Dopo il Nutri-Score, in Francia è arrivato l’Eco-Score. Si tratta di un logo che ha l’obiettivo di informare i consumatori sull’impatto ambientale di un prodotto alimentare o di un piatto. Il nuovo simbolo assomiglia in tutto e per tutto alla famosa etichetta a semaforo francese: una scala di cinque lettere e cinque colori, dalla A verde scuro alla E rossa, collocata all’interno di una foglia stilizzata. Questa volta però, al posto degli aspetti nutrizionali, ad essere valutato è il ciclo di vita di un prodotto, dal sistema di produzione, all’imballaggio, passando per l’impatto sulla biodiversità.
Mentre il Nutri-Score è stato sviluppato da un gruppo di ricercatori, l’Eco-Score è nato da un’idea di alcuni attori del mondo digitale, della distribuzione e della ristorazione, con il supporto dell’Agenzia francese per la transizione ecologica (Ademe), e di associazioni come WWF, Greenpeace e Zerowaste. Nel collettivo che ha partecipato alla creazione dell’etichetta ambientale figurano lo studio di consulenza ambientale ECO2 Initiative, Open Food Facts e Yuka.
Ma come si calcola questo Eco-Score? Per attribuire un bollino verde, giallo o rosso, il sistema parte dall’analisi del ciclo di vita (Life cycle assessment o Lca) del prodotto, basata sui dati del programma Agribalyse dell’Ademe. A questo punto vengono aggiunti degli indicatori complementari, ad esempio quelli legati al sistema di produzione, come il biologico, l’equo-solidale o le certificazioni di sostenibilità. Altri aspetti considerati sono l’impatto legato ai trasporti, la riciclabilità degli imballaggi, le politiche ambientali dei Paesi produttori e il rispetto della biodiversità e delle specie minacciate. Ciò significa che non necessariamente un prodotto proveniente da un Paese lontano avrà un punteggio peggiore di uno made in France: sono tanti i fattori in gioco.
I conti, calcolati su 100 grammi di prodotto, sono decisamente più complessi di quelli del Nutri-Score, ma alla fine, aggiungendo all’analisi del ciclo di vita i bonus (fino a +20 punti) e i malus (fino a -15 punti) dati dagli indicatori supplementari, si ottiene un punteggio da zero a 100. Ogni 20 punti l’impatto ambientale raddoppia (*) e scatta il cambio di fascia: sotto i 20 punti si ottiene una E rossa, dai 20 in su la D arancione, da 40 punti la C gialla, da 60 la B verde chiara e da 80 la A verde scura (vedi immagine sopra).
L’Eco-Score si può già trovare sul Open Food Facts, database open source di prodotti alimentari e sulla nota app Yuka (ma non è ancora disponibile per la versione italiana), ma può essere utilizzata tranquillamente sia nei supermercati online che nei negozi. Secondo quanto riportato da FoodNavigator è già stato adottato anche dalla start up di food delivery FoodChéri, l’app di ricette Frigo Magic e l’azienda di pasti pronti a domicilio Seazon, mentre il negozio online del biologico La Fourche ha già iniziato ad apporlo sui prodotti a proprio marchio.
(*) L’impatto ambientale è calcolato un punteggio su scala logaritmica, che poi viene normalizzato in un punteggio da zero a 100 per facilitarne la lettura
© Riproduzione riservata Foto: Eco-Score
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Giornalista professionista, redattrice de Il Fatto Alimentare. Biologa, con un master in Alimentazione e dietetica applicata. Scrive principalmente di alimentazione, etichette, sostenibilità e sicurezza alimentare. Gestisce i richiami alimentari e il ‘servizio alert’.
ovviamente mi auguro che l’etichetta venga adottata anche in Italia, al più presto.
Ma sì, ci mancava un’altra bella etichetta con tanti bei colori, tanto per aumentare lo spazio usato per incantare il consumatore e la confusione tra semafori, foglie, stelle, triangoli, cappelli e triccheballacche, che ovviamente nel giro di un microsecondo le multinazionali troveranno il modo di manipolare come hanno fatto per l’etichetta semaforo ottenendo un bel verde per i loro alimenti ultratrasformati e niente affatto salutari, a danno di quelli più semplici e più genuini ma non abbastanza “furbi” da infilarsi nelle pieghe delle regolamentazioni.