persone che hanno aderito alla petizione lanciata una settimana fa da Il Fatto Alimentare e Great Italian Food Trade su Change.org per dire stop all’invasione dell’olio di palma presente nel 95% dei prodotti da forno. Ringraziamo tutte queste persone e le invitiamo a rilanciare l’appello sulle pagine dei loro social network per aumentare il numero dei sostenitori.
Per rendersi conto di quanto l’olio di palma sia diffuso basta dire che è il grasso principale di quasi tutti i biscotti, le merendine, gli snack dolci e salati… e persino nella quasi totalità del latte in polvere per neonati venduto in farmacia e nei supermercati. L’ampio utilizzo di questa materia prima è dovuto sia al costo estremamente basso, sia al fatto di avere caratteristiche simili al burro.
Per sottoscrivere la petizione clicca qui
ECCO IL TESTO
Il Fatto Alimentare dice “no” all’olio di palma per motivi etici, ambientali e di salute e invita le aziende a sostituirlo con altri oli vegetali non idrogenati o con il burro.
1) La produzione di palma è correlata alla rapina delle terre e alla deportazione di milioni di famiglie africane e asiatiche (land grabbing). È inoltre causa primaria della deforestazione di aree boschive (prima causa di emissioni di CO2 nel Sud-Est asiatico) e della devastazione degli “habitat” naturali per lasciare spazio alle monocolture come quelle della palma da olio. Queste operazioni comportano gravi violazioni dei diritti umani, l’eliminazione della sovranità alimentare e la riduzione della biodiversità. Per stemperare le problematiche e ripulire l’immagine dell’olio di palma esiste una certificazione sostenibile (RSPO), che tuttavia copre solo una quota minima della produzione, senza neppure mitigare i problemi denunciati.
2) L’olio di palma viene utilizzato dalla maggior parte delle aziende alimentari perché costa poco e si presta a molti utilizzi. Secondo i nutrizionisti l’assunzione giornaliera di dosi elevate di questo ingrediente può risultare dannosa per la salute a causa della presenza dei grassi saturi. Questa ipotesi si verifica più spesso di quanto si creda, visto che il palma si trova nella maggior parte degli alimenti trasformati, soprattutto in quelli più consumati dai giovani. Anche se in Italia non esistono studi sul consumo pro-capite, i nutrizionisti consigliano di limitarne l’assunzione, in particolare ai bambini che sono i più esposti.
Il Fatto Alimentare chiede al Ministero della salute e agli enti pubblici di disporre l’esclusione dalle pubbliche forniture di alimenti che contengano olio di palma. Questa clausola deve essere inserita in tutti i capitolati di appalto per l’approvvigionamento delle mense scolastiche, ospedaliere e aziendali, nonché dei distributori automatici collocati in scuole e pubblici edifici.
Chiediamo al Ministero delle politiche agricole e agli altri Stati membri dell’Unione Europea di aderire subito alle Linee Guida del CFS (Committee on World Food Security) – FAO, per una gestione responsabile delle terre, delle foreste e dei bacini idrici.
Chiediamo ai supermercati di escludere dalle forniture dei prodotti con il loro marchio (private label) l’olio di palma.
Chiediamo alle industrie agroalimentari di impegnarsi a riformulare i prodotti senza l’utilizzo di olio di palma, affinché il cibo “made in Italy” possa davvero distinguersi come buono e giusto.
Il Fatto Alimentare e Great Italian Food Trade
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Il Fatto Alimentare chiede al Ministero della salute e agli enti pubblici di disporre l’esclusione dalle pubbliche forniture di alimenti che contengano olio di palma. Questa clausola deve essere inserita in tutti i capitolati di appalto per l’approvvigionamento delle mense scolastiche, ospedaliere e aziendali, nonché dei distributori automatici collocati in scuole e pubblici edifici.
Chiediamo al Ministero delle politiche agricole e agli altri Stati membri dell’Unione Europea di aderire subito alle Linee Guida del CFS (Committee on World Food Security) – FAO, per una gestione responsabile delle terre, delle foreste e dei bacini idrici.
Chiediamo ai supermercati di escludere dalle forniture dei prodotti con il loro marchio (private label) l’olio di palma.
