Bambina con occhiali da sole appoggiata a carrello con la spesa nel parcheggio di un supermercato

Stop al marketing del cibo spazzatura rivolto ai bambini nei supermercati Carrefour, Aldi, Lidl e altre catene in Francia e, in parte, anche in Germania e in Italia. In seguito a una petizione lanciata da Foodwatch prima in Germania e poi in Francia, varie catene di distribuzione alimentare hanno preso posizione annunciando vari gradi di limitazione delle pubblicità rivolte ai bambini di cibi e bevande poco salutari. Le restrizioni riguardano strategie di marketing relative ai prodotti con alto contenuto energetico o di grassi saturi, acidi grassi trans, zuccheri e sale: in sostanza delle bevande e dei cibi che si ritiene contribuiscano alla problematica sempre più diffusa dell’obesità infantile. 

Secondo l’Organizzazione mondiale della sanità, nei Paesi appartenenti alla regione europea (che comprende 53 stati europei e centro asiatici), un bambino su tre in età scolare risulta sovrappeso o obeso e il dato è destinato ad aumentare. Inoltre, nell’European Obesity Report 2022 dell’Oms, l’Italia risulta il primo Paese per percentuale di bambini tra i 5 e i 9 anni che rientrano nelle categorie di sovrappeso e obesità, e il quarto paese per la fascia 10-19 anni.

Bambina con cappello di lana annusa un muffin prima di mangiarlo
Foodwatch ha chiesto alle catene di supermercati di Francia e Germania di fermare il marketing dei prodotti poco sani rivolto ai bambini

Tra i fattori che influiscono sulla portata del fenomeno c’è l’ambiente di crescita, un aspetto che nelle sue varie sfaccettature comprende anche la stimolazione al consumo di prodotti poco sani dovuta alla sovraesposizione a pubblicità e strategie di marketing. Queste sono veicolate tramite mezzi molteplici, compresi internet e videogiochi, e si rivolgono direttamente ai più piccoli tramite l’utilizzo di personaggi d’invenzione, giocattoli, e collaborazioni con influencer seguiti da un pubblico molto giovane.  

Per queste ragioni la petizione di Foodwatch porta avanti la richiesta diretta ai distributori alimentari di evitare ogni tipo di pubblicità o sponsorizzazione rivolta ai minori di sedici anni di prodotti considerabili problematici secondo il profilo nutrizionale sviluppato dall’Oms. Alcune delle catene di distributori a cui Foodwatch si è rivolta (come Auchan, Carrefour, Aldi e Monoprix) hanno risposto dichiarando diversi gradi di impegno rivolti a tutelare la salute dei bambini.

Petizione di foodwatch Francia si supermercati contro il marketing rivolto ai bambini del cibo spazzatura
Le catene di supermercati a cui Foodwatch Francia ha chiesto di interrompere la pubblicità dei cibi poco sani per bambini

Tra le catene che hanno preso provvedimenti c’è anche Lidl, che in Francia e in Germania ha messo fine al marketing dei prodotti a marchio troppo grassi, salati o dolci. Anche Lidl Italia a partire dal 2023 ha annunciato che non pubblicizzerà ai minori alimenti che presentano un’elevata percentuale di grassi saturi, zuccheri o sale. Come annunciato anche in Francia, queste limitazioni riguardano una molteplicità di mezzi, come televisione, radio, social e volantini, ma non verranno estese ai prodotti relativi alle festività di Natale, Pasqua e Halloween. 

Ma anche nel caso in cui questo tipo di provvedimenti fossero adottati più universalmente dagli enti privati, non basterebbero a rispettare la più ampia rete di prevenzione consigliata dalle autorità sanitarie. Oltre a interventi normativi e regolativi sulle pubblicità, queste ritengono necessarie anche etichette più chiare e un sistema di tassazione degli alimenti meno sani, oltre che la maggiore diffusione di una cultura legata al consumo di frutta e verdura e all’esercizio fisico. L’obesità infantile infatti preoccupa le autorità sanitarie anche perché oltre a essere causa di un peggioramento della qualità della vita è da tempo riconosciuta come un fattore di rischio per lo sviluppo di malattie cardiovascolari, così come diabete, tumori e altre malattie non trasmissibili. 

© Riproduzione riservata Foto: Depositphotos, Foodwatch France

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