Nonostante nel nostro Paese l’acqua del rubinetto sia più sicura e nettamente più economica di quella in bottiglia, gli italiani che la bevono regolarmente sono circa tre su dieci. Molti, infatti, ritengono l’acqua potabile sia “a rischio contaminazione” o meno “salubre” di quella in bottiglia. In realtà, come abbiamo sottolineato in altre occasioni, nella maggioranza dei casi l’acqua di rete, come quella minerale, proviene da falde sotterranee profonde e quindi in linea di massima da ambienti protetti. È inoltre sottoposta a controlli rigorosi e, quando necessario, trattata con filtri idonei a purificarla.
La contaminazione ambientale da PFAS
Tuttavia, la presenza di PFAS (sostanze perfluoroalchiliche) nell’acqua potabile non è ancora regolamentata a livello nazionale. Le PFAS sono composti chimici molto usati dall’industria perché conferiscono ai prodotti caratteristiche idrorepellenti e oleorepellenti. Si tratta di sostanze particolarmente persistenti che, nel corso del tempo, si accumulano nell’ambiente, penetrando nel terreno arrivando alle falde sotterranee. Questo fa sì che possano entrare nella catena alimentare e inquinare le fonti di acqua. Dopo aver analizzato gli studi relativi ai loro effetti sull’uomo, l’Autorità europea per la sicurezza alimentare li ha classificati come sostanze estremamente pericolose e ha stabilito delle soglie di sicurezza. Così come nell’ambiente, infatti, gli Pfas si accumulano nell’organismo, con rischi importanti per la salute.
Nel frattempo si susseguono i casi di contaminazione segnalati in Europa da Pesticide Action Network che lo scorso luglio ha denunciato la massiccia presenza di un composto derivato dalla degradazione delle PFAS nelle acque potabili del Continente. Naturalmente, le acque in bottiglia non sono affatto esenti da questo rischio. Tra gli esempi più recenti spicca la contaminazione, da PFAS e non solo, delle acque di due brand francesi di proprietà di Nestlé. Per quanto riguarda l’Italia, nel maggio del 2023 Greenpeace ha pubblicato i risultati di analisi che riportavano la contaminazione di quasi il 20% dei campioni di acqua potabile analizzati in Lombardia a partire dal 2018 e ha segnalato dei casi anche nell’area di Torino.
La nuova legge sull’acqua potabile
Ora, se la buona notizia è che nel 2020, è stata varata una nuova direttiva europea, recepita nel nostro Paese con il decreto legge n. 18 del 23 febbraio 2023, che aggiorna e rende più rigorosi i parametri microbiologici e chimici delle acque potabili e introduce limiti specifici per 30 PFAS. La cattiva notizia è che la normativa entrerà in vigore a pieno regime nel 2026, ma è già “vecchia”. Lo sottolinea Giuseppe Ungherese, responsabile Campagna Inquinamento di Greenpeace, che evidenzia come il testo sia già superato dalle evidenze degli studi della comunità scientifica internazionale. “Tant’è – dice – che alcuni paesi europei hanno già adottato norme più restrittive”.
Le analisi sull’acqua potabile in Italia
E nel frattempo? Come stanno oggi le nostre acque potabili? Altroconsumo ha condotto un’analisi specifica. I campioni sono stati raccolti in 38 fontanelle nel centro di 34 città italiane (due i prelievi a Torino, Milano, Roma, Napoli). La raccolta è avvenuta tra il 16 giugno e il 4 luglio 2024 e sono state ricercate 30 sostanze perfluoroalchiliche seguendo le metodiche ufficiali. I risultati hanno mostrato che tutti i campioni non solo rispettano il limite previsto dalla nuova direttiva europea ma, secondo quanto rilevabile, non contengono nessuna delle PFAS ricercate.
Un’indagine più ampia è però ai nastri di partenza. Il 23 settembre, infatti, Greenpeace Italia partirà dalla Toscana con un’iniziativa che intende mappare la contaminazione da PFAS in tutto il Paese. “Per cinque settimane il nostro team attraverserà le regioni, raccogliendo campioni di acqua potabile alla ricerca di queste sostanze – spiega Giuseppe Ungherese –. La spedizione terminerà alla fine di ottobre e toccherà 220 città, isole comprese. Raccoglieremo i campioni per analizzare oltre 60 molecole appartenenti al gruppo PFAS, comprendendone alcune che non rientrano nella normativa europea, ma la cui pericolosità è stata dimostrata”. Nell’attesa dei risultati (per seguire l’andamento della campagna vedi il sito di Greenpeace Italia), è sempre più evidente la necessità di bandire queste sostanze, evitando così di immetterle nell’ambiente.
© Riproduzione riservata – Foto: Depositphotos, AdobeStock, Altroconsumo
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Cosa devo fare per fare analizzare l’acqua del condominio dove abito a Messina Qual’è il costo.
Altroconsumo ha un servizio che può aiutarla
controllata dal comune
https://www.seab.bz.it/it/privati/lacqua-di-bolzano
Sarebbe il caso, per poter fare un paragone, che le analisi venissero fatte anche su campioni di acque minerali anche per controllare ed evidenziare l’eventuale presenza di microplastiche dovute magari alla permanenza dell’acqua minerale nelle bottiglie di plastica…….
Forse a questo punto qualcuno si potrebbe convincere che l’acqua del Comune è più affidabile di quella in bottiglia specie se di plastica.
Grazie
Le ASL controllano regolarmente le acque minerali sia prima sia dopo l’imbottigliamento.
Non esiste solo Altroconsumo o Greenpeaca ma anche dipendenti pubblici che fanno regolarmente e con scrupolo e precisione il loro lavoro.
interessante…. peccato che in Veneto l’inquinamento da PFAS, province di Vicenza, Verona e Padova, è stato riscontrato non solo in acque superficiali, acque sotterranee, ma anche in campioni di acque destinate al consumo umano… controlli fatti solo dopo migliaia di evidenze (e probabilmente decessi)…