Chiediamo alle industrie agroalimentari di impegnarsi a riformulare i prodotti senza l’utilizzo di olio di palma, affinché il cibo “made in Italy” possa davvero distinguersi come buono e giusto.
l’olio di palma deve essere vietato a priori visto che è dannoso per la salute, il consumatore non deve cercare i prodotti che non lo contengono dato che il loro costo è molto elevato.
Il pericolo per la salute è correlato alla quantità assunta giornalmente
Sono contendo del successo di questa petizione, e mi sembra giusto segnalare anche quest’altra importantissima iniziativa per chidere la riduzione dell’iva sui latti vegetali https://www.change.org/p/governo-l-iva-sul-latte-vegetale-non-pu%C3%B2-essere-la-stessa-di-ferrari-e-rolex-portiamola-dal-22-al-4
Leggendo il testo della petizione mi sorgono alcuni dubbi. Il primo punto parla dei danni dovuti allo sovrasfruttamento naturale e inquinamento indotto dalla produzione dell’olio di palma e su questo punto non posso non essere in accordo con la petizione. Il secondo punto mi sembra invece una presa di posizione completamente errata perché citando la petizione questa dice “Secondo i nutrizionisti l’assunzione giornaliera di dosi elevate di questo ingrediente può risultare dannosa per la salute a causa della presenza dei grassi saturi.” Quindi in danno non è dato dall’olio di palma in se ma dalla presenza dei grassi saturi e quindi se si fa uso eccessivo di alimenti con grassi saturi questi fanno male. Quindi l’errore che vedo è fare una petizione contro l’olio di palma quando invece quello che andrebbe richiesta è la riduzione della percentuale di grassi saturi in modo più generale, anche perché se io elimino l’olio di palma ma lo sostituisco con ad esempio grassi idrogenati ho ottenuto un risultato ancora peggiore.
L’olio di palma vien scelto perchè ha un’elevata quantità di grassi saturi ed è la principale fonte di grassi saturi
Perfetto Roberto La Pira, per questo la lotta va fatta nei confronti della quantità di grassi saturi in termini generali, magari lavorando sull’etichettatura e l’informazione e non solo contro l’olio di palma. Se faccio una petizione in cui si”chiede al Ministero della salute e agli enti pubblici di disporre l’esclusione dalle pubbliche forniture di alimenti che contengano olio di palma” ma poi l’industria alimentare sostituisce quest’ultimo con grassi idrogetanati oppure altri grassi comunque saturi siamo punto a capo e abbiamo solo girato attorno al problema.
L’olio di palma è il più diffuso grasso vegetale nei prodotti da forno e quindi il principale responsabile della quota giornaliera di grassi saturi assunti. E’ anche un grasso mediocre da assumere con ponderazione. Ha sconvolto la dieta degli italiani . Si può e si deve migliorare la produzione di questi alimenti con nuove ricette senza usare margarine ricche di acidi grassi trans. Come? Come fanno i produttori che non lo usano?
“L’olio di palma è il più diffuso grasso vegetale nei prodotti da forno e quindi il principale responsabile della quota giornaliera di grassi saturi assunti. E’ anche un grasso mediocre da assumere con ponderazione. Ha sconvolto la dieta degli italiani. Si può e si deve migliorare la produzione di questi alimenti con nuove ricette senza usare margarine ricche di acidi grassi trans. Come? Come fanno i produttori che non lo usano!”
Ribadisco il concetto ricopiandolo per dare maggiore enfasi, sostituendo l’ultimo punto interrogativo con un più giusto punto esclamativo! Perchè le aziende che non usano o hanno sostituito l’olio di palma esistono e sono presenti nell’assortimento lineare della gdo. Pertanto le altre si adeguino, soprattutto i grandi brand da esempio come Ferrero e Barilla in testa.
