Non basta introdurre norme specifiche, per ridurre la quantità di frazione umida che finisce in discarica. È necessario varare un insieme di provvedimenti specifici, anche semplici, ma inseriti in un progetto globale. In questo modo si possono conseguire risultati molto significativi. Lo dimostra uno studio pubblicato su Science, nel quale i ricercatori dell’Università del Texas e della California-San Diego hanno analizzato quanto accaduto in alcuni stati degli Stati Uniti negli ultimi 24 anni, cioè da quando sono state approvate le prime leggi che vietano esplicitamente di buttare nell’indifferenziato l’umido, se la produzione eccede certi valori.
Le leggi nazionali per lo smaltimento dell’umido
Tra il 2014 e il 2024, nove stati hanno introdotto il divieto, per alcuni tipi di esercizi commerciali, di mandare in discarica i rifiuti organici, aspettandosi così una riduzione compresa tra il 10 e il 15% della frazione umida non utilizzata. Per verificare se le norme avessero avuto effetto, i ricercatori hanno analizzato che cosa era successo in 36 stati negli ultimi 24 anni, e poi si sono concentrati sui primi cinque a introdurre un divieto, e cioè California, Connecticut, Massachusetts, Rhode Island e Vermont, confrontandoli con quelli privi di regole specifiche.
Hanno così concluso che non si sono registrati effetti degni di nota, tranne che in Massachussetts. Lo stato della costa orientale effettivamente è riuscito a diminuire del 13,2%, pari a 380mila tonnellate di cibo all’anno, la quantità di umido avviata in discarica. A questa diminuzione è corrisposto un calo del 25,7% di metano per tonnellata di rifiuto salvata dalla discarica, pari a oltre 3.300 tonnellate in meno (si calcola che per ogni mille tonnellate il quantitativo di metano evitato sia di 34 tonnellate): un valore molto significativo, se si pensa che circa la metà delle emissioni di metano associate alla filiera alimentare proviene dagli scarti, e che destinare l’umido al riutilizzo può far diminuire le stesse emissioni di una percentuale variabile tra il 38 e l’84%. Ma qual è il segreto del Massachussetts?
Poche regole, semplici e stringenti
Secondo gli autori, tre principi sono quelli determinanti, che hanno fatto la differenza:
- Lo stato ha il maggior numero di impianti di trattamento per chilometro quadrato di tutti gli Stati Uniti, e questo facilita il corretto smaltimento;
- Ha un sistema di comunicazione in più lingue estremamente semplice, che consente a un gradissimo numero di persone di capire che cosa va fatto;
- Attua controlli continui e stringenti, in numero triplo rispetto al secondo stato dopo di esso, il Vermont. Dal 2014, ha effettuato 45mila ispezioni e intrapreso 140 azioni legali contro i trasgressori. E tutto ciò ha un grande valore deterrente, come conferma il fatto che l’adesione alle norme è pari al 200% rispetto a quella degli altri stati che hanno leggi specifiche.
Una legge lungimirante
Come ricorda il sito The Franklin Observer, il Massachussetts nel 2014 ha varato una legge per il recupero dei rifiuti organici, confluita poi nel 2030 Solid Waste Master Plan, con una finalità specifica e dettagliata: l’obiettivo è ridurre del 30% la quantità di rifiuti avviati in discarica entro dieci anni (dai 5,7 milioni di tonnellate del 2018 a quattro entro il 2030), per salire fino al 90% (pari a 570mila tonnellate) entro il 2050.
In particolare la strategia obbligava chiunque producesse più di una tonnellata di rifiuti organici a settimana ad avviare tutto agli impianti di conversione. Nel 2022, il limite è stato dimezzato, e oggi è a mezza tonnellata a settimana. La frazione umida viene trasformata in cibo per animali, compost o altro, grazie anche al sostegno dello stato, che aveva stanziato 7,3 milioni di dollari per favorire la nascita delle infrastrutture dedicate. Oltre alle emissioni, ciò ha permesso la creazione di molti posti di lavoro.
Un altro stato, infine, la California, si sta avviando nella stessa direzione. Nel 2016 ha approvato la SB 1383, che richiede alle giurisdizioni di fornire servizi di raccolta dei rifiuti organici sia ai residenti che alle imprese, entrata in vigore nel 2022. Secondo gli autori dello studio di Science, la nuova norma potrebbe fare la differenza anche in quello stato.
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