Taralli snacks
I solfiti vanno sempre indicati in etichetta?

Colgo l’occasione, dopo aver letto l’articoloEtichetta dei tarallini: una lettrice dice che non è corretta. L’avvocato Dongo scova sette errori” per chiedevi un chiarimento. Ho una domanda che continuavo a rimandare, proprio nel caso di taralli e altri prodotti che contengono “vino” tra gli ingredienti, ma nessun riferimento alla presenza o non presenza di solfiti aggiunti (potrebbe trattarsi di un vino senza solfiti aggiunti, ma il consumatore allergico non può saperlo). Va specificato in questo caso oppure no?

Abbiamo chiesto un parere all’avvocato Dario Dongo esperto di diritto alimentare

solfitiLa presenza di solfiti è soggetta a indicazione specifica obbligatoria in etichetta solo laddove il loro tenore complessivo nel prodotto finale sia pari o superiore a 10mg/kg o 10mg/l.

I solfiti sono infatti l’unica categoria di ingredienti cosiddetti allergenici – tra le quattordici categorie previste in Allegato II del regolamento (UE) n. 1169/2011 (vedi eBook L’etichetta) – soggetta a una soglia di tolleranza, al di sotto della quale l’indicazione specifica con evidenza in etichetta non è prescritta.

Ne deriva che, quand’anche il vino rechi anidride solforosa in misura superiore a 10mg/l (e sia perciò soggetto dovere di scrivere “contiene solfiti” sull’etichetta della bottiglia), il suo impiego quale ingrediente di altro prodotto – come i taralli, ad esempio – non comporta di per sé l’obbligo di citare i solfiti. A meno che il tenore complessivo dei solfiti nel prodotto finito, magari anche a causa del contributo di altri ingredienti (es. frutta secca), risulti pari o superiore a 10mg/kg.

gift dario dongo

logo-fare

 

 

 

© Riproduzione riservata

sostieni

Le donazioni si possono fare:

* Con Carta di credito (attraverso PayPal): clicca qui

* Con bonifico bancario: IBAN: IT 77 Q 02008 01622 000110003264

 indicando come causale: sostieni Ilfattoalimentare

4 1 vota
Vota
6 Commenti
Feedbacks
Vedi tutti i commenti
matteo galasso
matteo galasso
16 Maggio 2016 14:45

Oggetto: insalata di mare con totani cozze e gamberetti (5%).
Pericolo: solfiti nei gamberetti
Domanda: devo considerare il gamberetto ingrediente del prodotto finito “insalata di mare” oppure devo considerare logicamente che un consumatore possa mangiare il gamberetto singolo e avere problemi?

Andrea Rabellanti
Andrea Rabellanti
18 Maggio 2016 15:37

quindi chi produce vino e prodotti usati per la vinificazione che contengono vini, è tenuto a far sapere la quantità di solfiti nei suoi prodotti (anche se sotto i 10mg/Kg)? O è compito di chi produce i tarali informarsi dai suoi fornitori e verificare se la somma dei singoli apporti sia superiore ai 10 ppm?

Alessandro
Alessandro
Reply to  Andrea Rabellanti
18 Maggio 2016 16:52

Entrambe le cose: nelle schede tecniche delle materie prime dovrà essere riportata l’eventuale quantità di solfiti e il produttore (di taralli in questo caso) dovrà verificare se nel proprio prodotto finito la quantità di solfiti superi o meno i 10 ppm.

Valentina
Valentina
21 Maggio 2016 08:36

Buongiorno, ma durante la cottura i solfiti evaporano? Ad esempio un ristorante che prepara un piatto con vino che viene fatto evaporare deve indicarli sul menu come allergenè? Distinti saluti

Matteo
Matteo
21 Maggio 2016 09:58

Non so perché ma il mio commento precedente non è stato pubblicato. Ci riprovo :
Prodotto insalata di mare con cozze totani e gamberetti. Problema residui solfiti nei gamberetti. A questo punto chiedo: devo indicare solfiti come allergene? Nel prodotto finito sono sotto le soglie ma nel gamberetto singolo forse no! Non sempre gli ingredienti sono amalgamati come in una pasta o in una frolla e un soggetto sensibile potrebbe mangiare il singolo gamberetto…

roberto pinton
roberto pinton
21 Maggio 2016 22:22

@Valentina

Il contenuto massimo di solfiti è di 150 mg/l per i rossi, 200 mg/l per i bianchi (lasciamo stare i vini dolci, non si usano per sfumare).

In linea teorica (e posto non siano utilizzati cone ingredienti altre fonti di solfiti) sul piatto finito si sta sotto i 10 mg/l usando 66,6 ml di rosso (in misure umane: 1 calice per 2 kg di ingredienti) o 50 ml di vino bianco, ma va considerato che è altamente improbabile che il vino presenti residui al massimo consentito: buona qualità delle uve, igiene in cantina e buone pratiche consentono di star decisamente sotto ai limiti.
Come può il ristoratore conoscere la quantità di solfiti nel vino che utiliizza come ingrediente?
Come un qualsiasi altro OSA: richiedendo la scheda tecnica del prodotto; se il fornitore non la pone a disposizione, si cambia fornitore.
Va sempre ricordato che il fornitore va valutato, qualificato e monitorato.
Tra gli elementi di valutazione ci sono l’aderenza del prodotto alle specifiche tecniche e la disponibilità della relativa documentazione.

Sull’evaporazione dei solfiti non conterei molto.