Va bene, ci sono aziende che non lo usano e qui sul sito c’è anche una lista dei biscotti che non usano l’olio di palma. Uno di questi ad esempio sono i biscotti danesi al burro che al posto di usare l’olio di palma come componente grasso usano semplicemente il burro. Peccato il burro abbiano una quantità di grassi saturi maggiore di quello dell’olio di palma e che oltretutto mentre l’olio di palma è un grasso vegetale e privo di colesterolo il burro è un grasso di derivazione animale e quindi contiene anche colesterolo … ma a questo punto visto che la petizione dice chiaramente “Secondo i nutrizionisti l’assunzione giornaliera di dosi elevate di questo ingrediente può risultare dannosa per la salute a causa della presenza dei grassi saturi” il problema è l’olio di palma oppure sono i grassi? Perché se sostituiamo i grassi satuti dell’olio di palma con grassi satura di altra natura … bhè sempre grassi saturi sono e quindi stiamo boicottando un prodotto in modo stupido e insensato.
Nei biscotti si può tranquillamente usare olio di mais oppure di girasole, e comunque la quantità di grassi nei frollini ( ad esempio) oscilla dal 15 al 25% e si possono produrre biscotti con meno grassi. I biscotti danesi di cui lei parla credo che abbiano una quantità maggiore e sono un esempio estremo di biscotti al burro.
Ho ricevuto con piacere l’invito a firmare la petizione contro l’uso dell’olio di palma, perché da decenni conduco una battaglia contro gli oli di palma e di cocco, spesso celati sotto la dizione “oli vegetali”. Tempo fa avevo polemizzato con alcune industrie (alcune anche biologiche), che usano tali oli: la maggior parte non risponde. La vostra petizione può essere il mezzo per far comprendere a molte persone la necessità di eliminare gli oli di palma e di cocco, per la cui produzione si distruggono enormi distese di foresta con gravi danni alle popolazioni autoctone. Non solo ma, usando oli nostrani sani si incentiverebbe la produzione italiana e non quella delle aziende multinazionali, che distruggono ambienti naturali e culture e compromettono la salute di milioni di consumatori. Ho invitato tutti gli amici e conoscenti a firmare la petizione, perché solo una grande campagna di informazione può indurre le industrie a rispettare l’ambiente e la salute degli altri.
Cordiali saluti.
Marco Repetto
roba da wwf
Grazie: per me è un complimento.
Marco
La lotta contro i grassi saturi non ci salva da altri additivi/aromi/ecc. che le industrie possono aggiungere ai loro prodotti (ovviamente il tutto ammesso dai reg. dalla CE). La sostituzione del palma o del cocco a discapito dell’antico strutto o burro, porterà ad aggiungere emulsionanti o oli molto scadenti – vedi il colza- o altre divolerie avvicinandoci sempre più alla chimica ed allontanadoci dal naturale. Non credo abbia molto senso tutta questa lotta…la fragranza di un biscotto non è la stessa con grassi polinsaturi..è un problema di tecnologia e garanzia di durata del prodotto fino alla data di scadenza vedi processi ossidativi, ecc. Il palma è privo di colesterolo – basilare!
Inoltre c’è un percorso di sostenibilità mondiale iniziato da quasi 10 anni molto importante che continuate a boicottare, vi invito a visitare il sito http://www.RSPO.com, c’è già qualcuno che ci sta pensando.
In ogni modo ricordiamoci tutti che E’ LA DOSE CHE FA IL VELENO. Un alimentazione estremamente varia è l’unica salvezza.
Saluti.
La sostituzione del palma con girasole mais e altri oli vegetali non comporta l’incremento di additivi e nemmeno dei costi. Lo spiegheremo in un prossimo post
Ho firmato perché spero che questa petizione spinga i produttori ad essere più precisi nello scrivere che ingredienti sono presenti nei prodotti. Io sono allergica al cocco e quindi sono costretta a dover evitare tutti i prodotti che contengono oli o grassi vegetali.
forse avere più chiarezza sulla quantità che è possibile assumere di detto olio per la sua pericolosità sarebbe utile per i consumatori;
anche nei prodotti Deluxe in vendita nei supermercati Lidl c’è l’olio di palma; perché il ministero della salute non interviene? e’ solo un problema italiano? forse leggendo le etichette(se non “camuffato” con altre voci …) determinati prodotti non si dovrebbero comprare così resterebbero sugli scaffali ;
Stiamo preparando un articolo sulle quantità assunte ogni giorno