salmone
Negli Stati Uniti, si attende il pronunciamento definitivo della Food and Drug Administration sul supersalmone AquaBount geneticamente modificato

Ambientalisti e ricercatori riconoscono che la diffusione delle acquacolture di salmone ha consentito di ridurre la pressione sui branchi naturali e, al tempo stesso, ha reso più disponibile e più a buon mercato un tipo di alimento che contiene molti elementi preziosi per la salute umana. Volendo  salvaguardare il mercato che tutto ciò ha generato, ritengono che sia giunto il momento di proporre anche per i salmoni quanto è stato fatto ormai per la maggior parte delle trote iridee allevate: la triploidia, cioè una modifica genetica in base alla quale ogni animale ha in sé i gameti maschili e femminili e sviluppa entrambi gli organi sessuali. I testicoli e le ovaie presenti nell’età adulta nello stesso animale sono però più piccoli del normale e i pesci sono per lo più sterili, e non riescono quasi mai a riprodursi, né dentro né fuori dalle vasche. L’industria del salmone però, al momento, oppone molte resistenze all’introduzione di questo tipo di salmone, temendo un calo dei profitti.

 

Salmone Return Upstream From The Atlantic To Spawn In Scottish Rivers
i salmoni di acquacoltura possono riprodursi negli ambienti naturali come gli altri e, data la loro aggressività e la capacità di crescere prima, possono mettere a serio rischio le specie esistenti

Nel frattempo, negli Stati Uniti, si attende ormai a breve il pronunciamento definitivo della Food and Drug Administration sul supersalmone AquaBounty, che l’azienda aveva annunciato per la fine del 2013. Nel corso degli ultimi mesi il dossier è stato reso pubblico e gli utenti della rete hanno inviato oltre 35.000 commenti, ora al vaglio degli esperti della FDA. I quali, per voce di Margaret Hamburg, hanno dichiarato: “Siamo vicini a emettere un pronunciamento che sarà basato su dati scientifici attentamente valutati”, senza però sbilanciarsi sui tempi. La vicenda del supersalmone Aquabounty è iniziata ormai più di dieci anni fa (vedi ilfattoalimentare.it), con i primi studi, e l’azienda sarebbe pronta a una produzione su larga scala, ma secondo molti ambientalisti e associazioni di consumatori i dati prodotti dall’azienda non permettono ancora di dormire sonni tranquilli per quanto riguarda sia il consumo da parte dell’uomo, e i suoi effetti a lungo termine, sia l’impatto sull’ambiente. Per questo chiedono ulteriori ricerche prima di un’eventuale autorizzazione (che oltretutto spianerebbe la strada a molti altri animali geneticamente modificati per il consumo umano) e, in caso di via libera al commercio, l’imposizione dell’obbligo di indicazione chiara in etichetta del fatto che si tratta di carne ottenuta da salmoni geneticamente modificati e contenenti ormone della crescita. “Se non potremo garantire la sicurezza per il consumo umano” ha ribattuto la Hamburg “non autorizzeremo la vendita”, cercando di rassicurare l’opinione pubblica.

 Agnese Codignola

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