L’attenzione e la consapevolezza verso la sostenibilità del cibo che si porta in tavola stanno aumentando e, con esse, cresce il desiderio di fare acquisti adeguati. Ma non sempre esiste una coincidenza perfetta tra cosa si afferma di voler fare e ciò che effettivamente si fa. Spesso le intenzioni si dimenticano o vengono abbandonate a favore di scelte motivate da altri fattori. È il cosiddetto gap intenzione-azione, che ora una grande inchiesta condotta in 28 Paesi su 19mila persone mette a fuoco, individuando le diverse motivazioni e suggerendo possibili soluzioni. A condurla sono stati l’IBM Institute for Business Value e la National Retail Federation statunitense. Il dato più evidente è che il 44% dei consumatori vorrebbe effettuare acquisti in linea con i propri valori. Ma poi, anche se più della metà si dice disponibile a pagare qualcosa in più per prodotti meno impattanti, solo il 31% afferma che gli alimenti sostenibili costituiscono almeno la metà della spesa. Il gap è dunque in questi due numeri e nell’indagine se ne sono cercate le cause principali.
Su tutte, riporta FoodNavigator, una delle principali ragioni è quella economica, perché alimenti e bevande più sostenibili sono di solito più cari dei corrispettivi convenzionali o sono percepiti come tali. Da questo punto di vista, un caso concreto può indicare la direzione verso la quale sarebbe opportuno muoversi: La Fourche, catena francese di e-commerce già arrivata anche in Germania. Il sito offre infatti oltre 4mila alimenti biologici e sostenibili a prezzi da discount, con sconti che possono arrivare al 50% e che mediamente sono attorno al 20-25%, consentendo un risparmio annuale di almeno 400 euro per un cliente abituale. La Fourche riesce a tenere i prezzi bassi perché fa leva sulla quantità e sul fatto di essere un rivenditore online, che non deve sostenere i costi di una catena di punti vendita fisici.
Un secondo esempio di startup (ormai azienda consolidata in 17 Paesi) sostenibile che punta sul risparmio è la danese Too Good To Go, attiva anche in Italia, che punta a ridurre lo spreco alimentare. I prodotti che altrimenti andrebbero buttati sono infatti venduti a fine giornata a prezzi che, in media, sono un terzo di quelli di listino e il 20% dei clienti afferma di farvi ricorso proprio per i vantaggi economici.
Un altro fattore cruciale è la chiarezza delle informazioni: ogni persona ha una sua convinzione circa la sostenibilità e ogni prodotto una sua declinazione del concetto. Ma il risultato di questa grande eterogeneità è che i consumatori sono spesso confusi o perdono fiducia. Per aiutarli, sempre La Fourche nel 2021 ha introdotto l’Eco-Score, un’etichetta del tutto simile al Nutri-Score che, però, attesta la sostenibilità (ne abbiamo parlato in questo articolo). Il logo è ormai conosciuto dal 90% dei clienti dello store e consultato dal 70% di essi, ed è diventato il quarto elemento che orienta le loro scelte.
Anche se una soluzione di questo tipo è senz’altro utile, alcuni esperti dell’Università di Wageningen, nei Paesi Bassi, sottolineano come non si possa eccedere nel delegare al consumatore l’onere della scelta, dando per scontato che sia lui o lei a doversi sempre informare. Anche i produttori devono fare più sforzi per rendere le decisioni più immediate e non necessariamente dipendenti dal livello di conoscenza dei consumatori. In una situazione ottimale, sottolineano, ci vorrebbero negozi e supermercati anche di grandi dimensioni dove tutto è sostenibile e sano e dove la parola d’ordine è ‘semplicità’. In punti vendita di questo tipo non ci sarebbe bisogno né di etichette e né di troppe informazioni, perché chiunque, entrando, saprebbe che qualunque cosa decida di acquistare risponde a certe caratteristiche. Oggi questo tipo di negozi e supermercati è ancora una realtà di nicchia e sovente fatica ad affermarsi perché non soddisfa il primo requisito: quello della convenienza. Ma in futuro, via via che cresce la sensibilità ambientale, potrebbero diventare molto più presenti; del resto, questo sembra essere il motivo del successo anche di piattaforme come La Fourche.
Infine, oltre alla sostenibilità, non bisognerebbe mai dimenticare un pizzico di creatività: per i clienti di Too Good To Go, la seconda motivazione che li spinge a usare l’app, dopo il prezzo, è la sorpresa, il non sapere esattamente che cosa troveranno nella confezione, una leva molto più forte di quanto si immagini.
© Riproduzione riservata Foto: AdobeStock, Too Good To Go, Fotolia
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Giornalista scientifica